• È morto Licio Gelli gran burattinaio dei criminali italiani e dei genocidi argentini

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    Andreotti_gelliLicio Gelli (al centro) con Giulio Andreotti

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    di Giulia De Baudi

    Questa mattina su Rai3 –Prima pagina, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire dava notizia della morte di Lucio Gelli. Il necrologio di Tarquinio faceva indignare più di un radioascoltatore, tant’è che egli si vedeva costretto a leggere alcuni messaggi in cui lo si invitava a dire che Gelli era un criminale e come tale andava ricordato.
    Il comportamento del direttore dell’Avvenire non mi meraviglia: ho già visto Marco Tarquinio all’opera mentre negava (vedi qui il video ) che Bergoglio avesse detto che un bambino battezzato e un bambino non battezzato non sono uguali. (leggi qui) .

    Cosa avrebbe dovuto dire secondo me Marco Tarquinio? Ad esempio avrebbe potuto ricordare i suoi legami con lo IOR la Banca vaticana, il giudice Ambrosoli fatto uccidere dalla P2 *, il suo endorsement per i criminali, militari ed ecclesiastici,  argentini colpevoli di genocidio come ricordato nella Sentenza di condanna del generale Carlos Guillermo Suarez Mason, del generale Santiago Omar Riveros e altri per i crimini contro i Cittadini italiani nella Repubblica Argentina del 2000 in cui si legge:
    «A tale proposito, il teste Moretti ha fatto presente che tra i due paesi vi erano rilevanti rapporti economici (essendo l’Argentina interessata, tra l’altro, all’acquisto di armi e di imbarcazioni militari) e che assai stretti erano i legami tra alcuni capi militari argentini e la Massoneria deviata di Licio Gelli. Ha poi affermato che l’ammiraglio Massera (dal quale dipendeva l’Esma, uno dei più famosi luoghi di tortura e di repressione) era stato appoggiato da Gelli nella sua nomina al comando della Marina e, in cambio, quando entrò a far parte della Giunta, si adoperò per far aprire in brevissimo tempo a Buenos Aires gli sportelli del Banco Ambrosiano che era in mano alla P2; e lo stesso Massera, quando andò in congedo e si diede alla politica, venne ancora appoggiato e finanziato dal Banco Ambrosiano. Il teste ha sostenuto, infine, che alla P2 apparteneva anche Carlos Guillermo Suarez Mason, comandante del I corpo dell’Esercito; e che l’esistenza di questi legami poteva dare una spiegazione del perché la tragedia argentina non avesse trovato il giusto spazio sulla stampa italiana e, in particolare, su giornali come “Il Corriere della Sera”, che in quel tempo era controllato dalla P2

    Silvio_Berlusconi_P2

    Per capire meglio i legami tra Gelli, politica, capitale, giornalismo ho copiato un pezzo dell’articolo scritto da Nicola Mente sul blog Gli Stati Generali:

    Del genocidio argentino, scrive Mente, «Ne scriveva già Saverio Tutino, sempre su Repubblica ma su carta, perché era il 1979: «La disinformazione è la prima responsabile di certe semplificazioni arbitrarie. Le conseguenze possono essere gravi: un giorno potremmo essere tutti chiamati come corresponsabili di delitti pari a quelli dei criminali di guerra hitleriani».
    La disinformazione a cui si riferiva Tutino era ad esempio quella del Corriere della Sera. Si legge sul sito dell’Associazione “24 marzo Onlus”, che da più di trent’anni si occupa di ricostruire il cordone ombelicale tra Italia e Argentina volutamente occultato in quel periodo:
    «Nel luglio del 1977 Rizzoli aveva ottenuto attraverso l’intermediazione di Licio Gelli, i fondi necessari per effettuare un’operazione di ricapitalizzazione del gruppo di venti miliardi di lire. Grazie, poi, all’amicizia tra Massera e il “Maestro Venerabile”, l’editore milanese aveva ottenuto ad un ottimo prezzo gli impianti argentini della “Editorial Abril”, la più grande casa editrice del paese espropriata ai fratelli italiani Civita di origine ebraica. In cambio di tutto ciò, Gelli ottenne da Rizzoli la garanzia che il Corriere divenisse, all’insaputa della maggioranza dei redattori, un docile strumento nella mani della P2; ciò significava, tra l’altro, mantenere un sostanziale silenzio nei confronti delle violazioni dei diritti umani compiute dai militari. Dal 1977 al 1981, perciò, gli interventi del Corriere della Sera sulla vicenda dei desaparecidos in Argentina furono molto ridotti e, nei rari casi in cui se ne occupava, solitamente era per fornire un’immagine “rassicurante” del paese».
    D’altronde la P2 annoverava tra i suoi iniziati anche il generalissimo Suàrez Mason e l’ammiraglio Massera, due tra i principali esponenti della giunta argentina. Gelli in questo modo offrì protezione alla dittatura grazie all’influenza piduista sul quotidiano di via Solferino, influenza rappresentata dall’amministratore delegato Bruno Tassan Din, dall’ex direttore Franco Di Bella– in carica al Corriere dal 1977 al 1981- e soprattutto dallo stesso proprietario del gruppo editoriale, Angelo Rizzoli. L’operazione Condor nel suo complesso prevedeva anche altre eccellenze italiane esperte in manovalanza e reclutamento, come il neofascista Stefano Delle Chiaie.
    La disinformazione -o la non informazione, perché questo fu il metodo- colpì però anche il comunismo istituzionale de l’Unità, quotidiano stritolato dagli interessi dell’allora capo supremo sovietico Breznev con la giunta militare argentina. Anche la stampa cattolica si mostrò piuttosto refrattaria nel divulgare le nefandezze argentine, data la rigidissima ‘osservanza’ cattolica di Videla, Pinochet e soci.»


    Ho utilizzato il testo di Nicola Mente perché riassume bene ciò che su questo nostro sito di informazione denunciamo da anni in modo dettagliato. (Leggi qui)

    Che aggiungere di più? È morto un … faccio molta fatica a scrivere “essere umano” perché Gelli aveva perduto ciò che caratterizza gli esseri umani. Egli era poco più che un animale assetato di sangue umano e viveva per distruggere ciò che di umano esiste negli esseri umani. Lo stesso vale per tutti i suoi sodali ecclesiastici, politici, industriali, finanzieri, giornalisti, militari, poliziotti ecc. ecc. che continueranno a fare ciò che hanno sempre fatto nascondendosi nelle loro fogne dorate.


    * “Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, si ebbe la conferma del ruolo della loggia massonica P2 nelle manovre per salvare Sindona. Il 18 marzo 1986, a Milano, Michele Sindona e l’italo-americano Robert Venetucci furono condannati all’ergastolo per l’uccisione dell’avvocato. Restano invece ancora sconosciuti i mandanti dell’omicidio del giudice Ambrosoli , sebbene sia stata più volte accreditata l’ipotesi di Giulio Andreotti.”

    Leggi qui tutti gli articoli in cui si parla di Licio Gelli redatti dal giornale argentino Pagina12

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