• Le nuove frontiere del Self made God (del “dio fai da te”): le divinità che si auto-generano nella mente del credente

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    giulare

    Jeanne Pucelli 

    «Non saprei dire qual è stato il mio primo giorno senza Dio». Così scrive Umberto Veronesi in Il mestiere di uomo, il suo ultimo libro pubblicato da Einaudi. Presa alla lettera questa frase odorerebbe di religiosità. E, se non sapessimo che Veronesi è ateo, ci verrebbe qualche dubbio anche per qualche altra frase sibillina distribuita nel suo libro. Intendiamoci, il suo libro non l’ho letto, scrivo solo per confrontarmi con le intellighenzie di questo paese che da qualche giorno stanno dando fondo ai loro depositi di logica tout court per dibattere sull’esistenza del genitivo di Zeus, (Dios) vale a dire sul nulla: «Taci, taci, Mercuzio, taci! tu parli di niente.» dice Romeo a Mercuzio nel dramma shakespeariano. Così avrebbe dovuto rispondere Veronesi a chi parla di fantasticherie esistenti sono nella mente dei cattolici credenti. Dei e demoni stanno in quelle menti per anni, nutrendosi di un difetto di pensiero che potremmo definire Self made God: divinità che, alimentate dall’abitat culturale, si auto-generano nella mente del credente.

    Dopo lo “scandalo Veronesi”, il teologo Vito Mancuso non si è fatto scappare l’occasione di poter intervenire nel dibattito sul nulla che a quanto pare appassiona anche me. Mi appassiona perché vivo in una società fortemente religiosa in cui ognuno, seguendo più o meno consapevolmente i moti psichici determinati dalla propria alienazione religiosa, costruisce la propria divinità a sua immagine e somiglianza. Self made God, appunto. Naturalmente per me è meramente un fenomeno interessante dal punto antropologico … e psichiatrico.

    Nel terzo paragrafo dell’articolo pubblicato da Repubblica, Mancuso parla della prospettiva atea di Veronesi, e scrive : «Per negare Dio tale ateismo si nutre dell’argomento del bene, nel senso che la presenza del male nel mondo è per esso in aperto contrasto con un Dio la cui essenza è pensata come interamente buona, (…).» Infatti ha ragione: perché usare argomenti filosofici di bassa lega, tirando in ballo malattie e “mali supremi”, per spiegare … ma per spiegare cosa? il nulla? quello che non c’è? Che bisogno c’è di “negare” l’inesistente? Che significa “negare” l’inesistente? Non c’è una contraddizioni in termini? Basta prendere sottobraccio il credente e dirgli ciò che Romeo nel primo atto dice al cugino. Poi se insiste nella sua credenza si accomodi pure. È una vita che mi vorrei fare il marito di Luisa ma la mia amica mi dice sempre «non esiste tesoro, capito?» Ma io sono libera di credere che invece “esiste” che prima o poi …!!!! Sono, diciamo, prospettive!!!

    «Invece – scrive Mancuso – per le prospettive nelle quali Dio, oltre a essere bene, è anche capacità di male, la presenza del male non contraddice in alcun modo la sua esistenza». Infatti assumendo la prospettiva di un nativo del Nord America, Manitù Senior copulando con la madre terra ha creato l’esistente e anche Mazzabubù gemello antagonista di Manitù Junior. Assumendo la prospettiva dei nativi australiani, invece sono stati i sogni degli antenati a creare terra, acqua, fuoco, aria, esseri umani e animali, piante e pioggia … perché? Perché non è vero come vuol farci credere Mancuso che ipotizzare scientificamente il divenire dell’esistente «richiede un investimento di energia mentale almeno pari a quello che ipotizza Dio.» Basta avere un po’ di fantasia e si può creare in un paio d’ore un sistema teologico apocrifo nuovo di zecca. Ma la ricerca scientifica ha ben altro spessore bellezza. Non mi risulta che, almeno finora, sia stato dato il Nobel a qualcuno che è stato in grado di dimostrare che la nascita dell’universo dipenda da un sospiro o da un rutto di una divinità !!!

    Quindi caro Umberto Veronesi, perché perder tempo con i credenti tirando in ballo il cancro o Auschwitz a prova dell’inesistenza … dell’inesistenza di chi? Di cosa?

    P.S.: Devo elogiare Mancuso che nell’articolo citato fa sua una citazione del giovane Hegel «la contraddizione è la regola del vero» … infatti la contraddizione compulsiva è un pilastro del sistema filosofico cristiano.

    19 novembre 2014

     

    © Jeanne Pucelli – Riproduzione riservata

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