• Prima luce, primo pensiero: nascita e natura umana

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    di Gian Carlo Zanon

     ,

    Stavo ruminando pensieri su un incontro con una brigata di amici secchioni che come me si stanno occupando di una ricerca sulle origini delle religioni solitamente definite monoteiste e sul loro divenire nel tempo, mischiandoli alla mia precedente ricerca (da cui è scaturito un articolo leggi qui) sullo “spirito che anima la materia” e mi sono reso conto che lì avevo annullato completamente le parole “mente” e “pensiero”. Parole che, se usate in modo appropriato,  dovrebbero definire la realtà umana fusa con il corpo.

    Nell’articolo c’erano quelle parole che, nella cultura occidentale, hanno da millenni indicato il contenuto della realtà animata che dà movimento e azione, ma non c’erano espressioni verbali che parlassero della mente che anima l’essere umano e che gli dà un pensiero ben distinto da quello animale.

     

    Però, ripensandoci: forse, non parlando né di mente nè di pensiero volevo salvaguardare quei due fonemi dal dualismo presente invece in alcune parole come Ĕhîm, Daín, Logos, Theos, Spirito, Anima, Psyché ecc. ecc..

    Dualismo che è parte fondante delle religioni monoteistiche che individuano il Male nel corpo mortale e il sommo bene nell’anima immortale. Su quest’ultima affermazione si potrebbero fare, giustamente, molti distinguo, ma se parliamo del vissuto  magico/religioso del credente  monoteista si dovrebbe ammettere che questo difetto di pensiero marca indelebilmente la cultura occidentale che ha assunto in sè tutto il background etico religioso che fonda le religioni monoteiste : basterebbe ricordare la favoletta scema dell’angioletto protettore e del suo antagonista, il diavoletto, che ha funestato la nostra infanzia, per dare un volto al dualismo. Come se non bastasse i classici della letteratura occidentale testimoniano e fanno da cassa di risonanza a questo pensiero religioso che spacca in due l’essere (1) e che, “inspiegabilmente”, poi entrerà a far parte anche del pensiero razionale e positivistico.

     

    Come ha evidenziato una delle persone partecipanti all’incontro di ieri (Silvia), in realtà tutte queste parole servivano  – e purtroppo vengono ancora utilizzate –  per cercare di decifrare verbalmente qualcosa di esistente, ma non sensibilmente percepibile, che veniva avvertito come qualcosa di interno al genere umano e che si manifestava sia nel pensiero cosciente che nel pensiero inconscio del sogno. Qualcosa a cui ora possiamo dare nome e cognome: realtà umana immateriale che è una e inscindibile dal corpo.

     

    È evidente quanto però che, armato solo di quelle parole, l’essere umano fosse impotente. Alla domanda “perché gli esseri umani agiscono in modo efferato” si rispondeva, e si continua a rispondere, o religiosamente parlando dell’esistenza del diavolo, Male supremo che entra nel corpo degli esseri umani inducendoli a compiere peccati e crimini, oppure col pensiero razionale positivistico parlando di chimica degli umori, di animalità filogenetica, di “naturale perversione” endogena, presente fin dalla nascita che non deve essere però annichilita ma imbrigliata e governata dalla ragione. Ne vediamo i risultati!

    Questo perché nella percezione della cultura dominante, ancorata al pensiero religioso, la realtà umana è insanabilmente dualistica: corpo/anima, res cogitans e res extensa, Male/Bene, materia/spirito, ecc..

     

    Allo stato dell’arte c’è quindi una parte della realtà umana, quella materiale/corporea, che è scientificamente ben definita e indagabile, mentre c’è ancora una parte dell’essere umano che, sfuggendo ad una definizione sicura ed univoca, è Inconoscibile e quindi viene lasciata in mano o ai maghi dell’“Inconoscibile” che – con estenuanti giri di parole – ne confermano l’inconoscibilità, oppure ai sacerdoti. Capita anche che i ruoli si sovrappongano e che lo psicologo mandi dall’esorcista un paziente, e che il prete esorcista ricambi il favore mandando l’“indemoniato” dal “collega” psicologo.

     

    1 left 27 2016

     

    Definire la realtà umana; definire la nascita e lo sviluppo del pensiero; definire la malattia mentale – che essendo in primo luogo perdita dell’unità primaria è quindi «scissione tra coscienza e pensiero senza coscienza» (2); definire la cura della malattia del pensiero, che è essenzialmente ricomposizione dell’unità originaria della nascita, è stato possibile solo con la formula (luce + materia = pensiero) perno centrale della Teoria della Nascita (3) dello psichiatra Massimo Fagioli riassunta nelle ventuno parole che fanno da occhiello e da titolo al suo articolo pubblicato il 2 luglio 2016 nella rubrica Trasformazione del settimanale Left: «Reazione, pulsione, creazione, esistenza, tempo, capacità di immaginare. Forza, movimento, suono, memoria, certezza che esiste un seno. Percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto.»

     

    4 luglio 2016

     

    Note:

     

    (1) Qui mi riferisco in particolar modo al romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde, 1886)  di Robert Louis Stevenson, ma anche a William Wilson di Edgar Allan Poe,  a Il sosia  di Dostoevskij, e a Il compagno segreto di Joseph Conrad e a molti altri romanzi e racconti. Da questa idea di una dualità endogena rappresentata nella letteratura, più o meno visibilmente, dal doppio/sosia, si discosta il romanzo Frankenstein, o il moderno Prometeo di Mary Shelley: la Creatura, protagonista del romanzo nasce buono e diventa malvagio solo per le crudeli delusioni subite dal genere umano.

     

    (2)  «È, forse, la verità delle parole senza senso: il male e il bene che sta nell’essere umano che hanno chiamato, falsamente irrazionale e razionale, cattiveria e bontà, pazzia e sanità mentale. È, in verità, scissione tra coscienza e pensiero senza coscienza, che si ha con la negazione della nascita che è pulsione dalla realtà biologica» Massimo Fagioli – Left n. 27 2016

     

    (3)  «Dissi che la mente umana non è uguale a quella degli animali. Si crea. Non si sa perché, ma io so come. La fantasia di sparizione ha in sé … è pulsione di annullamento che è creativa. Nella realtà del corpo del neonato il mondo non esiste e simultaneamente la pulsione che, con la vitalità, fa la capacità di immaginare, crea la memoria-fantasia della sensazione avuta nel contatto della pelle con il liquido amniotico. La capacità di reagire del fisico del feto, per cui non muore alla pressione mortale del canale del parto, diventa, con la nascita, vitalità e realizza l’esistenza del corpo del neonato e la realtà umana» Massimo Fagioli La biologia generò la mente umana – Left n. 37 2015 –

    Teoria della nascita – La Teoria della nascita è stata scoperta ed elaborata dallo psichiatra Massimo Fagioli. Nel 1971 lo psichiatra pubblicò “Istinto di morte e conoscenza”, un libro fondamentale che descrive la scoperta e il momento in cui la realtà biologica del feto si trasforma in realtà umana. Quando la luce colpisce la retina avviene l’inizio della vita psichica del corpo del neonato poiché è proprio lo stimolo luminoso ad attivare la sostanza cerebrale e, allo stesso tempo, la memoria fantasia della sensazione avuta dal feto al contatto della pelle con il liquido amniotico, quindi il pensiero per immagini dell’esistenza dell’altro essere umano.

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