• Pedofilia e cultura filo-pedofila: i mostri del pensiero

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    di GianCarlo Zanon

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    Qualche anno fa una conoscente, infarcita di classicismo trascendentale, durante una gita in campagna si esaltò per la bellezza del paesaggio e iniziò a vagheggiare il bel tempo antico in cui i filosofi inseguivano i loro giovani discepoli nei campi arrossati dai girasoli e li usavano, disse, per “sollazzarsi sessualmente”  prima di instillare in loro sapienza e saggezza. Quando gli feci notare che se suo figlio dodicenne fosse vissuto in quel contesto storico e sociale sarebbe stato anch’egli probabilmente sodomizzato in luoghi ameni dal proprio maître à penser , si fece l’immagine mentale dell’orrore di una simile violenza … e tornò in sé.

     

    Vi racconto questo semplice aneddoto per rispondere , spero brevemente, a una ventina di commenti che vertono su due questioni pedofilia e pensiero filosofico. Gli articoli commentati sono essenzialmente tre

    Allons enfants de la Patrie …” pedofilia in casa Sartre / Beauvoir ,

    Pasolini. L’uomo, l’artista, l’intellettuale … il misogino e il pedofilo

    L’incontro tra Jean-Paul Sartre e Andreas Baader – Una pagina inedita del terrorismo tedesco.

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    È chiaro che per scrivere ciò che ho in mente devo gioco forza mettere a nudo il mio pensiero. Pensiero che non può essere che individuale e soggettivo e che quindi deve prescindere da dati di realtà oggettivi come leggi, sentenze, opinioni comuni, cultura egemonica e così via. Il tanto deprecato relativismo di pensiero – che tanto ammorbava un ex ragazzotto che fino a diciassette anni se ne andava in giro tutto fiero con la divisa della Hitler Jugend, l’organizzazione giovanile diretta emanazione del partito nazionalsocialista tedesco – è un dato soggettivo a cui non ci si può sottrarre a meno che non si voglia scindere il pensiero privato dal pensiero pubblico con rischi di pericolosi sdoppiamenti di personalità.

    Quindi partirei dalla vexata quaestio della pedofilia – che io preferisco definire pederastia o ancor meglio usando il neologismo misopedia, perché non vedo nessun atto di amore, a cui la parola pedofilia si appella, nell’imporre una violenza su un minore.

    Perché è questo che intendo per crimine contro un minore quando uso queste parole: un atto violento contro un essere umano fisicamente e/o psichicamente non atto al rapporto sessuale, non libero di scelta e/o costretto da contesti familiari e/o sociali a subire violenza.

    Che sia un qualsivoglia atto in cui la sfera genitale venga utilizzata – dalla masturbazione a un atto genitale completo – l’intenzionalità cosciente o incosciente del violentatore è quella di distruggere l’identità sessuale dell’abusato. Questo vale anche per chi, facendo finta di non conoscere lo stato psichico, familiare, economico dell’abusato, lo utilizza come un oggetto per le proprie perversioni e/o come una cloaca in cui versare i propri umori “in eccesso”.

    Per essere più chiari la mostruosità del delitto contro un minore consiste sia che sia tratti del classico caso di un adulto che abusa di un bambino o di una bambina prepubere sia che si tratti di un atto sessuale di un adulto che paga la prostituta minorenne facendo finta di non sapere cosa si celi dietro la prostituzione minorile. (leggi qui e qui)

     

    Anche chi paga un essere umano adulto per usarlo come una fogna a mio giudizio compie un crimine contro l’umanità, ma è chiaro che, almeno teoricamente, l’adulto possiede un pensiero tale che gli dovrebbe permettere di attenuare l’insulto contro la propria persona.

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    Non è così per il minore che non ha gli strumenti per potersi difendere da un abuso che gli distrugge l’identità umana a volte per sempre. Chiatti, il mostro di Foligno che uccise due bambini, da adolescente subì una serie di abusi da un prete in un orfanotrofio.

    La storia di Bianca Bienenfeld che narra della violenza fisica e psichica subita da Sartre e da Simone de Beauvoir, è anch’essa emblematica perché svela come il crimine pederasta sui minori leda, a volte per sempre, l’identità sessuale della vittima «Dopo questa prima prova disastrosa, Bianca rimarrà frigida per tutta la durata della loro breve relazione. “La mescolanza di brutalità, di cafonaggine, di freddezza fisica, di pedanteria e di rozzezza di Sartre”, dichiarerà cinquant’ anni dopo, “ha inibito a lungo in me qualsiasi possibilità di soddisfazione sessuale normale”». (leggi qui)

     

    Detto questo so che la cultura dominante usa altri parametri etici e giuridici per giudicare e poi condannare o assolvere coloro che io definisco mostri. Quindi posso capire coloro che, come alcuni dei nostri lettori, seguendo il mainstream culturale, tentino, ognuno a loro modo, di mitigare e di fare rientrare nella sfera della normalità ciò che io definisco mostruosità. Ognuno è libero di fare le proprie scelte etiche. Io ho fatto le mie e naturalmente sono molto critico contro chi, a mio giudizio, con il suo comportamento, protegge questi crimini come fecero nel 1977 alcuni intellettuali francesi: Sartre; Simone de Beauvoir; Michel Foucault; Jack Lang; Louis Aragon, Roland Barthes, Félix Guattari, e altri firmarono un famoso manifesto dove -in nome della «liberazione sessuale» — esigevano la depenalizzazione dei rapporti con minori, bambini compresi.

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    Per quanto riguarda invece l’altra annosa questione che divide coloro che, come me, pensano che esista una realtà umana unica – anche se in divenire – e quindi un pensiero che guidi una prassi di vita, e coloro che credono che si possa essere, come Heidegger, dei grandi pensatori e allo stesso tempo nazisti o pederasti violentatori di minorenni … beh francamente ho e abbiamo già scritto abbastanza … Su Pasolini leggi qui Su Heidegger Leggi quiSul tema della pederastia, anche ecclesiastica, leggi qui

    Le foto sono tratte dal film di Fritz Lang “M- il mostro di Dussendorf”

    • “Anche chi paga un essere umano adulto per usarlo come una fogna a mio giudizio compie un crimine contro l’umanità, ma è chiaro che, almeno teoricamente, l’adulto possiede un pensiero tale che gli dovrebbe permettere di attenuare l’insulto contro la propria persona”.

      Appunto, l’adulto possiede il pensiero tale e l’autodeterminazione per fare ciò che vuole di sé stesso, se non sfruttato. Quindi rimane appunto un tuo pensiero. Per me la prostituzione, anche estrema, se non sfruttata rientra nella sfera individuale del diritto alla disposizione di sé che la persona che si prostituisce ha, quindi anche di fornire “servizi”. Così la pensano, ovviamente nel rispetto reciproco (il sex worker è un lavoratore che merita rispetto per la sua persona), anche i Comitati per i Diritti delle Persone Prostitute.

      Il resto (morale-immorale) sono solo opinioni e hanno solo la validità di opinioni (come essere comunista o essere liberista, sono entrambe opinioni lecite).

      • E la mia opinione è, data la mia premessa, “La libertà è il dovere di essere esseri umani” (Massimo Fagioli) e lo sfruttamento di un essere umano più debole è un atto disumano, anche se “ben pagato” perché è la negazione del rapporto umano con l’altro da sé. Poi ognuno decida per sé prendendo la responsabilità del proprio essere.

        G.C.Z.

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