• Cuba – Il peso della sopravvivenza

      0 commenti

    onzas

     

     

    yoani

    Yoani Sànchez

     Pubblichiamo questo articolo, apparso su Generación Y il 4 ottobre 2013, per continuare la nostra ricerca sulla realtà della società cubana. Lo sguardo di Yoani Sanchez, come potete leggere negli altri suoi articoli da noi pubblicati,  è lo sguardo limpido, e non ideologico, di chi da sempre lotta per mutare la realtà sociale di Cuba rischiando la prigione, di cui ha già conosciuto le mura. Continuiamo questa ricerca non per mostrare quanto loro sono cattivi e quanto invece noi siamo buoni, ma per fare una ricerca sui fallimenti del socialismo cubano. L’ospedale descritto da Yoani è molto simile a molti nostri ospedali dove gli infermieri lucrano molto più cinicamente di quanto facciano le infermiere cubane. Una società, la nostra e la loro, corrotta anche nei livelli più bassi della società. Corruzione tollerata e agita dalla classe dirigente, nostra e loro.

    Gian Carlo Zanon

     

    Once* di neonato

     

    Nella parte più bassa dei pantaloni  ha cucito una doppia fodera. È sufficiente per  collocarvi il latte in polvere che prende di nascosto dalla fabbrica in cui lavora. Finora non ha avuto problemi, però quando cambia il personale di sorveglianza deve evitare per qualche giorno di portare qualcosa a casa. Il lavoro che svolge in questo Complesso Lattiero non gli ha mai interessato professionalmente, però non lo cambierebbe per nessun altro. A questo compito di impacchettatore deve la possibilità di aver potuto celebrare il quindicennio di sua figlia, le migliorie che fece alla sua casa, la piccola moto che gli serve per muoversi in città. Ha un impiego invidiato da molti. Un’occupazione che potrebbe fare anche con la scuola media inferiore, che però ambito da universitari, da esperti e anche da scienziati: lui sta in un centro lavorativo dove si può rubare.

     

    L’ingegno e  l’illegalità si coniugano quando è ora di guadagnarsi la vita. Tubi laminati portati sotto la camicia nei quali si trasporta alcool preso nelle distillerie; torcitori di tabacco che calcolano il tempo in cui le camere da presa della sicurezza sono puntate da un’altra parte per nascondere un sigaro sotto la propria tavola; panettieri che inseriscono più lievito per far sì che il pane si gonfi in modo smisurato per poter rivendere la farina; tassisti furbi che modificano il tassametro; dipendenti che rubano in ogni confezione di detergente liquido una porzione del prodotto; contadini che mettono in ogni sacco di fagioli una corrispondente porzione di piccole pietre  … in modo che pesi di più. Una creatività versata alla appropriazione indebita dei beni dello Stato e del cliente, si estende in tutta l’Isola.

     

    Senza dubbio, tra tutte le forme contorte ed astute di “lotta” che ho conosciuto, ce n’è una che si distacca per la sua singolarità. Le seppi da un’amica che diede alla luce un bebè sottopeso nell’ospedale ostetrico de La Avana. Tanto il neonato come la madre dovevano obbligatoriamente rimanere nella istituzione medica fino a ché il bimbo non aumentasse almeno di una libbra.

     

    Il processo era lento e la puerpera voleva tornare a casa. I bagni della struttura ospedaliera non avevano acqua, il cibo era pessimo, e ogni giorni la sua famiglia doveva sobbarcarsi la fatica per portarle alimenti e indumenti puliti. Per di più, la mia amica vedeva altri bebè sottopeso che venivano rapidamente mandati a casa.

     

    Parlò di questo ad un’altra paziente e questa le rispose “ Ma sei scema? Ma non sai che l’infermiera vende le once?”  Quella signora con il camice bianco, che ogni mattina percorreva i corridoi della sala per scrivere nella cartella clinica il peso dei neonati, vendeva once inesistenti di bebè. Un gran affare!

    948369-mater

     

    Dopo aver conosciuto questa storia niente mi meraviglia più, e niente mi sorprende, sulle molteplici forme in cui i cubani “lottano” per sopravvivere.

    * Una oncia, equivale a 28,35 grammi e si indica

     

    Articolo tradotto e curato da Gian Carlo Zanon

    Qui gli altri articoli di Yoani Sanchez

    bilancia

     

    Onzas de Bebé

     

    di  Yoani Sànchez

    Le ha cosido al pantalón un doble forro en la zona más baja. Suficiente para colocar allí la leche en polvo que saca a escondidas de la fábrica. Hasta ahora nunca ha tenido problemas, pero de vez en cuando traen a un nuevo custodio y debe evitar por unos días llevarse algo a casa. Nunca le ha interesado profesionalmente el trabajo en ese Complejo Lácteo, pero no lo cambiaría por ningún otro. A esa plaza de empaquetador le debe los quince que pudo celebrarle a su hija, la placa que logró hacerle a la casa, la pequeña moto con la que se mueve por toda la ciudad. Tiene un empleo envidiado por muchos. Una ocupación que podría hacer alguien con sólo sexto grado, pero que codician universitarios, expertos y hasta científicos. Está en un centro laboral donde se puede robar.


    El ingenio y la ilegalidad se conjugan a la hora de ganarse la vida. Mangueras enrolladas por debajo de la camisa en las que se transportan alcohol sacado de las destilerías. Torcedores de tabaco que calculan el tiempo en que la cámara de seguridad mira hacia otro lado para esconder un habano debajo de su mesa. Panaderos que agregan más levadura para que la masa se hinche desmesuradamente y poder revender la harina. Taxistas diestros en adulterar el taxímetro; dependientas que le roban a cada pomo de detergente líquido una porción del producto; campesinos que agregan a cada saco de frijoles su correspondiente porción de pequeñas piedras… para que pese más. Una creatividad volcada en el desfalco al Estado y al cliente, se extiende por toda la Isla.

    Sin embargo, de todas las formas rebuscadas y astutas de “luchar”, que he conocido, hay una que destaca por sorprendente. La supe por una amiga que dio a luz un bebé bajo de peso en hospital de maternidad en La Habana. Tanto el niño como la madre debían quedarse en la institución médica hasta tanto éste aumentara al menos una libra.

     

    El proceso era lento y la recién parida estaba desesperada por volver a casa. El baño no tenía agua, la comida era pésima y cada día su familia debía hacer un gran sacrificio por llevarle alimentos y ropa limpia. Para colmo, mi amiga veía como a otros bebés con poco peso les daban de alta rápidamente.

     

    Le comentó su desesperación a otra paciente y esta le respondió riendo: “¡Pero tú eres boba! ¡Tú no sabes que la enfermera vende las onzas!”. Aquella señora de bata blanca que recorría las salas cada mañana cobraba por escribir un peso mayor en la historia clínica. Vendía onzas inexistentes de bebé. ¡Vaya negocio!

     

    Después de conocer esa historia ya nada me extraña, ni nada me sorprende, sobre las múltiples formas en que los cubanos “luchan” por sobrevivir.

    Scrivi un commento