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Sparire in un momento
e restare in silenzio.
Solo tirare a dadi i pensieri
per restituire il lago profondo
che impera dietro lo sterno.
Da quando, sicuro, hai richiamato le redini della mia corsa al tuo petto,
non ho bussola né dimora né nostalgia.
Non ho alloggio né monili.
Sono gitana che danza il turbamento
o, se preferisci, un pane greve di latte.
Imprigionata sotto abbaini di stelle
la penna mi sfugge di mano
e di nuovo inciampo sul foglio disadorno.
Non scenda di tono un mi naturale,
semmai resti qualche istante di meno
appeso alle corde vocali,
così come appesa io resto alle tue mani irriverenti
quando giunge loro un trionfo inaspettato.