• Il trionfo del “cerchiobottismo”: nell’era dell’incoerenza e della frammentazione del pensiero

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    di Jeanne Pucelli

    Per chi avesse avuto la ventura di incontrare in una nota trasmissione televisiva curata da una nota giornalista dalle vistose labbra, che va in onda sulla 7 sempre alle otto e mezzo, un politico “strabollito” che è stato, oltre che il primo cittadino romano, anche Vicepresidente del Consiglio dei ministri, avrà capito cosa significhi “cerchiobottismo”.

    Ovviamente, il di lui sopra, non è un tipo che eccelle neppure in questo “sport” praticato, principalmente nel circolo mediatico, da giornalisti e politici. Ben altri esperti di questo gioco al massacro neuronale possono ambire alla glorificazione di questo modo di parlare di qualsiasi argomento senza mai esprimere chiaramente una propria chiara opinione.

     

    Da qualche tempo seguo su Radio3 la trasmissione Prima pagina, e, soprattutto questa settimana, spessissimo ascolto commenti dei conduttori in puro stile “cerchiobottista”. I discorsi che imbastiscono questi “informatori mediatici” – soprattutto “i maschi della specie giornalistica”, ma non solo – sono talmente incoerenti … insomma per cercare di far entrare un improbabile cerchio in una improponibile botte sono capaci di dire cose che voi umani…

    Persino l’Antonio shakespeariano impallidirebbe di fronte a tanta subdola capacità di indurre nell’ascoltatore i propri reconditi fini propagandistici.

    Neppure Mercuzio che, nell’altro dramma del Bardo, sragiona seguendo i ghirigori della sua «mente oziosa»  giungerebbe a tanta insignificanza … a volte al mattino ascoltando con immenso fastidio il Veneziani di turno, come Romeo mi vien da urlare «Basta, basta, Mercuzio, calma, tu parli di nulla».

     

    Eppure questi acrobati del «ma anche»  – inaugurato, guarda caso, da colui che disse la fatidica frase «Si poteva stare nel Pci senza essere comunisti» –  sono capaci di parlar per ore senza schierarsi mai con chiarezza con un’idea economica, con un pensiero politico, con una istanza sociale, con una legge qualsiasi.

    Funamboli del nonsense stanno, come il prode Emiliano, su due, tre, quattro, cinque barricate, rendendo congruo ogni simil-pensiero e il suo contrario.

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    Astuti come faine rubagalline, questi individui che mimano la naturalità del genere umano, sanno che un popolo abituato sin da piccolo a evanescenze magico-religiose non si renderà mai conto del loro patologico e/o delinquenziale manierismo che ha il preciso compito di confondere e disorientare.

    Loro giocano al gioco delle ombre: gettano la loro evanescente ombra sul palcoscenico mediatico dando ad intendere che quella cosa grigia, a cui danno di volta in volta la forma che più  conviene a loro, sia la vera realtà politica, economica, sociale, e non una visione vana e modificabile all’infinito.

     

    Certo la realtà – soprattutto quella umana, intima e privata – è complessa, in continuo divenire e quindi difficile da definire verbalmente. “Complessità” però non significa “incoerenza”, né tanto meno “frammentazione del pensiero”, men che meno “insalata di parole schizofrenica” in cui i dissoi logoi, i discorsi dissociati, dominano l’eloquio degli imbonitori mediatici e la loro verbalizzazione che si materializza nel video del computer o sulla carta stampata.

    Quindi “Basta, basta, Mercuzi dissociati che frammentate il pensiero, calmatevi, voi parlate di nulla”.

    ® Jeanne Pucelli – 28 febbraio 2017 – Riproduzione vietata

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