• Realtà parallele e molteplicità dello sguardo – Ho visto un re

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    di Salvo Carfì

     Buongiorno … voi non lo sapete, ma sono due mesi che mi sto arrovellando in un dubbio amletico: «tolgo o non tolgo dal titolo della rubrica “molteplicità dello sguardo”?»

     

    Tutto sommato ne ho parlato poco … anche perché raccontare di realtà parallele è relativamente facile mentre è difficile parlare di “molteplicità dello sguardo”.

    Mi mancava un’immagine per poter affrontare questa ‘cosa’ … come si può definire, idea? Visione? Concetto? Non lo so. E poi non era questo il problema,  il vero problema … era che mi mancava un’immagine e senza immagini che danno linfa vitale alle parole …

     

    Poi ho incontrato un’immagine: la fotografia di un vecchio aborigeno che guarda l’obiettivo. La prima volta che ho incontrato Re Ruggero (ho deciso di chiamarlo così per via della risonanza onomatopeutica  del nome normanno, che rugge, con lo sguardo ‘ribelle’ dell’uomo australiano. Spero non me ne voglia) non mi sono soffermato molto ad osservarlo. Dopo qualche giorno però la sua immagine, che probabilmente aveva messo a soqquadro “las moradas de mi Castillo interior”, è ricomparsa imperiosa. No, non pensate male: niente di simile all’estasi di Teresa d’Avila … ma quasi.

     

    Re Ruggero

    Visto che in casa non ho altari, ho messo l’icona di Re Ruggero sul desk top del computer … e ‘so dieci giorni che è lì che mi guarda con quel suo sguardo parlante … e molteplice. Molteplice perché quel suo sguardo che non lascia scampo mi obbliga a pensare ad un’infinità di cose … lo sguardo di Re Ruggero tende all’infinito … non in senso metafisico ma universale. Quello sguardo è universale perché può essere compreso da tutti coloro che non avendo scelto la strada parallela dell’anaffettività sanno udire la voce di quegli occhi incastonati in una fisiognomica del volto che non può mentire. Quello sguardo è molteplice perché ogni giorno mi spinge a trovare parole che raccontino il suo silenzio.

     

    Il pensiero silenzioso che tesse quello sguardo ogni giorno mi racconta di una realtà umana naturalmente sana che non appena ha superato i bisogni del corpo cerca la propria realizzazione di identità nel rapporto con l’altro da sé.

    Re Ruggero l’altro giorno, vedendomi preoccupato per il prossimo futuro della società occidentale che si sta ogni giorno facendo sempre più cupo, mi ha fatto un discorso molto articolato: «ma di cosa ti preoccupi? – mi ha detto – Guarda me, ho appena mangiato un serpente cotto sulla brace, ho bevuto l’acqua di una sorgente e ballato con la mia gente, … mi sento veramente un Re … domani? Mi chiedi domani che farò? Cosa mangerò se non trovo un altro serpente? Cosa berrò se la sorgente si secca? Non lo so, il futuro non esiste, e mi è difficile pensare al futuro. Non mi posso preoccupare di qualcosa che non esiste. L’unica mia preoccupazione me l’ha da un sogno che ho fatto ‘sta notte: incontravo un uomo bianco sul sentiero creato dai sussurri dei miei avi; aveva in mano un attrezzo con la punta metallica che loro usano per l’agricoltura e con quello cercava di cancellare le tracce del percorso. Cercavo di fargli capire che non lo poteva fare, che la mia gente non avrebbe più trovato il cammino che conduce ai sogni, si sarebbe persa, non avrebbe più saputo nulla di sé. Lui non capiva, mi guardava come fossi trasparente, e continuava a distruggere il sentiero dei sogni. Una grossa pietra saltò fuori da Madre Terra e discese il pendio creando piccoli segni sula terra rossa. Era il nuovo sentiero dei sogni. Ho seguito le tracce cercando di non perdere di vista la pietra che continuava lentamente a ruzzolare per il lieve pendio …. Questo è il sogno, e quell’assenza di umano che mi rendeva invisibile mi fa ancora male, mi fa male qua – diceva Ruggero indicandomi lo stomaco – è come una mano che mi stringe qui dentro. Questo si che esiste perché lo sento in me … domani. domani cosa significa? Non lo vedo, non lo odo, non lo tocco, non ne sento il sapore e l’odore, e soprattutto non lo sogno».

     

     

    Se sapessi interpretare i sogni proverei a capirci di più … però ho pensato alla realtà umana di quelle persone che distruggono “i sentieri dei sogni”. Non gli basta aprire delle enormi strade parallele dove far incolonnare per ore cittadini accecati di ignoranza verso allucinanti località balneari … se si accontentassero di indurre a questi deliri collettivi, forse, potrei anche dire loro “ma fate un po’ come vi pare” e tutto finirebbe lì … invece no, devono distruggere anche quei sentieri del pensiero notturno ai cui essi non possono più accedere.

    Ma che palle però, però … però son contento: da quando c’è Re Ruggero so che da qualche parte del mondo c’è qualcuno che condivide i miei pensieri e il suo molteplice sguardo mi mostrerà qualche altra realtà parallela a cui non avevo ancora pensato.

    14 luglio 2012

     

     

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