• Il Grillos style: “la mafia è meglio dello Stato”

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    Grillos Style

    Riproponiamo questo articolo quanto mai attuale

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    di Giulia De Baudi

    Come è stato raccontato qui la parola “antipolitica”, essendo, come tutte le parole, solo un contenitore semantico, può assumere, a secondo di chi la usa e/o del modo in cui viene utilizzata, significati profondamenti diversi.

    L’antipolitica di Grillo, come quella berlusconiana e dei suoi numerosi nipotini sparsi nei vari partiti dell’arco costituzionale, è nefasta. E ce ne accorgeremo, purtroppo. L’antipolitica è quella cosa che impedisce ai cittadini di esprimersi liberamente; è quella cosa che non tiene conto dei referendum popolari come quello sull’acqua o sul finanziamento pubblico ai partiti; è quella cosa, e questo è il caso di Grillo, che dicendo mezze verità impressiona il cittadini impressionabili; quella cosa che utilizza la facile catarsi nel bagno di folla per nascondere un vuoto di idee, la mancanza di un disegno politico strutturato, e soprattutto un vero interesse e un profondo rispetto per i cittadini. Questa è l’antipolitica di Grillo e lui la usa per i suoi scopi personali coscienti e non coscienti. Diciamo questo perché i cittadini non possono accecarsi ogni volta che un guitto qualunque, sceso dal palchetto di una nave da crociera, racconti loro un po’ di barzellette sporche condite da qualche verità. I cittadini hanno il dovere di scoprire e vedere le intenzionalità nascoste dei politici.

    E davanti alla parola Verità ci fermiamo perché sappiamo benissimo che nessun politico racconta la verità vera. Quella verità i cittadini dovrebbero volere: la verità intera, profonda, anche dolorosa. Ma i politici che sono anche un’emanazione della maggioranza del popolo, lo sanno che in fondo in fondo i cittadini la verità vera non la vogliono. E la Casta ci campa su questa ambiguità del cittadino medio. Ma questo è un lungo discorso che faremo un’altra volta. Quello che ora mi preme di dire è che il Movimento Cinque Stelle è un movimento molto pericoloso. È più o meno come la Lega, infatti moltissimo leghisti hanno votato per Grillo. Perché? Perché gli assomiglia, punto.

    Grillo la sua carta di identità ce l’ha mostrata a Palermo quando ha affermato: «La mafia non ha mai strangolato il proprio cliente, la mafia prende il pizzo al 10%, qui siamo nella mafia che ha preso un’altra dimensione, strangola la propria vittima».

    Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso tre giorni fa ha detto ai giornalisti: «Forse Grillo non conosce bene la realtà di cui parla, dovrebbe vivere un po’ qui e avviare un esercizio commerciale e magari potrebbe capire se viene strangolato oppure no. D’altra parte Grillo ha un suo modo paradossale di esasperare le contraddizioni e ha anche un suo obiettivo politico, io no». Si, tutto vero, però non si deve pensare che il comico genovese, che sogna il balcone fatidico, dica stronzate tanto per aumentare lo share, o perché gli è scappata una parola di troppo. No, ogni sua parola, e lo vedremo, ha uno scopo ben preciso.

     

     

    Grillo per scusarsi, apparentemente, dello strafalcione politico, poi ha detto che la sua è stata: «un’esagerazione che serve ad andare sui giornali. Non si può affrontare la mafia senza conoscerla. E secondo me da Genova è difficile conoscere la mafia siciliana. Certo ci sono infiltrazioni fuori dalla Sicilia, ma nelle zone d’origine c’è il controllo del territorio». Discorso piuttosto dissociato. Comunque sia mafia e ‘ndrangheta ringraziano per questa banalizzazione del crimine organizzato che ha le sue metastasi anche nel capoluogo ligure. Ricordiamoci che anche Maroni diceva che al nord il crimine organizzato non c’era mentre alcuni dirigenti leghisti facevano affari con la ‘ndrangheta.

    La ‘ndrangheta in Liguria avrà altri interlocutori politici che sapranno nasconderla per bene, tanto, come ha detto in soldoni Grillo, è meglio la mafia che lo stato. Sono andata a vedere un articolo di Chiara Pracchi apparso sul Fatto Cronaca il 17 marzo. Vi diamo solo il sottotitolo che è più che elequente «La Liguria è ‘ndranghetista”, parola di Domenico Gangemi capo della criminalità calabrese a livello regionale. Qui la presenza dei clan avviene, stando a quanto scrive la Direzione nazionale antimafia, attraverso “un mimetismo imprenditoriale”».

     

    Domenico Gangemi-capo-della “locale” ‘Ndrangheta genovese

     

    E Grillo, naturalmente, non lo sa, preferisce andare a fare lo scemo a Palermo, e poi dire che «Non si può affrontare la mafia senza conoscerla» però la si può banalizzare, come ha fatto lui per nasconderla sotto il tappeto buono… povera Genova e povera Italia.

    8 maggio 2012

     

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