• Memorie di un viaggio (12) Oltre i confini di vetro

      0 commenti

     

    di Adriano Meis

     

    Roma/Fiumicino, aeroporto – 8 settembre 2012

     

    La vetrata dell’aeroporto si è animata. Sono solo le sette del mattino … una fauna multicolore ha conquistato lo spazio della notte e della mia immagine che si fondeva con le luci esterne è rimasta solo una sbiadita traccia mobile.

     

    Sono circa  48 ore che questa mia immagine sempre più appesantita dalla stanchezza percorre le vetrate dell’aeroporto … aeroporto … ultimo limite immerso nella ‘realtà’ come una bolla di sapone pronta a mutarsi in una goccia d’acqua … sua sostanza e origine.

     

     

    bolle-di-sapone

     

    No, non sto ancora aspettando il mio bagaglio; la lentezza della consegna della valigie alla scalo di Fiumicino è mitica ma non fino a questo punto … no è che la frontiera tra me e la ‘realtà’ conosciuta è diventata improvvisamente invalicabile. Sceso dall’aereo ho fatto tutto ciò che si fa normalmente, ritiro bagagli (55 minuti), controllo degli stessi  (un po’ fastidiosi per che arriva  dal Sudamerica), ecc.. Stavo per uscire dalla porta a vetri che da sulla strada dove sono parcheggiati i taxi, quando l’aria nera della notte ha permesso alla mia immagine di apparire sulla vetrata che mi separava dalla ‘realtà’.

     

     

     

    Pensavo che la mia decisione di tornare avesse in qualche modo acquietato la mia psiche, e che i muri invisibili, che impedivano il ritorno, fossero scomparsi per sempre,  ma evidentemente non stavano così le cose: una specie di stupor saliva da quella mia immagine riflessa ed invadeva il mio corpo immobilizzandomi le gambe che non potevano più muoversi … come in quei brutti sogni in cui devi urlare e non ti esce la voce così le mie gambe non rispondevano al pensiero cosciente. La voce roca del falso taxista che era riuscito a rimorchiare una coppia di giapponesi mi fece sobbalzare “Aò ma te voi levà, ma ch’hai visto? A madonna … e daye!” Quel il primo intervento terapeutico d’emergenza mi riportò a dominare il corpo … trascinai me e tutte le valige nel bagno e lì assistetti alla meraviglia della mia faccia che dal verde marcio lentamente virava al bianco pallido, al rosato verginale per poi assumere finalmente il colore abbronzato e virile di qualche minuto prima.

     

    Il secondo intervento terapeutico fu quello della donna delle pulizie che apparve come una fata turchina con tanto di bacchetta magica moccio vileda “me scusi sa … dico … ma n’ha visto che questo è er bagno dee donne. C’è pure a figurina … gonna pè e donne, pantaloni pè er maschio!!!”.

     

    Tornato all’uscita mi sono reso conto che c’era qualcosa che non andava. Non era più niente di fisico ma stavolta il pensiero mi diceva “aspetta un attimo” e poi mi ricordavo una cosa che avevo sentito dire che diceva che l’angoscia era un allarme dell’Io … ed io ero angosciato al pensiero di tornare a quella che viene chiamata “realtà quotidiana”. L’unica cosa di fisico che rimaneva era una sensazione allo stomaco che si era contratto mostrando all’esterno il solito bozzetto che si forma quando c’è qualcuno che me la sta tirando di brutto.

     

    Se questo articolo verrà pubblicato qualche lettore (pochi perché i miei lettori sono moltoooolto intelligenti) penserà che questi raccontini psicanalitici non dovrebbero rientrare in un contenitore che si chiama “Memorie di un viaggio” … ed io non so sto facendo delle categorie letterarie un’insalata mista … tutto sommato il viaggio è composto anche di stati d’animo anche se questi costeggiano la patologia psichiatrica … o no?

     

     

     

    Tornato nel salone sono rimasto un paio d’ore seduto in un bar e piano piano l’attenzione che era proiettata solo su  me stesso si è affievolita trasformandosi. Così, senza che me ne rendessi conto, mi trovai a pensare alla vita degli altri che di volta in volta entravano nella mia percezione. In realtà stavo facendo, come al solito, il giochino di immaginare le storie dei malcapitati che entravano nella mia zona percettiva. Così la ragazza asiatica con lo sguardo triste divenne l’eroina di una saga familiare con tanto di innamorato che aveva dovuto lasciare nel suo povero villaggio ai piedi della Grande muraglia; e la generosa figlia dell’est con gonna vertiginosa e occhiali scuri che le nascondevano buona parte del volto divenne una dirigente della mafia russa che si occupava di prostituzione d’alto bordo. E per due ore così: altra donna altra storia … no gli uomini no … non entrano nelle mie storie … e che non mi interessano molto … e c’è così poco da scoprire … sono così … scoperti.

     

     

     

    Ridisceso nell’atrio delle partenze dove mi ero momentaneamente rintanato, mi resi conto che la cosa non era così semplice …. Così decisi di riprendere contatto con le ‘realtà’ … e come fare? Ma è logico e banale: giornali, telegiornali, notizie web.

    Il problema è che il 6 settembre fu il giorno della decisione di Draghi, l’alfiere dell’euro, di dare il via all’acquisto “senza limiti quantitativi fissato ex ante”, dei titoli di Stato dei Paesi che richiedono l’assistenza finanziaria della Banca centrale europea.

    Aperto il computer mi sono immerso per qualche ora in questa materia magmatica che è diventata l’economia irreale cercando di capire qualcosa … e quando ho capito che non era altro che l’ennesima manovra per spogliare i cittadini europei della democrazia e dei diritti civili ho cercato sui media una voce critica che mi facesse ben sperare sull’onestà intellettuale di qualche giornalista, o di qualche politico … niente. Niente.

     

    Per l’ennesima volta un fatto che si rivelerà nel corso degli anni funesto – parlo della fine della partecipazione democratica dei cittadini – si era trasformato in una euforia dei mercati finanziari, che ben rappresentavano la loro assoluta manovrabilità da parte dei soliti ignoti che tengono in pugno le sorti del sistema economico occidentale.

    Tutto questo tra l’altro con un’assoluta pace anche di chi, come Massimo Cacciari, che ho beccato in una trasmissione radiofonica, dice apertamente, come se ormai fosse un dato scontato – e lo è se non ci si ribella – che la sovranità nazionale e la partecipazione democratica è praticamente defunta. L’orrore che dovrebbe suscitare un pensiero del genere viene invece offerto dal Cacciari,  che fu grande amico di don Verzé, come destino ineluttabile e dogmatico, al pubblico con quel suo accento veneto tanto bello sulle labbra dei protagonista della commedie goldoniane quanto amaro se esce dalla sua invisibile bocca.

     

    E questo teatrino mediatico, a cui tutti accorrono adoranti, cancella in pochi minuti, con false speranze di rinascita economica, l’economia reale con le fabbriche e i negozi che chiudono, con  la disoccupazione che, non secondo i falsi dati mediatici, sfiora di fatto il 20%.

    E nes-su-no dice che quando un paese dell’euro farà richiesta alla Bce di vendita dei propri bond sovrani dovrà pagare questo ‘favore’ con la cessione di sovranità nazionali cioè vendendo porzioni di libertà democratiche dei propri cittadini ormai trasformati da cittadini a sudditi.

    Questa è la realtà  alla quale ho tolto il virgolettato. E a questa realtà calpestata, oltraggiata, persino derisa, io oggi ritorno … per continuare a incazzarmi.

     

    Dopo due giorni a vagare nelle sale dell’aeroporto l’ho chiamata. Lei ha finalmente risposto. Mi sta venendo a prendere… eccola la vedo … mi sta chiamando … mi ha visto … devo spegnere il computer. Lei mi traghetterà oltre la vetrata … il mio viaggio è finito … questo mio viaggio è finito …

     

     

     

    Fine

    .

     Leggi tutti gli articoli “Memorie di Viaggio” di Adriano Meis

     

    Per gli altri articoli di Adriano Meis leggi qui

     

     

    Scrivi un commento