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    Erik Satie, nome completo Alfred Eric Leslie Satie (Honfleur, 17 maggio 1866 – Parigi, 1 luglio 1925), è stato un compositore e pianista francese.

     

     

    Erik Satie trascorse la sua infanzia tra la Normandia e Parigi. A quattro anni, seguì la sua famiglia da Honfleur per trasferirsi a Parigi, dove il padre aveva ottenuto un posto come traduttore. Alla morte della madre, nel 1872, ritornò con il fratello minore Conrad dai nonni paterni a Honfleur, dove seguì le sue prime lezioni di musica da un organista locale. Alla morte della nonna, nel 1878, Erik e Conrad ritornarono a Parigi dal padre, che nel frattempo si era risposato con una giovane insegnante di piano, la quale darà lezioni a Erik, allora dodicenne.

    Nel 1887 si trasferì a Montmartre: in questo periodo cominciò una lunga amicizia con il poeta romantico Patrice Contamina e fece pubblicare le sue prime composizioni poetiche da suo padre. Nel 1890 traslocò al numero 6 di via Cortot a Montmartre, dove frequentò la clientela artistica del locale Le chat noir e conobbe Debussy.

    Dal 1892 compose le sue prime composizioni musicali e, nel 1893, iniziò una relazione con la pittrice Suzanne Valadon. Il periodo più fecondo di Satie fu quello modernista, che inizia nel 1905 quando il compositore si trasferisce a Parigi e conosce il poeta Jean Cocteau con cui, insieme a Picasso, comporrà, scriverà e realizzerà il balletto d’ispirazione cubista Parade; Satie e Cocteau diventarono fra gli animatori principali del Gruppo dei Sei. Le composizioni di questo periodo sono definite da Satie stesso «musique de tapisserie» (“musica da tappezzeria”) e rappresentano una satira molto forte contro l’accademismo e la musica dotta (si ricorda che Satie era un noto pianista di cabaret) che culmina anche nei balletti, alcuni dei quali ebbero strascichi in tribunale dopo la prima.

     

    La scrittura musicale di Satie era del tutto originale: in Parade, ad esempio, Satie usa suoni molto innovativi come sirene, macchine da scrivere e altri effetti sonori non tradizionalmente musicali; scrive brani difficilmente inquadrabili nei generi conosciuti come le celebri tre Gymnopédie e sette Gnossienne; sperimenta nuove forme del suono e inventa di fatto la tecnica del piano preparato inserendo per la prima volta degli oggetti nella cassa armonica dello strumento nell’opera Le Piège de Méduse; compone inoltre anche il brano più lungo della storia, Vexations, composto da trentacinque battute ripetute 840 volte per una durata totale di circa venti ore.

    Erik Satie morì a 59 anni di cirrosi epatica il 1 luglio del 1925.

    Satie nel cinema e nei libri:  Erik Satie in persona appare in alcune scene del film Entr’acte diretto nel 1924 da René Clair, mentre il suo personaggio è interpretato da Matthew Whittet nel film Moulin Rouge! di Ba Luhrmann del 2001.

     

    Gnossienne

    La parola gnossienne descrive sette pezzi composti per il piano da Erik Satie che però l’autore non riusciva a catalogare in un esistente stile di musica classica.
    Non si trattava né di un preludio nè di una sonata. Satie risolse facilmente il dilemma semplicemente intitolando i pezzi con una parola che coniò appositamente: gnossienne.
    Resta comunque un mistero per molti l’etimologia e la pronuncia di questa parola.
    Qualcuno sostiene che la parola “gnossienne„ sembra essere derivata dalla parola gnosis,
    perché Satie quando iniziò la composizione dei pezzi era attratto dal “Movimento Gnostico
    Cristiano Universale” una corrente neo-gnostica che ebbe origine nella vita e nell’opera
    di Víctor Manuel Gómez, Rodríguez Samael Aun Weor.

    Tuttavia altri sostengono che la parola derivi da Knossos o “da Gnossus„ Cretan e collegano lo Gnossiennes a Theseus, a Ariadneed al mito di Minotauro.

    Gnossienne numero 1.
    Satie compose le prime tre Gnossiennes nel 1890. Questo brano non presenta indicazioni
    di tempo all’inizio della partitura. E’ facile trovare nella musica contemporanea a Satie brani senza il tempo scritto all’inizio; Satie scrisse 5 Gnossienne su 7 SENZA  indicazioni temporali.

    Ognuno può interpretare il brano con pochissime restrizioni poichè il tempo indicato dall’autore consisteva in frasi come ” leggero, con intimità” oppure “Non essere fiero”.
    La prima Gnossienne fu pubblicata nel Settembre del 1893, nel “Le Figaro musical” Nr. 24.

    Gnossienne numero 2.
    Le Gnossiennes di Satie sono spesso viste come una continuazione musicale delle tre Gymnopédies benchè alcuni esperti credano siano più strettamente correlate alle sue Sarabande.
    In entrambe i casi è chiaro che una musica come questa non era mai stata scritta prima rendendo più intuitivo il motivo per cui furono intitolate con una parola così enigmatica.
    Sono composizioni senza tempo e la sensazione di infinito di ogni pezzo deriva dalla natura ciclica del lavoro di Satie.
    Potete ascoltare le sette Gnossienne senza interruzione e non udirete mai in maniera distinta l’inizio o la fine.
    Come per le Gymnopédie, Satie compose delle melodie molto semplici, quasi elementari.

    Gnossienne numero 3.
    Erik Satie, colto e bizzarro. Ironico, iconoclasta, sarcastico. E chi più ne ha più ne metta. Ancora oggi, ascoltando la sua musica, risulta difficile definirne i confini, in quell’ambiguità che la fa apparire seria e giocosa allo stesso tempo.
    Tutto il Novecento musicale è in qualche modo debitore di Erik Satie, per quanto la “grande musica” non l’abbia mai neanche accostato ai “grandi” della sua epoca: Debussy, Ravel, Stravinskij, Mahler.
    Troppo poco “serio” per ottenere il parereunanime dell’Accademia (e del pubblico). Troppo anticonformista per diventare un “classico”.
    Eppure Satie il suo momento di gloria lo ha avuto, quando è diventato esponente di spicco delle avanguardie parigine di inizio secolo, camminando a braccetto sulla riva della Senna con personaggi come Pablo Picasso, René Clair, Jean Cocteau.

    Gnossienne numero 4.
    Elencare gli episodi della vita di Erik Satie e le sue opere significherebbe fare un lunghissimo elenco delle provocazioni con le quali il compositore francese si è fatto largo tra i suoi contemporanei.
    In una Parigi che, a cavallo dei due secoli si preparava, culturalmente parlando, a diventare la capitale più rappresentativa e propositiva d’Europa nel passaggio dalla modernità alla contemporaneità, Satie non prenderà mai una posizione netta e coerente nei confronti
    dei movimenti artistici radicali dell’epoca (impressionismo, simbolismo, surrealismo, dadaismo), a testimonianza di quello spirito libero che lo ha reso una sorta di “cane sciolto” della musica contemporanea.

    Gnossienne numero 5.
    La musica di Erik Satie, specialmente quella per solo pianoforte alla quale dedicò maggiori attenzioni, è stata rivalutata recentemente dalla critica per il suo valore intrinseco e la sua notevole portata rivoluzionaria.
    E oggi Satie è ritenuto universalmente non solo il precursore del minimalismo e della musica ambientale, ma anche uno dei più importanti e influenti musicisti del primo Novecento.
    Infatti questa riscoperta, relativamente recente, della musica di Satie ha inflazionato il mercato
    con svariate esecuzioni e interpretazioni discografiche:
    dalle visioni romantiche di Pascal Rogé su Decca al tecnico, freddo, vigore di Johanna McGregor; da Aldo Ciccolini su Philips in “storiche” registrazioni all’americano Bill Quist addirittura sull’allora neonata Windham Hill Records.

    Gnossienne numero 6.
    Le Gnossiennes numero 4, 5 e 6 sono state pubblicate soltanto nel 1968, molto tempo dopo
    la morte di Erik Satie. Nessuno di questi brani sembra essere stato numerato, e neppure denominato con il nome “Gnossienne„ da Satie stesso.
    La sequenza di queste tre Gnossiennes nella pubblicazione del 1968 secondo Robert Caby non corrisponderebbe all’ordine cronologico di composizione.
    È estremamente improbabile che Satie abbia visto queste composizioni come tre parti di un singolo insieme.
    Questa Gnossienne deve essere stata composta circa otto anni dopo la prima nel Gennaio 1897 circa.

    Gnossienne numero 7.
    Nel “Étoiles de Le Fils des la musique fortuite” composto da Satie nel 1891 troviamo una Gnossienne nel suo primo atto. In questo caso l’appellativo di «Gnossienne» a questo pezzo è
    stato attribuito da Satie, come risulta dalla corrispondenza con il suo editore.
    Pertanto questo pezzo è conosciuto come la settima Gnossienne. Questo pezzo de “Étoiles de Le Fils des la musique fortuite” fu realizzato come “As Manière de commencement” (Un modo per cominciare), il primo di sette movimenti di “Trois Morceaux en forme de poire” (Tre pezzi in forma di pera).

     

     

    Gymnopédies

    LeGymnopédies sono tre opere per pianoforte composte da Erik Satie che furono pubblicate a Parigi nel 1888.

    Caratteristiche: Erik Satie scrisse 3 Gymnopedies come tre brani autonomi, riuniti in un’unica raccolta, stampata per la prima volta dal padre Alfred Satie, editore di musica nel tempo libero. I brani sono costruiti su quell’ambiguità armonica che influenzerà Debussy nel suo passaggio dal Simbolismo all’impressionismo. Ad esempio, le prime battute della Gymnopédie N. 1 sono costituite da una progressione alternata di due accordi di settima maggiore (di Sol e di Re).

     

     I testi sono sono tratti da LottoVolantePlanet e da Wikipedia

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