• Recensione “Racconto d’estate italiana”,

      0 commenti

    di Emma B.

     

     

     

    “Sai, volevo dare una chance a questa ragazza, una ragazza di oggi.”

    Con queste parole Susanne mi consegnò alla lettura del suo terzo lavoro, che ha voluto chiamare “Racconto d’estate italiana”, (per noi era Summer). Racconto, quasi una scusa. Troppo ambizioso dirsi Romanzo!
    Io, leggendo, ho sempre dimenticato la frase di accompagnamento, ogni volta presa da curiosità, quasi a farmi sorprendere da cambiamenti possibili, nei mesi che distanziavano una lettura dall’altra. Ora so che erano queste parole a creare le mie aspettative, e oggi che le cose sono cambiate, quelle politico – sociali, sono costretta a riconoscere che per le giovani donne, l’Italietta dei “professori” (veramente anche per quelle meno giovani!) non riserva nulla di buono.

    Ma allora di quale chance parla la nostra autrice? Quale occasione favorevole può rappresentare per Paola, la ragazza di oggi, un lavoro di quindici giorni in uno sfigato borgo della Ciociaria? Che
    opportunità mai potrà darle? Certo, racimolare qualche migliaia di euro aiuta a sbarcare il lunario, ma non ha nulla a che fare con la riuscita di una vita. Ma Paola è ben felice di accettare un lavoro precario, che più precario non si può, perché le fornisce l’occasione di liberarsi, almeno per un po’, di rapporti vischiosi: con la madre, la sorella, il ragazzo, la Roma piena dei turisti del ferragosto…
    Sarà una separazione totale: nel borgo montano i cellulari prendono difficilmente. Lì lei è sola, sola con i numerosi volumi che deve catalogare.

     


    Ma bisogna tornare ad una dimensione di villaggio, via dalla megalopoli cosmopolita, per realizzare incontri, che possano dirsi umani, con gli altri: qui tutti sono interessanti. Il borgo è ben circoscritto dai confini naturali: i boschi e i monti e da quelli umani: la stazione ferroviaria a valle ed i ruderi dell’antico castello a monte e racchiude in sé i luoghi dell’incontro e le occasioni. È facile familiarizzare al bar, su una panchina, nei piccoli negozi del paese. Qui le persone, che tu non hai mai visto in vita tua, ti salutano per strada, vogliono sapere chi sei, cosa fai, dove vai, e nessuno si lamenta dell’invasione della privacy. Qui sono possibili anche incontri non piacevoli. Ma qui si può incontrare anche l’uomo che, ogni donna ha da sempre sognato di incontrare, perché nel fondo del proprio cuore ha sempre saputo che è quello l’uomo, è quello l’incontro, che può cambiarle la vita.
    Un incontro che qualsiasi parola potrebbe rovinare. Solo la voce lacerante del violino, sulle note della Romanza n°2 di Beethoven, forse, può sottolineare.
    Ma saprà la nostra eroina cogliere fino in fondo questa opportunità, che finalmente la sorte le ha riservato? Saprà separarsi, con un rifiuto netto, da un passato di piccole violenze quotidiane, innocue all’apparenza, come il gocciolio d’acqua che ti appiattisce il cervello, consuma la tua riserva di vitalità, logora i tuoi sentimenti. Piccole violenze, che si fanno passare per distrazioni,
    che delle volte, diventano veri e propri impedimenti alla realizzazione che più ti stava a cuore, vere castrazioni, se manchi di una riserva personale di sogni, di affetti, di fantasia, che ti dia la possibilità di reagire alla “normale” banalità della violenza, che la quotidianità nasconde.
    In fondo una chance nella vita la desideriamo tutti. Tutti speriamo di incontrare il nostro Gill.
    Ma, forse, si tratta solo di saperlo riconoscere.

     

    Il libro lo potete acquistare QUI

    Scrivi un commento