• La TETRARCHIA, ovvero lo scambio di lettere tra due papi religiosi e due papi “atei”

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    di Gian Carlo Zanon

     

    Ripensando allo scambio delle ormai famose e amorevoli missive tra i due papi vaticani  e i due esponenti dell’illuminismo ateo  (Scalfari e Odifreddi) mi è venuto alla mente il gruppo statuario in porfido risalente alla fine del  III sec. d. C. , collocato sul cantone del Tesoro di San Marco, in piazza San Marco a Venezia: I Tetrarchi.

     

    L’antico monumento ben rappresenta a mio giudizio questo connubio che ha creato …  sarebbe meglio dire …  è meglio dire, ha reso palese la contiguità di pensiero, mascherata da una finta commedia delle parti dei  Tetrarchi vale a dire di Bergoglio , Scalfari, Ratzinger , Odifreddi .

     

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     I quattro gerarchi ora li vediamo spuntare dalle loro lettere, li vediamo lì stretti nella disperazione dell’assenza dell’essere. Assenza patologica che presuppone una dipendenza forzata: lo scrive Ratzinger. Ragione e religione, anaffettività e alienazione religiosa hanno mostrato in quei dialoghi epistolari il loro assurdo volto, reso congruo da pratiche di potere, sul pensiero, millenarie.

     

    Questo mostruosa chimera,  risorta nei testi dei quattro papi della cultura egemone, rappresenta bene l’astrazione, vale a dire la scissione tra mente e corpo, auspicata sia dalla ragione che dalla religione ostili alla passione che ricrea invece la primaria fusione dell’essere .

     

    Basta leggere attentamente ciò che ha scritto Ratzinger:

     

    «Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e – non meno pericolose – patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia.»
     

    Dice Ratzinger che le due patologie, della religione e della ragione :

     

    « … hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia.»

     

    Ecco quindi che i Tetrarchi si son messi al lavoro con i loro strumenti teologigi per tenere ben strette tra loro le patologie della religione e della ragione perché questo è l’unico modo per farle sopravvivere ad aeternum .

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