• Marcellino pane e vino: miti e credenze

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    di Giulia De Baudi

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    “Don’t you know there ain’t no devil, there’s just God when he’s drunk”.
    Tom Waits “Heartattack and Vine”

    Il protagonista del romanzo Kamchatka di Marcelo Figueras, un bambino di 10 anni, è ossessionato dal film Marcellino pane e vino. Il bimbo, non affetto da alienazione religiosa, non capisce perché Marcellino debba morire per andare ad incontrare nell’aldilà quel signore mezzo nudo che, in una posizione scomodissima, sta attaccato ad una croce di legno. Né tantomeno comprende la felicità dei frati per la sua morte. Senza fare molte elucubrazioni mentali è evidente che il povero Marcellino è un’ennesima vittima sacrificale del martirologio cristiano che ha mutuato dai misteri eleusini i riti di Demetra e Diòniso per trasformarli in antropofagia sacra.

    Demetra/madre terra e Diòniso/vite-vino sono divinità funzionali alla civiltà mediterranea agricola, alla stanzialità e alla polis che nutrendosi di pane soddisfa i bisogni del corpo e bevendo il vino, nella giusta misura, rende i rapporti umani più conviviali.

     

    Di vino e sregolatezza parla anche la leggenda di Mosé, che sia per l’acqua che per il vino eccede sempre, e il mito di Priapo che ebbro tenta di violentare Estia, la casta dea del focolare domestico, la quale, visto gli attributi priapici, è combattuta tra il suo ruolo di vergine saggia e quello di baccante sconsiderata. Alla fine vince la ragione e lei, dicono, a malincuore … desiste.

    Il vino, fino a che non diviene sangue nei riti cannibalici cristiani, assume in tutto il mondo mediterraneo la funzione di liberare le menti dagli affanni del cuore, e marca, come racconta Euripide nelle Baccanti, il confine tra l’eudaimonia, la felicità pacata della persona leggermente brilla, e l’ubriachezza molesta del cittadino incapace di stabilire la giusta misura.

    È una chiara metafora politica che indica i confini oltre i quali non si può spingere l’umano. Infatti come ricorda Marino Niola, Il potere di-vino che lega Gesù ai riti dionisiaci, pubblicato l’11 luglio da Repubblica «la civiltà misura il vino, il vino misura la civiltà.»

     

    Niola ricorda anche il mito di Polifemo «bestione-cafone che per il Greci è il campione dell’inumanità.» che essendo incapace di rimanere nella giusta misura tracanna il vino super concentrato offertogli dallo scaltro Odisseo e si addormenta ubriaco dando modo agli itacesi di compiere la loro atroce vendetta.

     

    I miti e le leggende hanno la funzione culturale di indicare la prassi etica da seguire. Nel caso del vino il mito afferma: bere nella giusta misura è buono, bere senza freno è cattivo. Questo perché nel mito c’è sempre un grano salato di buon senso .

    Trovare un grano di buonsenso nel mito cristiano è un po’ arduo, a meno che non si assuma la filosofia heideggeriana di “essere per la morte”. Per i credenti cristiani e per i martiri islamici, la vera vita, la vita eterna, inizia con la morte. La vita secondo la dottrina cristiana è solo una specie di scuola dell’obbligo con continui esami di ammissione al paradiso. E guai saltare l’estrema unzione altrimenti senza essere ben unti non ci si passa.

     

    Fatto sta che uno di questi esami è l’accettazione dell’eucaristia, cioè la prassi cannibalica che riceve la sua formulazione definitiva con il Concilio di Trento (1545-1563). Da quel momento in poi è canonico che «con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del Suo Sangue.»

    I protestanti, sempre in quegli anni, cum grano salis invece decideranno che l’eucaristia è solo un atto simbolico senza conseguenze per il pane e per il vino che continuano a rimanere tali anche durante la comunione.

     

    Ma si sa, extra Ecclesiam  (cattolica) nulla salus, e quindi se non volete essere bocciati all’esame di ammissione al paradiso post mortem, nutritevi del corpo e del sangue di quell’essere mitologico chiamato Gesù … e bon appétit!!!

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