• … si fa sera … poesie … Cesare Pavese

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     Piaceri notturni

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    Anche noi ci fermiamo a sentire la notte
    nell’istante che il vento è più nudo: le vie
    sono fredde di vento, ogni odore è caduto;
    le narici si levano verso le luci oscillanti.

    Abbiamo tutti una casa che attende nel buio
    che torniamo: una donna ci attende nel buio
    stesa al sonno: la camera è calda di odori.
    Non sa nulla del vento la donna che dorme
    e respira; il tepore del corpo di lei
    è lo stesso del sangue che mormora in noi.

     –

    Questo vento ci lava, che giunge dal fondo
    delle vie spalancate nel buio; le luci
    oscillanti e le nostre narici contratte
    si dibattono nude. Ogni odore è un ricordo.
    Da lontano nel buio sbucò questo vento
    che s’abbatte in città: giù per prati e colline,
    dove pure c’è un’erba che il sole ha scaldato
    e una terra annerita di umori. Il ricordo
    nostro è un aspro sentore, la poca dolcezza
    della terra sventrata che esala all’inverno
    il respiro del fondo. Si è spento ogni odore
    lungo il buio, e in città non ci giunge che il vento.

     –

    Torneremo stanotte alla donna che dorme,
    con la dita gelate a cercare il suo corpo,
    e un calore ci scuoterà il sangue, un calore di terra
    annerita di umori: un respiro di vita.
    Anche lei si è scaldata nel sole e ora scopre
    nella sua nudità la sua vita più dolce,
    che nel giorno scompare, e ha sapore di terra.

    da Lavorare stanca di C. Pavese, 1933

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