• Dossier Bergoglio – La banalità del Diavolo nel paese di ciechi

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    di Giulia De Baudi

     

    Nel suo racconto Il paese dei ciechi (The Country of the Blind), H. G. Wells narrava di un luogo remoto, una valle inaccessibile imprigionata tra le montagne della cordigliera andina. In questo paese una guida alpina, salvatasi miracolosamente da una caduta che l’aveva portato nella valle, giunge stanco e affamato. Nuñez si rende immediatamente conto che tutti gli abitanti sono ciechi e tra loro si sente un re … fino a quando non viene a sapere che gli abitanti vogliono che diventi come loro: i ciechi  volevano imporgli la cecità. È chiaro il riferimento di Wells ad una società che non accetta il diverso, e che quindi cerchi in tutti modi di uniformare tutto ciò che essendo fuori dalla norma è perturbante. Infatti il significato letterario dell’aggettivo sostantivato tedesco Das Unheimliche , sinonimo di pauroso, inquietante, perturbante, è non (un) familiare (heimlich).

     

    In questo paese narrato dall’autore di L’uomo invisibile  (The Invisible Man) – altro eccezionale racconto – la cecità e la norma.

     

    Nella nostra bella Italia invece è la norma è il delirio. No, non spaventatevi. Voglio solo dire che nel nostro Bel Paese se un uomo va in giro a dire che esiste una “concreta e insidiosa presenza del diavolo”, non viene preso per un debole di mente, tutt’altro: il suo difetto di pensiero, amplificato dai media senza un minimo cenno critico, viene assorbito da migliaia di persone, accecate dalla credenza religiosa, come qualcosa di assolutamente normale:  «In questo momento viene il nemico, – ha detto Bergoglio pochi giorni fa – viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo!».

     

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    Un discorso delirante del genere in un paese normale farebbe accorre immediatamente la guardia medica psichiatrica. Invece il nostro contesto culturale, accecato dalla pervasiva azione mediatica, lo rende congruo.

    È chiaro che la volontà della cultura dominante – nella quale i media hanno il ruolo di killer – è quella voler da una parte non curare i ciechi, e dall’altra cercar di accecare i vedenti.

     

    Infatti il continuo e pervasivo sforzo mediatico cerca in ogni modo di rendere invisibile alcuni fatti … perturbanti,  non rendendoli pubblici e coprendoli con … “la banalità del diavolo”.

    Hannah Arendt mi scuserà se uso le sue parole parafrasandole; il fine è nobile.

     

    Un fermo immagine mostra il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe e sua moglie Grace mentre salutano Papa Francesco al termine della messa di inaugurazione del Pontificato nella Basilica di San Pietro, Citta' del Vaticano, 19 marzo 2013. ANSA/ TELEPACE++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

     

    Uno di questi episodi taciuti dalla stampa ufficiale è la presenza del presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe alla messa di inaugurazione del pontificato di Bergoglio. Questo nonostante le sanzioni imposte dall’Unione Europea nel 2002 che gli impediscono di viaggiare e transitare nel territorio europeo.

     

    Mugabe, cattolico fervente per sua stessa ammissione, a capo di in un paese dove i cattolici sono solo il 10% della popolazione, è uno dei tanti tiranni africani in ottimi rapporti con le gerarchie ecclesiastiche vaticane, che sostengono la sua presidenza. Come d’altronde sostennero gli Hutu durante il genocidio in Ruanda nel 1994: un milione di morti.

    Le organizzazioni per i diritti umani denunciano da anni i reati di cui si sarebbe macchiato Mugabe: la persecuzione e la tortura degli avversari politici e delle minoranze etniche, le violenze sistematiche, l’esproprio forzato dei beni e dei possedimenti terrieri, i brogli elettorali e l’appropriazione a scopo personale degli aiuti internazionali alle popolazioni del paese. La presidenza di Mugabe viene definita come un “Regno del terrore”, nonché come un “pessimo esempio” per il continente africano.

     

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    Ma forse Bergoglio che si è mascherato da San Francesco non sa che in quel paese gli ultimi, che egli dice di voler rappresentare, sono trattati come cani. Nello Zimbabwe l’opposizione rimane forte nelle principali città e nelle bidonvilles. In quei luoghi la propaganda di Mugabe non riusciva ad arrivare. E così il governo, per eliminare questo problema, lanciò l’Operazione Murambatsvina, che in lingua shona significa «spazzar via», durante la quale vennero abbattute tutte le baraccopoli intorno alle grandi città, ufficialmente per fini d’igiene e ordine pubblico, in realtà per eliminare l’opposizione politica.

    D’altronde Mugabe ha studiato nelle stesse scuole gesuite dove alle élite di tutto il mondo viene inculcata l’idea di appartenere agli unti del signore che devono dominare i più deboli. E Bergoglio insegnava in quelle scuole e ne divenne superiore provinciale, cioè il capo in testa. E il cerchio si chiude.

     

    videla e Luciani

     Videla, sullo sfondo, mentre appalude Luciani

    durante la cerimonia dall’intronizzazione

     

    Non ci dobbiamo meravigliare se individui come il dittatore Mugabe macchiano di sangue umano i sacri pavimenti vaticani; anche Videla il macellaio argentino “compagno di merenda” di Bergoglio, illuminò con la sua presenza la cerimonia di intronizzazione di Papa Luciani, il quale, non avendo fatto gli scongiuri, di lì a poco … lasciò il regno papalino al polacco Woytjla  grande amico dei moderni caudillos sudamericani ebbri di sangue umano.

     

    Qui gli altri articoli del “Dossier Bergoglio”

     

     

    Potete leggere qui il Paese dei ciechi di Wells

     

     

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