• Partito democratico … dove sognavano le formiche rosse

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    G&n Civati 1

    7 settembre 2015 – Ripubblichiamo a due anni di distanza e per la terza volta, alcune considerazioni sul Partito democratico che riteniamo ancora attualissime.

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    ottobre 2013 – Si stanno avvicinando, dicono gli informatori mediatici, le votazioni che vedranno Matteo Renzi – per gli amici “er sputazza” – diventare segretario del Pd. Inutile dire che se questo avverà ciò che rimane di sinistra  in quel partito, molto poco in verità, si dissolverà per sempre.  Al popolo di sinistra verrà a mancare un luogo dove abitare a prorio agio, a meno che non nasca, da una improbabile diaspora, un nuovo partito. 

    Ripubblichiamo questo articolo del maggio scorso, perché in vista  del Congresso del Pd, che si dovrebbe tenere a suon di tessere “strane” fra poco più di un mese, è utile ricordare ciò che alcuni esponenti di quel partito hanno detto, hanno fatto, hanno dichiarato.

    La redazione di G&N

    di GianCarlo Zanon


    Ieri mattina come ogni sabato ho acquistato la rivista left. In copertina campeggiava la faccia dell’”astro nascente del Pd” Pippo Civati. Sotto un titolo bianco diceva: Pippo Civati, L’uomo che sogna di cambiare il Pd.

     

    Poi a pagina 16 lo ritroviamo di nuovo in posa hollywoodiana appoggiato sul titolo a caratteri cubitali: Io non ho paura.

     

    Più sotto la firma della giornalista che lo intervista, Sofia Basso, e il catenaccio che recita: «Pippo Civati, il giovane dissidente sempre più popolare, si candida alla guida del Pd. Per cambiarlo (…)».

     

    «Eccala là – mi son detto, con un bel po’ di non celata invidia – la giornalista è stata fulminata sulla via Di Botteghe Oscure dagli occhioni  azzurri del giovane politico rivoluzionario e sognatore. Due sono le opzioni: o la Basso non ha saputo mantenere la “giusta distanza”, oppure qualcuno ha deciso, non di sottolineare la sua nuova fiammante popolarità – che a me non risulta – ma di “creare la sua popolarità”.» Quarto potere docet.

     

    Incuriosito da tanto splendor titulum e sembianze ho letto l’articolo. In mezzo alla fiera della banalità in cui i “minimi sindacali” vengono infiocchettati a festa per l’occasione, ho trovato alcune frasi di Civati quantomeno ambigue.  Per esempio: «Dobbiamo (…) fare una discussione su cosa è pubblico»

     

    Io a dire il vero non vedo cosa ci sia da discutere. Ciò che appartiene (ancora) alla Stato è pubblico, per il semplice motivo che lo Stato sono i cittadini che lo compongono. Non vedo cosa ci sia da discutere. Casomai lo Stato/bene comune lo si deve difendere da chi vuole svendere spiagge, acqua,  laghi, terre, beni immobili, Colosseo, ecc. che sono beni comuni e quindi appartengono ai cittadini. O no?

     

    L’altra frase di Civati che mi ha fatto alzare il pelo è questa  «Di cattolicesimo sociale ce n’è pochissimo».

     

    Ma che vorrà dire? mi sono chiesto. Perché Civati si lamenta della mancanza della presenza attiva del cattolicesimo nella nostra società? D’accordo che tutto è relativo, ma …. Poi ho pensato: non parlerà per caso dell’attivismo di quei movimenti cattolici che si sono infiltrati nei consultori per impedire alle donne di abortire, per impedire una cultura demografica e contraccettiva, per dire alle donne che la sessualità  slegata dalla procreazione è peccato e che bambingesù piange se scopi senza fini procreativi? Spero di no.

    g&n occupy

    Spero che non senta la mancanza di quella miriade di movimenti cattolici che va dai deliranti religiosi  pro-life a Militia christi. Spero di no. Forse era il caso di capire, di puntualizzare le affermazione del bel ami, ma non è successo.

     

    E poi, sarò un pignolo, ma lui, parlando della gerarchia del Pd dice: «L’impressione e che in certi passaggi ci vengano raccontate mezze verità, soluzioni opache. Nell’elettorato c’è un desiderio di democrazia perché non si capisce chi prenda le decisioni e perché».

     

    Allora dico tra me e me: ma se il Pippo Civati fosse quel sognatore rivoluzionario senza paura come viene presentato dai titoloni della rivista, si sarebbe espresso in un altro modo;  se avesse voluto dire qualcosa di vero e intellegibile e verificabile, avrebbe detto per esempio: «I dirigenti del Pd dicono mezze verità per rendere tutto opaco. Mezza verità non è il 50% della verità, è una menzogna mascherata da verità. L’elettorato rivuole la democrazia che gli è stata rubata con una legge elettorale anticostituzionale che alla segreteria del Pd però va benissimo così com’è. Le decisioni vengono prese nei corridoi di Wall Street, presso Morgan e Stanley  dove Enrico Letta, dopo la sua visita, è stato ritenuto un valido “funzionario bancario” e immediatamente assunto in qualità di “killer dell’economia” per la zona Italia»

    g&n E L

    Forse sto esagerando ma senza dubbio la mia “verità” si avvicina molto di più alla verità di quella di Civati. Quindi, secondo me, o Civati ignora la verità oppure la nasconde, punto.

     

    Poi ho riguardando le fotografie del nostro, e  mi sono detto: certo che il Pippo Civati c’ha una bella faccia da paravento, o se volete un’espressione da furbastro. Poi, siccome il mio cervello non smette mai di pensare mi sono chiesto: ma che ruolo potrebbe avere il Pippo Civati? E, come per magia, invece della servetta di Pirandello, si sono presentati alla mente due ragazzotti con abiti stile anni ‘70: Starsky & Hutch. Uno dei due assomigliava vagamente ad Enrico Letta e l’altro un pochino al Pippo Civati.

     

    Molti si ricorderanno di loro. Starsky & Hutch erano gli eroi di una fortunata serie televisiva degli anni ‘70. Nella fiction questi personaggi, due poliziotti che prestavano servizio nella Polizia di Los Angeles, interrogavano gli indiziati usando sempre il solito trucco: Hutch faceva il poliziotto buono e Starsky quello cattivo. In questo modo riuscivano a confondere il malcapitato il quale confessava il crimine commesso o dava delle preziose indicazioni ai due poliziotti.

    g&n starskyhutch

     

    E allora mi sono fatto anch’io la mia fiction: Enrico Letta è il perfido poliziotto, amico del gotha della finanza, che sta convincendo i cittadini delle loro colpe ancestrali per sfilar loro dalle tasche gli ultimi centesimi rimasti; il Pippo Civati invece è il poliziotto buono che, con i suoi modi amichevoli non permette ai cittadini di rifiutare le diaboliche avances del Letta. In questo modo il cittadino elettore di sinistra, confuso da minacce dell’uno e promesse di redenzione dell’altro viene risucchiato nell’orbita del Pd.

     

    Così invece del fatidico e ormai necessario “Ma va a f …”  dei cittadini di sinistra al partito che ormai non li rappresenta, né tantomeno li rispetta, si rimane ancora paralizzati in questo devastante rapporto simbiotico senza via d’uscita.

     

    In questa mia fiction il ruolo del Pippo Civati ha un solo fine: paralizzare anche la più piccola esigenza di ribellione, estraendo dal logoro cappello del Pd una estenuata speranza di cambiamento radicale accroccata alla bell’è meglio

     

    QUIRINALE: CIVATI, A PD SERVE NUOVA LINEA, SI CHIAMA PRODI

     

    Spero che nessuno me ne vorrà per questa mia fiction. D’altronde c’è chi, come recita il titolo della copertina di left, sogna a occhi aperti e chi immagina a occhi socchiusi.

     

    Vincerà il sogno o l’immaginazione? Ai posteri …

    19 maggio 2013

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    • …finalmente una voce critica e radicale.
      Non posso che plaudire, perchè neanche me ha convinto la faccia da bravo ragazzo di Pippo Civati, figuriamoci quella di Letta.
      Proprio stamane su Facebook facevo un commento “a pelle” sull’immagine di Letta e dicevo (…testuali parole): …Letta a me fà paura!
      Scusate il linguaggio che uso, ma non ne ho un altro per argomentare in base alle mie sensazioni.
      Forse Pippo Civati sognava…(…il verbo coniato all’imperfetto non è un puro caso!?). di cambiare il PD e forse è stato proprio il PD a cambiare lui… chi vivrà vedrà!
      Forse in politica e non solo oltre alla propria faccia bisogna mettere anche la propria firma e… chi ci dice che firmando non abbiamo firmato per… la condanna a morte della nostra immaginazione….!?
      Forse è il pensiero delirante della Santa Inquisizione che condannando al rogo Giordano Bruno (…Giordano Bruno è l’argomento della tesi di laurea di Pippo Civati…. se non sbaglio, vedi l’intervista di left) ” credeva ” di aver bruciato oltre al corpo del filosofo nolano anche la sua fervida immaginazione!?

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