L’autenticità dell’essere ai tempi del CoronaVirus
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di Gian Carlo Zanon
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… vedo gli americani in coda davanti ai negozi di armi e penso: è nei momenti di crisi che l’autenticità dell’essere emerge con prepotenza. La crisi slatentizza ciò che negli individui malati – o nei rapporti malati – viene celato dallo stato di normalità. Il divario tra chi ha un sano rapporto con la realtà e un rapporto umano con l’altro da sé, e chi invece non ce li ha, nei momenti socialmente critici si acutizza notevolmente. Questo non deve però indurre a pensare che la causa di questo divario divenuto palese sia determinata dagli effetti collaterali della contingenza storica. Il divario c’era anche prima ma era silente e si nascondeva nelle pieghe delle “buone maniere”, dietro le maschere di ruolo, ovvero sotto tutto ciò che della realtà immateriale rimane celato … realtà immateriale, realtà psichica, realtà umana inconscia che nel bene e nel male nei momenti di criticità si slatentizza. Quindi i rapporti non vengono “esacerbati” dalla condizione contingente, ma si slatentizza il sottaciuto, si dà modo al dottor Jekyll di fare ciò che ha sempre voluto fare ma che non faceva per salvaguardare la propria immagine pubblica. Il dottor Jekyll non si trasforma in un essere perverso perché, a causa della pozione chimica, assume la maschera perversa di Hyde. Egli è ben consapevole della propria duplicità che tiene celata: «ero radicalmente duplice; e da tempo molto remoto, anche prima delle mie scoperte scientifiche».
Jekyll non fa altro che perseguire lucidamente un modello di uomo anaffettivo che lo deve portare alla ‘realizzazione patologica’ della propria realtà interna, già compromessa, che fino a quel momento era riuscito a tenere celata alla società.
Certamente i disturbi caratteriali di Trump e di Boris Johnson erano noti, ma guarda caso solo in questi giorni il loro pensiero criminale viene alla luce in modo così lampante per il semplice motivo che il loro pensiero nascosto si slatentizza nel comportamento. Come ci si poteva immaginare che un capo di stato potesse esternare la propria criminale disumanità affermando pubblicamente di «prepararsi a perdere persone care» Eppure!
Ma temo che la misura non sarà colma fino a che non si vedranno i cadaveri per strada perché il rapporto delirante con la realtà si sta palesando sempre più nei comportamenti dei politici e degli amministratori pubblici: hanno chiuso prima i parchi dove si andava a correre in solitaria e non le fabbriche e i mezzi pubblici dove ci si accalca senza nessuna protezione efficace.
Ci si affida più a divinità, santi e madonne evocate da una setta di sociopatici usciti dal secolo, che al semplice buon senso che dice che il pericolo è maggiore quanto più si duplicano e si moltiplicano i contatti tra esseri umani. Si va in fabbrica sperando nella sorte come quando si usciva dalla trincea per andare a suicidarsi sotto il fuoco delle mitragliatrici … «Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie»
20 marzo 2020