–
La testimone dell’amore mio
–
Roma che sei stata testimone dell’amore mio,
strillato a squarciagola davanti alle statue, alle rovine, alle case dell’angeli e de Dio,
mentre i profili de le statue de li santi, de notte,
facevano er solletico tinticarello ar cielo
e la luna piena co la faccia soridente faceva da complice all’amanti abbraccicati,
e vejava sur sonno de li romani addormentati;
sussurrato all’orecchio der fiume bionno (e spiato pure da quarche pantegana)
che se l’è cullato in fra le rapide
e portato zitto e cheto fino ar mare,
indove s’è disperso fra le onne e i pesci ha accarezzato;
raccontato coll’occhi e co li baci davanti a tutta st’arte tua,
davanti a la Fontana der Priggione a li piedi der Gianicolo arberato,
indove pareva che nun c’era n’anima, te e io soli e la luna guardona
e la luce fioca de du’ lampioni.
E la felicità mia se travestiva cor volto tuo, Roma,
traboccava come er ramo dell’arancio a primavera:
carico zeppo de fiori bianchi e profumati,
se travestiva cor manto rassicurante de la sera
che t’avviluppa er core quanno te ‘ncanti a guarda’ er tramonto
dar ponte de Castello,
me scoppiava ‘n petto come la voce der cannone che chiama er mezzogiorno,
e me pareva ch’annunziasse er segreto mio a tutti li romani;
e me sentivo forte dell’amore tuo, solida, piantata ne la terra come
st’isola ch’Asclepio benedisse, che guarda placida e silente
la vita che je scorre intorno da millenni;
e me sentivo viva, viva come er foco sacro de le Vestali,
viva come la roccia, come er tufo co’ cui sei costruita.
Ma poi de colpo s’è fatto autunno ‘ntorno, e drento ar core mio;
e come se sta città me comprendesse, come se s’addolorasse pure lei pe’ me,
er ramo dell’arancio s’è avvizzito, er profumo de li fiori s’è smorzato.
Pure la voce der cannone s’è azzittata, la luna nun è ‘scita ‘n cielo pe’ rispetto,
er vento ha spento er foco benedetto,
er teremoto ha sbriciolato er tufo eterno,
l’acqua der fiume s’è ammischiata co le lacrime der pianto,
e in fra le mano m’è restata solo terra.
Er vento ha sparso la cenere de ‘n foco spento,
e, sempre, Roma, sei stata testimone de sto core sfranto.
–
post del 26 settembre 2016
Sandro
26 Settembre 2016 @ 10:22
Bellissima poesia, in bocca al lupo per la tua carriera Melissa
Terry
26 Settembre 2016 @ 10:50
Roma, da sempre, testimone di tanto.
Bellissima poesia! Complimenti all’autrice!
simona
26 Settembre 2016 @ 11:33
Complimenti Mellissa, hai ridato vita a una città che molti ritengono ormai morta! Sarà la forza dell’amore o la forza delle tue parole ma anche un non romano riesce ad innamorarsi di Roma leggendo queste parole!! Spero che questo sia solo l’inizio di una brillante carriera.
Valerio
26 Settembre 2016 @ 11:35
Roma la più bella città del mondo. Complimeti all’autrice!
Una poesia che trasmette emozioni, complimenti all'autrice. Un'anima così piena non può avere il core sfranto.. Sabina
26 Settembre 2016 @ 12:28
Una poesia che trasmette emozioni, complimenti all’autrice. Un’anima così piena non può avere il core sfranto.. Sabina
Ambra
26 Settembre 2016 @ 14:53
Leggendola mi sono venuti i brividi per tutti gli amori vissuti e le lacrime versate in questa immenso palcoscenico di Roma. La tua è la storia di tanto, ma nello stesso tempo è unica e irripetibile. Veramente bellissima, complimenti!
Marina
26 Settembre 2016 @ 18:12
È veramente bella! Complimenti Melissa!
Melissa
27 Settembre 2016 @ 08:15
Grazie a tutti ragazzi per le vostre splendide parole, che saranno un valido sprone per me per continuare.