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di Nora Helmer
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Ci sono voluti più di due millenni prima permettere alla cultura occidentale di riconsiderare il desiderio femminile scomparso a causa del pensiero razionale e del credo religioso intorno al V secolo a. C.. L’ultima a scriverne fu la poetessa Saffo. Poi la filosofia sposò la ragione metafisica che unita al monoteismo relegò la passione sessuale nella sfera della pazzia o del peccato mortale. Negli anni del positivismo il desiderio delle donne altro non era che isteria da curare intervenendo persino chirurgicamente.
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Verso la fine degli anni ‘60, anche grazie alla contraccezione, la donna venne a sapere, (l’uomo ancora non lo sa) che quella strana cosa che sentiva, era desiderio e che questo desiderio poteva essere addirittura soddisfatto. Per molte donne fu un primo passo verso la completa realizzazione della propria realtà umana. Lo fu anche per i pochi uomini che intuirono che la propria realizzazione dovesse giocoforza passare per l’accettazione di questa “uguaglianza nella diversità” all’interno di un rapporto con questa “diversità di genere”.
Detto così è troppo semplicistico, lo so. In realtà la questione è molto più complicata ed ha infinite nuances sociali, antropologiche, psicologiche, ecc. ecc..
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Ora, dopo 50anni dalla scoperta del desiderio al femminile, alle donne viene detto che la mancanza di desiderio è una malattia e che questa malattia è stata scoperta nello stesso istante in cui, guarda a volte il caso, è stato trovato il suo rimedio. Il “rimedio” si chiama Addyi, meglio conosciuto come “viagra rosa”.
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La cosa non è sfuggita alla ginecologa Rossella Nappi, endocrinologa e sessuologa della Clinica Ostetrica e Ginecologica del policlinico universitario San Matteo di Pavia, che pochi giorni fa sulle pagine di Expert Opinion in Pharmacotherapy ha auspicato di «abbassare le bandiere delle “malattie inventate”. Naturalmente la dottoressa si riferiva a quel “vizietto” che da alcuni anni si è impadronito delle case farmaceutiche le quali creano prima il farmaco e poi la relativa malattia da applicare. Come dire che prima si inventa il rastrello e poi il fieno da raccogliere per fare in modo che l’attrezzo non rimanga senza scopo … n’est-ce pas ?
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–Sbirciando sulle riviste di settore ho letto che questo toccasana – che anche in mancanza dell’oggetto del desiderio risveglia la voglia di avere un oggetto del desiderio con cui “consumare” – ha delle “minuscole” controindicazioni e degli strani effetti collaterali. Ad esempio si può verificare un stato di ipotensione con possibili svenimenti dovuti all’abbassamento di pressione sanguigna indotta dal farmaco. Oppure può indurre sonnolenza, può provocare un certo rallentamento dei riflessi, per questo motivo si consiglia, ve lo giuro: «di prenderlo sempre alla sera prima di andare a dormire.» Praticamente questa pillola, che secondo l’ufficio marketing della casa farmaceutica che la produce e la commercializza dovrebbe scatenare casi la libido femminile, altro non è che un sonnifero o al più un altro rincoglionidoide a cui si usa dare il nome di psicofarmaco ma che in realtà agisce solo a livello fisiologico.
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Infatti dal brusio che si è creato intorno a questo “placebo universale” si evince che il flibanserin, cioè la molecola che sta alla base del Addyi «è stato scoperto negli anni ‘90, quando anche in Italia alcuni ricercatori hanno iniziato a sperimentarlo sui topolini come antidepressivo».
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È inutile ripetere che i cosiddetti “psicofarmaci” si dividono in due grandi categorie: calmanti ed eccitanti che agiscono solo a livello fisiologico. Con questi due tipi di medicinali si calmano le persone “agitate” e si “svegliano” le persone ipo-attive. La malattia mentale si cura con la psicoterapia interumana valida e al più gli psicofarmaci possono servire per portare il malato ad uno stato fisiologico di possibilità di rapporto con lo psicoterapeuta: se il malato si aggira per la stanza in uno stato di agitazione, la psicoterapia è praticamente impossibile. (leggi qui).
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Interessante il fatto che gli effetti collaterali il “viagra rosa” siano diametralmente opposti, ipertensione, elevamento della pressione sanguigna, insonnia, nervosismo e, dato che, sempre secondo le casi farmaceutiche, la pillola interviene sull’idraulica e non sulla psicologia come nel caso del farmaco al femminile – il Viagra aumenta il flusso sanguigno – si consiglia di prenderlo solo poche ore prima del possibile amplesso mentre l’Addyi va ingerito ogni sera prima d’andare a sognare di inseguire … refrattari principi azzurri.
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