• La storia di Camille Claudel: l’arte tradotta al femminile

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    camille clodel

     

    da Altritaliani

     

    Camille Claudel. La creativa.

     

    Immagine e realtà della donna nell’arte

    di Anna Maria Panzera

     

    In occasione del 70° anniversario della morte di Camille Claudel, il Museo Rodin di Parigi offre al pubblico, dal 1° al 20 ottobre 2013, la possibilità di ammirare un gruppo di opere esposte di rado: circa venti pezzi, fra donazioni del fratello della scultrice, Paul, e acquisizioni del Museo. L’evento, intitolato «Camille Claudel sort des réserves. Itinéraire d’une femme: Camille Claudel sculpteur, élève, collaboratrice, maîtresse et muse d’Auguste Rodin», promette di essere assai interessante.

    Attorno all’esposizione ruoteranno vari eventi, fra cui convegni, proiezioni di film, eventi teatrali, visite guidate (n.d.r. Vedi la presentazione del Museo Rodin, pp. 2 e 3, cliccando QUI).

    Un’opportunità per i numerosi studiosi e appassionati dell’opera e della vita di quest’artista, che non mancherà di riaprire il dibattito sul suo ruolo nel mondo dell’arte europea e sul significato più profondo della sua vicenda umana, struggente e sfortunata, legata indissolubilmente a quella di Auguste Rodin, per quella sorte che colpisce così spesso le artiste, note più per le loro vicende biografiche, possibilmente scabrose, che per l’intrinseco valore del loro talento.

     

    Camille_Claudel_atelier

    Già a marzo di quest’anno nelle sale francesi è uscito il film Camille Claudel, 1915, anche noto come La Créatrice, interpretato da un’attrice bravissima e intensa: Juliette Binoche. Il suo autore, Bruno Dumont, si pone idealmente sulla scia della precedente, premiatissima pellicola girata da Bruno Nuytten nel 1988 [1], in cui una folgorante Isabelle Adjani veste i panni della giovanissima Camille, desiderosa di studio e in cerca di fortuna a Parigi: dall’incontro con il più anziano e adorato maestro, attraverso tutti i risvolti di una passione amorosa contrastata e intrisa di inquietudini (su cui pesano anche fonti e testimonianze non sempre limpide), cui fanno da degno contraltare le difficoltà affrontate dalla Claudel nell’affermazione professionale, le sue reazioni sanguigne a chi le sollevava questioni di genere in occasione delle esposizioni, il decadimento paranoico e persecutorio (con la distruzione della maggior parte dei propri disegni, dei bozzetti, delle statue realizzate), fino alla fatale e tragica soluzione del dramma: l’internamento “volontario” nella clinica psichiatrica di Ville-Évrard a Neuilly-sur-Marne (1913) ed il desolante, successivo trasferimento al Montdevergues Asylum, nella località di Montfavet, a sei chilometri da Avignone. La Prima Guerra mondiale premeva alle porte della Francia e dell’Europa intera …   continua a leggere su Altritaliani

    venerdì 20 settembre 2013

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