• La psicoanalisi ritorna nella casa del padre … eterno

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    È ripresa su Sky la fiction In treatment in cui un Sergio Castellitto incolore fa la parte di un moderno psicanalista. È interessante vedere il “trattamento” riservato ai pazienti da parte di questo esemplare della razza freudianis freudianas

    di Adriano Meis

    In una della mie cartelle, disseminate nel meandri cibernetici del mio incasinatissimo computer, conservo fatti e misfatti di quel fenomeno chiamato psicoanalisi. La cartella l’ho denominata Psico-show … in modo che facendo il nesso, molto facile da ricordare, tra psicanalisi e show-business, possa ricordarmi il luogo in cui l’ho infilata. Chi ha il proprio computer affogato da qualche migliaio di documenti digitali mi capirà.

     

    Oggi ho pescato un articolo del quotidiano Repubblica, firmato da Paolo Rodari, che parlava del ritorno della psicoanalisi alla casa del padre … eterno. In realtà Rodari non possedendo la stessa fantasia del famoso giornalista e scrittore omonimo, rende noto solo dei dati di cronaca. Questo il titolo: Il confessore diventa terapeuta;  e questi i sottotitoli: I colloqui con i sacerdoti cresciuti fino al 20% prima di Papa Francesco. L’Italia torna a confessarsi in Chiesa come dal terapeuta. Le nuove confessioni degli italiani.

     

    Leggendo queste notizie, che per i lettori “saputi” sono ovvie e scontate, mi sono ricordato gli articoli (conservati nella cartellina Psico-show)  di Antonino/Nino Ferro Presidente della SPIA (Società Psicoanalitica Italiana e Americana), e di Massimo Recalcati,  Membro analista ALIpsi (Associazione Lacaniana Italiana di Psicoanalisi) nonché  Direttore scientifico dell’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata).

     

    Nei loro articoli entrambi gli psicoanalisti si dichiaravano soddisfatti della fiction In treatment in cui un Sergio Castellitto incolore fa la parte di un moderno, ma pur sempre classico, psicanalista di incerta origine teorica. «Innanzitutto vorrei sottolineare che “In treatment” che ripropone l’omonima serie fatta adesso da attori italiani è ben fatta e dà l’idea di cosa possa essere una psicoterapia» Scrive Ferro… senza rendersi conto … probabilmente.

     

    «Questo taglio (quello del serial televisivo N.d.R.) — che riflette pienamente il lavoro che avviene nella stanza dell’analisi — è quello che ha incollato gli spettatori di tutto il mondo alla prima e fortunata serie americana.» Gli fa eco l’inarrivabile Recalcati.

     

    Per i due psicoterapeuti quindi la fiction di Sky è una quasi perfetta mimesis di ciò che accade negli studi privati di fede freudiana e lacaniana. Visto che la psicoanalisi dovrebbe, a termini di legge, essere una terapia, e visto che eseguire una terapia dovrebbe, a termini di legge, significare curare il paziente, non vedo come quel filmetto seriale possa essere considerato una simulazione della realtà psicoterapica.  Quindi, o In treatment è quello che si definisce normalmente una “finzione cinematografica liberamente ispirata a”, oppure, se rappresenta la realtà della psicanalisi, come affermano Ferro e Recalcati, questa prassi psicoterapeutica sarebbe da considerarsi quantomeno una truffa.

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    Nei nostri articoli ci siamo già occupati abbondantemente del problema psicoanalisi, del freudismo e di tutte quelle pratiche che usando il prefisso psiche infangano i veri psicoterapeuti. Non voglio qui riparlare di quanti lavori importanti abbiano smascherato (a partire dal primo libro del 1972 di Massimo Fagioli Istinto di morte e conoscenza) la truffa freudiana ancora cavalcata dai suoi epigoni; mi limiterò a ricordare una sentenza  del marzo 2011 della Corte di Cassazione (sul ricorso proposto da: 1) G.A. N. IL (OMISSIS) avverso sentenza n. 4021/2009 CORTE APPELLO di BOLOGNA, del 12/05/2010) in cui si dice chiaramente che l’intervento dello psicologo sul paziente deve essere terapeutico. Se non lo è può essere considerato una truffa. Così dice la sentenza di cui ricaviamo uno stralcio inequivocabile:

    «Ciò posto, la psicanalisi, quale quella riferibile alla condotta della ricorrente, è pur sempre una psicoterapia che si distingue dalle altre per i metodi usati per rimuovere disturbi mentali, emotivi e comportamentali. Ne consegue che non è condivisibile la tesi difensiva della  ricorrente, posto che l’attività dello psicanalista non è annoverabile fra quelle libere previste dall’art. 2231 c.c. ma necessita di particolare abilitazione statale.

    Di tanto l’imputata era comprovatamente sprovvista. Né può ritenersi che il metodo “del colloquio”non rientri in una vera e propria forma di terapia, tipico atto della professione medica, di guisa che non v’è dubbio che tale metodica, collegata funzionalmente alla cennata psicoanalisi, rappresenti un’attività diretta alla guarigione da vere e proprie malattie (ad es. l’anoressia) il che la inquadra nella professione medica, con conseguente configurabilità del contestato reato ex art. 348 c.p. in carenza delle condizioni legittimanti tale professione.»

     

    In parole povere questa sentenza condanna una professionista che anziché curare la malattia mentale, faceva dei “colloqui” con persone che la pagavano profumatamente. La sentenza dice anche che la psicanalisi dovrebbe essere una disciplina capace di rimuovere disturbi mentali, emotivi e comportamentali”. Se lo psicoterapeuta non attua una terapia “diretta alla guarigione da vere e proprie malattie (ad es. l’anoressia)”  è legalmente perseguibile.

     

    Nella serie televisiva In treatment non c’è nessuna terapia. Ci sono solo dei dialoghi in cui “l’analista” non guarisce nessuno. Al più consola e assolve. Un prete senza tonaca, con la faccia di Castellito, che sta messo male almeno quanto i suoi … stavo scrivendo pazienti ma è meglio scrivere “pentiti”.

     

    Eppure due eminenti psicanalisti dicono che quella messa in scena filmica da una parte  riflette pienamente il lavoro che avviene nella stanza dell’analisi” e dall’altra “dà l’idea di cosa possa essere una psicoterapia”. Se fosse veramente così la fiction confermerebbe quello che il presidente della Società psicoanalitica italiana ha già confessato in una intervista di Luciana Sica del 18 dicembre del 2012:  «Basta con i dogmi (…)  La psicoanalisi italiana non può fermarsi a Freud servono idee diverse altrimenti diventa un culto».

     

    Confessione

    Come si suol dire,  il cerchio si chiude: se come dice Ferro la psicoanalisi è un culto dogmatico, se non è altro che un colloquio consolatorio come viene ben rappresentato dalla fiction In treatment, che “differenza terapeutica” c’è tra l’andare a sdraiarsi su un lettino e inginocchiarsi in un confessionale? È solo un questione comodità fisica che però, soprattutto in tempi di crisi economica, è troppo dispendiosa.

     

    Vorrà dire che il complesso edipico che presuppone l’identificazione col padre, verrà mondato dall’accettazione del comandamento che dice “Onora il padre”. D’altronde la psicoanalisi, anche secondo Freud, non è mai stata altro che la confessione del propri peccati sessuali rimossi che, come dice il prete intervistato da Rodari  «macerano nel profondo» e, come diceva il prete del mio paesello, «fanno diventare ciechi … come Edipo».

    22 maggio 2013

    La sentenza della Corte di Cassazione citata

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    • La sintesi ,in questo caso che tratta del tema psiananalisi, non cambia la sostanza… così!
      Probabilmente peccherò ( …l’ idea del peccato sembra che, negli esseri umani, abbia radici profonde!) di ingenuità, ma mi viene di fare e porre una domanda: …se la psicoanalisi è tutta una truffa, il suo smascheramento smaschera anche la religione e quindi anche la religione è tutta una truffa!?

    • Caro Meis,
      non esiste la “Corte di Cassazione di Bologna”!!!!
      La sentenza da lei citata è delle Corte di Cassazione di Roma che conferma la decisione della Corte d’Appello di Bologna, con cui veniva condannata la sedicente “professionista” per il delitto di esercizio abusivo della professione.
      Conosco la vicenda, e devo sottolineare che a Torino permangono gruppi organizzati di sostegno ad impostori come la signora condannata in sede di appello e cassazione. La cosa sconcertante è che tra i suoi sostenitori vi sono anche psicologi/psicoterapeuti iscritti all’albo, ma accomunati alla pregiudicata di cui alla sentenza citata per il disinvolto ricorso al pagamento in nero delle sedute e per gli agghiaccianti riferimenti alle teorie di Armando Verdiglione. Le denunce al consiglio dell’ordine si sono, ad oggi, risolte in archiviazioni perché il metodo (psicanalisi alla maniera di Verdiglione) è stato ritenuto “scientificamente validato”. Non penso servano ulteriori commenti…

      • La ringraziamo per aver evidenziato il nostro errore, già corretto, e delle sue parole (rare) che confermano il nostro lavoro di denuncia.

        Gazie ancora
        Giulia D.B. (per la Redazione di G&N)

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