• Hanno ucciso L’Unità , chi sia stato non si sa, forse quello di Firenze, forse la mancanza di pubblicità !!!!

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    di Giulia De Baudi

     

    «Ho cercato in particolare di rispettare le parole che scrivevo, giacché, per mezzo di esse, rispettavo coloro che le potevano leggere e che non volevo ingannare. (…) Dai miei primi articoli fino al mio ultimo libro io ho tanto, e forse troppo scritto, solo perché non posso fare a meno di partecipare alla vita di tutti i giorni e di schierarmi dalla parte di coloro chiunque essi siano, che vengono umiliati e offesi. (…) mi pare che non si possa sopportare quest’idea, e colui che non può sopportarla non può neppure addormentarsi in una torre. Non per virtù, ma per una sorte di intolleranza quasi organica, che si prova o non si prova. Da parte mia ne vedo molti che non la provano, ma non posso invidiare il loro sonno. » Albert Camus

     

    Sono una delle migliaia di persone che hanno firmato per far rimuovere il nome di Antonio Gramsci dalla testata del Giornale L’Unità. Dal punto di vista materiale questa raccolta firme servirà a ben poco. Dal punto di vista etico invece ha un grande valore.

     

    Chi avesse visto questa puntata di Report, (vedi il video) saprebbe bene che saranno tutti i cittadini a pagare i debiti dell’Unità e del Pd. Come ha spiegato bene la Gabanelli fin dal fallimento dell’Unità del 1994 i debiti sono stati portati a carico dello Stato. Lo sostiene in un’interrogazione anche parlamentare il deputato del M5S della commissione Attività produttive Andrea Vallascas.

    «Non fu un caso – scrive Vallascas nel testo – che nel 2007, prima della nascita del Pd, i Democratici di Sinistra blindarono il proprio patrimonio immobiliare – valutato per circa mezzo miliardo di euro – dentro a una Fondazione Ds. La stessa che a sua volta ha poi ceduto gli stessi immobili un sistema di 57 fondazioni locali, presenti in tutto il territorio nazionale. Soggetti giuridici indipendenti e autonomi che gestiscono ancora circa 2400 immobili. Ma non più connessi al partito. L’obiettivo come ricorda la trasmissione Report, proprio quello di fare da schermo e diventare inattaccabili dai creditori».

     

    Se tanto mi da tanto, e vista le vendite dell’organo del Pd, tra non molto gli italiani tutti, o quasi, dovranno ritirare fuori il portafoglio per pagare i debiti creati dall’Onorata Società “Renzi e Company” per la pubblicità dei loro prodotti: la “Buona Scuola” il “Job Act”, ecc. ecc..

     

    È anche per questi motivi che togliere il nome di Antonio Gramsci dalla prima pagina dell’Unità è una questione etica non estetica come vorrebbe Dario Corallo.

    Poi ci sono i contenuti sociali e po0litici, che, come hanno fatto notare sui social migliaia di commentatori, nulla hanno a che fare con il pensiero gramsciano.

     

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    Ma i solerti giornalisti dell’organo propagandistico “del partito di destra mascherato da partito di sinistra”, non ci stanno e vogliono tenersi quel nome ad ogni costo: « Io – ha scritto Dario Corallo in un articolo dal titolo Chi ha incastrato Antonio Gramsci?” ho storto il naso, ma non sono riuscito da subito a focalizzare il perché questa campagna (quella per la rimozione del nome di Gramsci – N.d. R.) mi sembrasse una sciocchezza. Poi, riflettendo, ho capito che questa è l’ennesima battaglia sulla titolarità della sinistra. A chi appartiene il nome “sinistra”? Chi sono i “compagni”? Di chi è Antonio Gramsci?.» Prima il Corallo usa il solito trucchetto da quattro soldi di portare arbitrariamente il discorso altrove, poi, il come ogni buon retore e come ogni buon banditore da mercato rionale, si dilunga citando Gesù e i suoi seguaci parabolani, il Vangelo e Il Capitale, Engels e Marx, Castoriadis e Lukacs, Sorel e la sinistra … “secondo Corallo” naturalmente. »

     

    Sui social dove la redazione coraggiosamente o sadomasochisticamente , fate voi, posta i suoi articoli, moltissimi commentatori, ho calcolato circa il 90% del totale, hanno reagito negativamente alle parole del giornalista dell’Unità. In sua difesa è insorto il collega Ivano Palmioli che, forse, non rendendosi conto di quanto stava accadendo nella realtà, e sui social, cominciava il suo articolo così : «Chi si vuole appropriare oggi del nome di Gramsci è figlio di una cultura minoritaria, che rinuncia al cambiamento».

    E io mi sono chiesta, ma di chi sta parlando? Forse senza rendersene conto parla proprio del suo “datore di lavoro”? Apparentemente il Palmioli è stato colto da un lapsus freudiano, perché in effetti, se il rapporto con la realtà non mi tradisce, chi si è appropriato del nome di Gramsci sono i nuovi padroni del giornale e chi è figlio di una cultura minoritaria è proprio questo Pd renziano e totalitarista.

    E non sono punti di vista è questione di matematica. Basta leggere senza imbrogliare i risultati delle ultime elezioni, e la percentuale dei commenti in rete “no-Unità-così- com’è” !!!!

     

    «Io non sono cristiano – leggo in un commento – ma se lo fossi e domani l’Avvenire scrivesse che Gesù Cristo non era figlio di dio e nemmanco di Giuseppe, che la verginità della madonna è stata una svista del ginecologo e che Gesù è morto di polmonite , mi chiederei se quel giornale si possa definire ancora cristiano… noooo? La stessa cosa vale per l’Unità che è divenuta portavoce del Pd – partito che ha sorpassato ha destra Forza Italia – e di Bergoglio – a cui ha dedicato il primo numero della sua “rinascita” – mentre Antonio Gramsci scriveva : «Il Vaticano è senza dubbio la più vasta e potente organizzazione privata che sia mai esistita. … la più grande forza reazionaria esistente in Italia, forza tanto più temibile in quanto insidiosa e inafferrabile… Il Vaticano è un nemico internazionale del proletariato rivoluzionario. È evidente che il proletariato italiano dovrà risolvere in gran parte con mezzi propri il problema del papato, ma è egualmente evidente che non vi arriverà da solo, senza il concorso efficace del proletariato internazionale…»

    E allora che c’azzecca il pensiero di Gramsci con quanto viene scritto ogni giorno su quel giornale che puzza di poteri forti lontano un miglio? No caro Dario Corallo non è un problema estetico è un dramma etico , e parafrasando Gaber chiedo : cari compagni riportatelo nella realtà!!!»

     

    Il nome di Antonio Gramsci è stato da sempre usato e abusato. Gli hanno fatto di tutto da vivo e da morto. (leggi qui e qui) Ora il Pd renziano figlio di Occhetto e degno nipote di Togliatti, abusa del suo nome come fece il Migliore… ma migliore di ché !!!

     

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    Il Palmioli nel suo articolo racconta dei suoi amati maestri, Napolitano, Ingrao, sempre ligi alle direttive staliniane, e del compromesso storico di un Berlinguer che, come racconta l’ex console in Argentina Enrico Calamai nel suo libro Niente asilo politico, , in accordo con tutti i partiti comunisti del pianeta, compreso quello argentino, di fronte alla tragedia dei desaparecidos, preferì allearsi con la Chiesa cattolica mandante del genocidio. (leggi Qui e Qui)

    Che dire ancora di questa gente che pretende di potersi fregiare con il nome di un uomo come quello? Dico solo che fanno parte del “sistema”. E quello che per me è un’ignominia per queste persone è motivo di orgoglio.

    Di fronte a queste realtà umane anch’io come Camus provo «unintolleranza quasi organica» e «non posso invidiare il loro sonno» né i sogni che ne scaturiscono.

    19 luglio 2015

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