• Il peso specifico dell’esistere

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      «La vita non è uno scherzo./Prendila sul serio/ma sul serio a tal punto/che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi/non perché restino ai tuoi figli/ma perché non crederai alla morte/pur temendola,/e la vita peserà di più sulla bilancia».

     Nazim Hikmet

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    di Jeanne Pucelli

     Sto cercando quel filo di pensiero che mi fece scrivere sul mio taccuino queste quattro parole che compongono il titolo Il peso specifico dell’esistere. Lo sto cercando ma mi sfugge. Forse sarà sorto mentre scorrevo i post su Face Book che – nonostante gli anatemi dei nuovi piagnoni savonaroliani  anti-internet – è uno splendido amplificatore di nessi. Chissà, forse questo filo lo avrò tessuto mentre leggevo due libri sulla Resistenza: Una questione privata di Bebbe Fenoglio e Uomini e no di Elio Vittorini. In quei due testi il peso dell’esistere assume toni estremi ed ineludibili: « … avrebbero senso i nemici che sopprimiamo? – si chiede il partigiano Enne 2 di Uomini e no ; e si risponde – Ogni cosa ha un senso solo perché gli uomini siano felici. Non è solo per questo che le cose hanno un senso?». E non dimentico che il senso è legato alla contingenza storica.

    Certamente mentre seguivo quel filo di pensiero, ora opaco, non stavo tessendo una  periautologia creando con il pensiero verbale  paradossali discorsi su me stessa.  Tutto sommato le mie vicende personali mi interessano poco o niente.  Ecco ci sono … il pensiero in quel momento andava alle vicende politiche italiane, e la domanda che mi stavo facendo era più o meno questa : “ma i politici italiani, schierati in quel non luogo che loro chiamano “sinistra”, stanno dando un senso alla propria esistenza? Stanno realizzando le idee tratte dalle proprie esigenze esistenziali? Stanno dando, con la prassi estratta da quelle esigenze,  il giusto peso specifico alla propria identità umana?”

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    Dico subito che da questa ricerca eliminerei tutti i credenti, che assurdamente vivono la propria esistenza terrena come feti in attesa di quella nascita mortale che li introdurrà nell’infinito ad aspettare la fine dei  tempi e il giudizio universale. Per questi individui l’esistenza umana, essendo finita, non ha un vero senso e quindi non possiede un proprio peso specifico. L’esistenza per il credente altro non è che uno scorrere sui binari della credenza, senza deragliare dal disegno divino che via via si disegna pro domus sua,  in attesa di nascere alla morte, che per essi è l’inizio dell’esistenza.

    Eliminati i credenti passiamo a quei pochi pensanti nascosti nei partiti politici “di sinistra” che, cercando di dare forma e prassi alle proprie esigenze umane, in qualche modo creano giorno dopo giorno il peso specifico della propria esistenza riempendola di senso. Ma dove sono? Vediamo di capire.

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    Sono certamente d’accordo con quanto ha scritto Gianfranco De Simone, nel suo articolo Qualcosa di sinistro  apparso sul n. 31 – 2013 della rivista left: «La sinistra o è laica o non è sinistra». Ma partendo dall’assunto che dice che il credente non dà senso al peso specifico dell’esistenza umana, andrei più in là dicendo  “la sinistra o è atea o non è sinistra”.

    Qualche benpensante dirà che questo che propongo è un discrimine assurdo. Dirà che la religiosità è un fatto privato e nulla ha a che vedere con le scelte politiche. Dirà anche che il cristianesimo e il marxismo sono sempre andati a braccetto perché in fondo in fondo hanno un comune pensiero sul destino dell’uomo.

    Dicano ciò che vogliono. Io guardo ai fatti. E i fatti mi dicono che il Pd è un covo di cattocomunisti che stanno continuando a distruggere l’idea fondante della sinistra: l’uguaglianza.  Della destra non voglio neppure sentire parlare perché la ragione utilitaristica che la sostiene appartiene semmai al rapporto che l’uomo ha con la natura: «Sul piano culturale ciò che identifica la destra è proprio l’idea della naturalità della diseguaglianza» scrive De Simone nell’articolo citato.

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    I fatti mi dicono che oggi il Pd è un partito clericale prono ai gerarchi della Chiesa cattolica.  Furono Luigi Berlinguer e Massimo D’Alema a dare il via ai contributi statali alle scuole private che appartengono per il 90% della Chiesa cattolica. Ecco le leggi : Il DM 261/98 ed il DM 279/99 (Ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer, Democratici di Sinistra), ed il testo unico “concessione di contributi alle scuole secondarie legalmente riconosciute e pareggiate” che li converte in legge, costituiscono il presupposto per la successiva sistematica e regolare concessione di finanziamenti alle scuole private. Il governo D’Alema bis con la legge 62/2000 sancì definitivamente l’entrata a pieno titolo nel sistema di istruzione nazionale delle scuole private, che pertanto devono essere trattate “alla pari” anche sul piano economico. E questa legge incostituzionale ora è lì a fermare chi vuole abolire qualsiasi trattato economico tra lo Stato vaticano e lo Stato Italiano.

    D’Alema che di fronte a giornalisti palesemente atei, in privato e a microfoni spenti (me lo ha detto un uccellino) ha il vezzo di definirsi ateo, in realtà come sappiamo presenziò alla cerimonia di canonizzazione di Josemarìa Escrivá de Balaguer creatore dell’Opus dei e, come scrisse Flores D’arcais, un fascista che fu una colonna portante del regime franchista. E in politica sono i comportamenti che contano.

    Non credo che in quell’occasione – e in altre che lo hanno visto come l’ombra grigia  a difesa di  Berlusconi  – il peso specifico della realtà umana di D’Alema sia aumentato. Anche perché avrebbe dovuto sapere che il movimento creato da Balaguer fu, come scrisse Horacio Verbitsky nel suo libro L’isola del silenzio, sempre un fedele alleato dei regimi argentini criminali che dal 1976 al 1983 uccisero barbaramente e fecero sparire almeno 30.000 giovani. Eppure D’Alema – come l’ex ministro inglese Ruth Kelly, che si vantava di ricevere “sostegno spirituale” dall’Opus dei – siede in mezzo a queste persone lorde di sangue umano senza mostrare un minimo di insofferenza organica. Non invidio i suoi sogni.

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    Se insisto su questa incoerenza di pensiero che accetta che una persona religiosa possa essere di sinistra, è perché so dai fatti che l’alienazione religiosa conduce gli individui, in questo caso i politici italiani, a far diventare prassi di vita la propria credenza che essi alienano sulla realtà sociale. La credenza diventa prima norma religiosa e poi legge di stato. Non è un caso se il 18 agosto 2013 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella videointervista diffusa all’apertura del Meeting di Comunione e Liberazione, ha detto, rivolgendosi al premier Letta e al ministro Lupi, «Portate nell’impegno politico le vostre motivazioni spirituali». E sappiamo cosa significhi la parola “spirituale” in quel contesto cattolico. Più chiaro di così!

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    Prima mi chiedevo dove sono i veri politici di sinistra. Dove sono i “resistenti” di sinistra. Perché di una nuova Resistenza e di nuovi partigiani si tratta. Certo dire dove siano e chi siano è un’impresa ardua. Le parole di quei pochi che esprimono qualche vicinanza ad un pensiero anticlericale vengono sempre smentite dai fatti e con la delusione di essere stati ingannati nasce un sentimento di assoluta sfiducia per coloro che fanno “discorsi di sinistra”.

    A questo punto sono convinta che solo gli atti e la prassi politica possano confermare la presenza, in quei pochi sopravvissuti alla lebbra comune, del peso specifico dell’esistere che li deve spingere a realizzare quelle idee di libertà e uguaglianza senza le quali l’essere umano ritorna allo stato di natura umanoide.

    26 settembre 2013

    © Jeanne Pucelli – Riproduzione riservata

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    • Lotta dura senza paura, si diceva quando ero giovane. A quanto pare è cambiato il periodo storico ma la difesa costante del proprio essere che cerca la coerenza tra quello che si dice e quello che si fa rimane. Hikmet ci insegna il senso della vita, quanto mi emoziona ogni volta che lo leggo!
      Ciao Emilio

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