• Cuba – Le favole dove i buoni vincono

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    Cuba Daily Life

    È ora di dormire

     

    di Yoani Sánchez

     

    Un altro, un altro, un altro! esige mentre appoggia la schiena al cuscino e stira le gambe verso il soffitto. La madre deve inventare rapidamente un nuovo racconto, imbastire una storia che faccia dormire suo figlio. Così mescola personaggi di fratelli Grimm con altri, usciti dai cartoni animati nazionali, per narrargli una favola simpatica con morale inclusa. Il biberon cade di lato, i piedi rimangono tranquilli e gli occhi cominciano a chiudersi. Ha funzionato, il bambino si è addormentato.

     

    Nonostante la velocità della vita moderna e le ristrettezze economiche, molti genitori cubani ancora creano racconti ai loro figli quando li mettono a letto. Alcuni preferiscono leggerli, altri li inventano o evocano quelli ascoltati nella loro infanzia. I videogiochi e i film di Disney hanno aggiunto nuove situazioni  e nuovi personaggi per raccontare. Non è raro che allora Pulgarcito e Buzz Lightyear divengano amici in queste storie o che Harry Potter cada vittima di una mela avvelenata. In tempo di meticciato dei generi, certo non sorprende che un pezzo di un reggaetón (un tipo di Reggae cantato a Panama – N.d.T.) esca dalla bocca del mago di un qualche regno o della strega cattiva del racconto. L’obiettivo è quello di fare in modo che le palpebre divengano pesanti e il sonno giunga prima possibile.

     

    Qualche giorno fa un amico mi narrò che sua figlia gli aveva chiesto un nuovo racconto. «Uno papà, che non stia in nessun libro» lo avvertì. Il padre, stanco per la giornata lavorativa e incapace ormai di inventare una nuova fiction, decise di narrale la sua routine. «Questo era un uomo – iniziò – che si alzava tutti i giorni alle sei di mattina». Mentre parlava, la bimba seguiva ogni suo gesto, aspettando che il protagonista si convertisse in eroe o in furfante. «Cercava il pane del razionamento   continuò – e poi andava al suo lavoro nell’omnibus che a volte passava e altre volte no».

     

    Un piccolo rictus di impazienza cominciò a abbozzarsi nel volto della piccola, però la voce non si fermò «Alla fine del mese riceveva un salario con cui si riusciva a malapena a pagare l’elettricità e un po’ di alimentari, e quindi quel buon uomo doveva fare qualcosa di male e di illegale per sopravvivere …»

     

    Un lamento di frustrazione interruppe in monotono narratore. Le manine della bimba lanciarono il cuscino lontano dal letto mentre gridava «No, papi, no, io voglio un racconto dove i buoni vincono!»

     

    16 dicembre 2013

     

    Laureata in Filologia, giornalista per vocazione e informatica  per passione, cerco di narrare la realtà de Cuba in  questo blog. Vivo en La Habana e aspetto che un giorno la libertà e il rispetto dei diritti umani si installino definitivamente nella nostra Isola.

     

    Generación Y è un Blog ispirato a gente come me, con nomi che cominciano o contengono  una “i greca”. Nati nella Cuba degli anni ‘70 e ‘80, segnati dalle scuole  militari, dai bambolotti russi, dagli espatri illegali e la frustrazione. Così invito specialmente Yanisleidi, Yoandri, Yusimí, Yuniesky e altri che trascinano la loro  “i greca” a leggermi e a scrivermi.

    Yoani Sánchez

    P.S. Ho anche un altro blog, chiamato Cuba Libre

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