• L’intellettuale engagé e l’intellettuale malhonnête

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    di Jeanne Pucelli

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    Paolo Flores D’Arcais, nel suo editoriale pubblicato su Micromega, intitolato Splendori e miserie degli intellettuali, pone questa domanda a uno stuolo di giornalisti, storici, artisti, filosofi: «Ha ancora senso, oggi, la figura dell’intellettuale engagé?»

     

    Non ho ancora letto le risposte degli intellettuali interpellati sulla rivista da D’Arcais, che leggerò in questi giorni, però, visto che mi ritengo un’intellettuale impegnata, provo a rispondere a mio modo: se per «  figura dell’intellettuale engagé» si intende  quel manierismo intellettuale … tipo “Sartre con Simone e la sua pipa al bistrot”, o quello  a cui ci hanno abituato gli invitati ai molti salotti televisivi e le rubriche culturali di molti giornali, direi che quella figura non ha senso e non ne ha mai avuto. Se invece parliamo di vero impegno intellettuale allora è chiaro che la figura di intellettuale impegnato civilmente ha senso, eccome.

     

    Inutile dire che si deve necessariamente fare dei distinguo. Un vero impegno intellettuale a tutto campo, filosofia , economia, politica, ricerca scientifica, diffusione del sapere, ecc., non può essere disgiunto da una profonda onestà intellettuale.

    Onestà intellettuale che non può essere condizionata da ideologie e non può venire oscurata dall’alienazione religiosa. L’onestà intellettuale non può essere neppure separata dalla ricerca, costante e in divenire, della verità sulla realtà umana, come non può essere scissa dall’impegno politico inteso come partecipazione alla difesa dei diritti umani fondamentali dell’essere umano.

    «Dovrei credere che sia possibile esprimere una verità totale, che la si possa individuare e che sia statica. Io penso che mio padre non avesse tale idea della verità, ma che ritenesse la verità cangiante e in movimento. Un essere evolve, con l’età, con gli incontri, le situazioni sociali». Mio padre: solitaire, solidaire” . Intervista di A. Bianchi e A.Sansa a Catherine Camus su Micromega n.6 -2013., pag.145.

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    L’intellettuale engagé è tale solamente se è “ingaggiato” dalla propria sensibilità umana a un impegno totale sulla realtà, materiale e scientifica, e sulla realtà umana inconscia. Se non possiede queste qualità “propedeutiche”, è un intellettuale malhonnête, in mala fede.

     

    Jean-Louis Barrault, Maria Casares and Albert Camus in Paris, France, October 1948.

    I pensieri che si astraggono totalmente dalla realtà umana perdono il diritto di essere chiamati pensieri.

    Pensare e cercare di creare una società in cui la realtà umana venga messa tra parentesi dalla Realpolitik, o completamente negata da ragioni utilitaristiche, è un delitto.

    «L’economia vuole appoggiarsi sulla teoria, senza considerare i criteri umani, il “parametro uomo” Ma se si fa astrazione dell’uomo, le cose non vanno. È per questo che Camus è più alla moda oggi, perché dice sempre “Si, ma c’è l’uomo”. È la prima cosa: “perché io sono uomo” e sta in questo la solidarietà». Intervista citata, pag. 140.

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    Dico questo perché naturalmente escludo dalla categoria engagé  l’intellettuale che non ha a cuore lo sviluppo dell’umanità nell’uomo. Chi, come il filosofo Massimo Cacciari, inviti con nonchalance a gettare alle ortiche quelle strana idea che di nome fa democrazia, non può essere certo annoverato nella categoria. Ma, per rendervi conto di chi sia in realtà questo personaggio  osannato dalla cultura, leggete un paio di frasi prese da un’intervista fattagli su L’Unità dell’8 settembre 2013: «… un partito deve funzionare come una multinazionale economica, che sa dove investire e come».  «Vero: non amo più la parola sinistra. Evoca uno smottamento, un fallimento. Un vecchio blocco sociale. La vecchia sinistra non c’è più, quel mondo non c’è più. Il nome evoca l’antico».

     

    Può un signore che afferma queste cose essere annoverato nella categoria “intellettuale engagé” ? No, non può appartenere a questa categoria per il semplice motivo che non è intellettualmente onesto e perché esclude dal suo orizzonte di pensiero la naturale eguaglianza tra esseri umani che è il nucleo delle idee di sinistra. Credere alla fine della sinistra, e quindi alla fine dell’eguaglianza tra essere umani, e affermare che un partito debba «funzionare come una multinazionale economica» significa aderire all’idea di un partito capitalistico di tipo berlusconiano, significa essere di destra. E, come scrive Flores D’Arcais «L’intellettuale di destra è una contraddizione in termini.»

     

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    In aiuto a Cacciari viene la crem de la crem  della cultura italiana: Eugenio Scalfari: l‘8 settembre 2013, nel suo solito pippone domenicale, dal pulpito de La Repubblica ha elargito i suoi lettori del suo semen sapientiae razional-religioso: «Il legno con il quale siamo costruiti è storto, lo disse Kant e lo riprese Isaiah Berlin titolandoci un suo libro. Il legno è storto ma guai a tentare di raddrizzarlo perché è impossibile, bisognerebbe cambiare la natura stessa della nostra specie che sta a metà strada tra l’animale che vive di soli istinti e l’uomo animato da istinti ma anche da pensieri.»

     

    Se l’essere umano nasce storto ed è impossibile raddrizzarlo perché il suo “nascere storto” è la sua essenza, l’unico modo per governarlo è quello di creare uno Stato che deve funzionare come una macchina economica … ma non lo aveva già fatto Hitler. Infatti Cacciari scrive : «c’è bisogno di politica, anzi di Grande Politica, guidata da grandi leader». Poi, sollecitato dal giornalista giustamente allarmato, risponde «leader non è uomo solo al comando, bensì il capo di un’organizzazione» … e il capo di un’organizzazione non è un « uomo solo al comando» ?

    E questi sono considerati dalla sinistra degli intellettuali di sinistra … infatti, tutto sommato, a pensarci bene , rappresentano perfettamente il Pd e Sel che ancora si dichiarano partiti di sinistra.

     

     5pszUn’altra perla l’ho trovata  in una intervista sul corriere del 4 settembre di Antonio Caroti a Giovanni Reale, in cui il filosofo difende la sua ultima scelta editoriale: ripubblicare L’uomo delinquente di Cesare Lombroso, un grosso Tomo uscito in questi giorni nella collana Il pensiero occidentale di Bompiani.

    Cesare Lombroso fu uno psichiatra che elaborò una teoria sulla realtà umana a dir poco bizzarra, che nella sua epoca, siamo in pieno positivismo, ebbe molto seguito. In estrema sintesi la sua “teoria scientifica” si basava sul concetto del criminale per nascita. Secondo Lombroso l’origine del comportamento criminale è insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale.

    Quindi una criminalità congenita poteva essere diagnosticata dalla misurazione antropometrica del cranio, della fronte del naso, della bocca ecc.,  e  anche dal fatto che un individuo fosse sterile o addirittura celibe. Non parliamo poi del suo avvicinarsi  nei primi anni del Novecento al soprannaturale. Insomma una bella amalgama parascientifica che oggi sarebbe derisa dagli scienziati degni di questo nome o molto richiesta negli ambienti della miseria intellettuale che non mancano mai di stupirci.

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    Ebbene il filosofo Giovanni Reale, storico  della filosofia, con tre lauree honoris causa , Liechtenstein, Lublino, Mosca, afferma nell’intervista che seppur la teoria lombrosiana «porta alle estreme conseguenze i caratteri strutturali della “fisiognomica”, per spiegare i criminali nelle loro diverse forme»; seppur «Scientificamente la costruzione di Lombroso non regge (…) storicamente il suo contributo resta importante».

     

     Ecco qui viene il dilemma che non esito un attimo a risolvere. Il dilemma era questo “Reale appartiene alla categoria degli intellettuali engagé e a quella dell’onestà intellettuale?’” La mia risposta è NO per un semplice motivo molto palese: come può essere storicamente importante l’apparato teorico di Lombroso se la sua “costruzione non regge”. Come può essere accettato il titolo dell’intervista che sfiora la dissociazione schizofrenica  « … la sua teoria materialista non regge ma appartiene alla storia del pensiero». Neppure chi ha scritto questo titolo può fregiarsi di onestà intellettuale. Se una teoria non regge non può più appartenere alla Storia del pensiero con la S maiuscola. Può semmai appartenere a vecchie credenze magiche, alla pseudo scienza, al paranormale d’accatto, agli errori umani legati alla contingenza storica e al livello della conoscenza acquisibile , ma non può appartenere alla storia del pensiero intesa come cardine su cui la scienza si è evoluta.

     In questa intervista Reale afferma che «il criminologo veronese esamina la caratteristiche fisiche dei vari gruppi etnici e ne studia le differenze con metodo scientifico, senza  farne derivare l’inferiorità morale di un popolo rispetto a un altro.»

     

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    E questo non è vero.

    Durante l’occupazione del Sud Italia Borbonico da parte della dinastia savoiarda, c’era un medico psichiatra al seguito dell’esercito piemontese: era  quel “gigante della psichiatria e della storia del pensiero” di nome Lombroso che, con la sua scientificità da padiglione delle meraviglie, legittimava di fatto i massacri dei bersaglieri: «i meridionali sono infidi, pigri e riottosi; razza maledetta dal cranio anomalo». Vedi le due foto: prima e dopo la cura

     

     

    briganti_4Inoltre sappiamo benissimo che le basi pseudoscientifiche del razzismo si basano proprio su queste credenze che in alcuni periodi storici bui come il nostro, tornano ad avere una, seppur assurda, congruità culturale supportata dagli attuali Giganti del pensiero della cultura egemonica: Scalfari, Cacciari, Reale … ecc. ecc.

    Roma, 9 settembre 2013

    ultima correzione 11 settembre 2013

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