• “La natura ama nascondersi”: scotomi, scomparse, annullamenti … discorsi a margine dei casi di “sparizione”

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    La deriva dei dispersi

    di Nora Helmer

     

    Milano – 20 dicembre 2017, ore 10.00

     

    Intervengo anch’io della  vicenda di Ernesto Valerio sviscerata qui da G.D.B. – rimanendo però al margine dei fatti concreti – perché il tema della “sparizione” è un tema umanamente universale e abbraccia ampi campi di ricerca, soprattutto quella psicologica: penso alle ricerche nel secondo ottocento di Pierre Janet sullo “scotoma” e ovviamente al grande lavoro di Massimo Fagioli su “pulsione di annullamento” e “fantasia di sparizione”.

     

    Non voglio entrare nelle dinamiche interpersonali causate delle “dicerie dell’untore” che fanno parte di categorie quali, “chiacchiericcio calunniatore” e/o “guarda, lo sanno tutti che…”, pane quotidiano delle beghine non più in grado di essere protagoniste ma solo spettatrici invidiose dei più o meno reali o più o meno fantasticati mènage à trois, à quatre, à cinq ou plus.

    Ciò che c’è di vero in questa faccenda che ormai appartiene alla cronaca. lo sanno solo le persone coinvolte personalmente, alcune delle quali, per quanto ho capito, hanno già rilasciato le loro testimonianze, debitamente firmate, alle forze dell’ordine. Ovviamente alcune persone trasversalmente coinvolte si guarderanno bene dal riferire ciò che potrebbe nuocere loro, sia dal punto penale che dal punto di vista dell’immagine sociale che “in provincia” conta moltissimo.

     

    ” … la natura (umana) ama nascondersi

     

    Se in una grande città, come Milano per esempio, l’immagine sociale rimane all’interno di  un perimetro ben delimitato che comprende conoscenze dirette, in provincia le cose non stanno così. È troppo complicato spiegare ora e qui le cause di questo fenomeno, ma chi ha vissuto le due esperienze sa di cosa sto parlando. In provincia, nascondersi, o meglio nascondere la “propria natura”, la propria reale realtà umana è molto difficile. Ancor più difficile è salvaguardarla dalle “dicerie dell’untore” che creano un’immagine sociale parallela alla realtà vera della natura dell’individuo.

     

    “Uno nessuno e centomila” diceva Pirandello per sottolineare il fatto che l’immagine di ogni essere umano si rifrange nella mente dell’altro da sé  in mille figure diverse e anche contrapposte tra loro. Miriadi di immagini distinte dello stesso essere umano sono presenti, in modo qualitativo e quantitativo, nella mente degli altri che le modellano secondo le loro conoscenze e secondo la propria natura.

    Il problema è semmai cercare di avvicinarsi alla reale realtà umana di chi viene pensato, anche inconsciamente. Vedere l’altro da sé nella sua vera realtà interiore è un’esercizio quotidiano che andrebbe però premesso da quel “conosci te stesso” di qui tutti abbiamo sentito parlare.

     

    In casi di cronaca simili a questo, parole come “scotoma”, “sparizioni”, “annullamento”, ma anche “nascondere”, la fanno da padroni.

    Qualcuno, in casi di cronaca simili a questo, – in modo inconscio prima e consapevole poi – ha cercato di “annullare”  la realtà umana delle persone con cui aveva stabilito un rapporto interumano “sparendo”, “nascondendosi”; qualcun altro ha “scotomizzato” il suo sentire profondo, “nascondendo” anche a se stesso il dolore per essere stato fatto “sparire” inconsciamente ancor prima che qualcosa di concreto accadesse. Qualcun altro ancora ha “annullato”, “scotomizzato”, “fatto sparire”,  “nascosto” a se stesso e agli altri, non i fatti reali ma i loro contenuti affettivi. Altri ancora giungono a un tale livello di anaffettività da pensare che nulla sia accaduto e che tutto tornerà come prima… compreso quel compulsivo accecarsi giornaliero per “non vedere” “scotomizzando”, man mano che si presentano, sintomi e indizi… troppo perturbanti.

     

     

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