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«Il tempo del disprezzo»*
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di Gian Carlo Zanon
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«Non esiste la storia, la società, esistono uomini che fanno la storia e la società. Bisogna allora conoscere queste realtà umane che fanno questa storia e questa società».
Massimo Fagioli, Istinto di morte e conoscenza
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«Fratelli miei, – disse infine Paneloux – (…) l’amore di Dio è un amore difficile: suppone un totale abbandono di se stessi e il disprezzo per la propria persona».
Metto insieme questa frase – pronunciate dal prete nel romanzo di Camus La peste, che danno l’esatta dimensione patologica dell’alienazione religiosa – e le frasi pronunciate ieri da un tristemente noto esponente politico della destra: «Non vedo l’ora che la scienza e anche il buon Dio, perché la scienza da sola non basta, sconfiggano questo mostro per tornare a uscire. Ci avviciniamo alla Santa Pasqua e occorre anche la protezione del Cuore Immacolato di Maria».
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Non c’è molto d’aggiungere se non che, anche in questo caso, l’alienazione religiosa – che fa di ciò che è ciò che non è e di ciò che non è ciò che è – confina l’identità umana in un essere inesistente che non solo pretende l’annullamento dell’identità umana ma anche la demenza. Conferme del delirio religioso giungono anche da Torino: sabato 11 aprile in diretta tv e sui social quel lenzuolone inzaccherato denominato Sacra Sindone, ci sarà una speciale liturgia in onore del Coronavirus: Alle 17, dicono le cronache, monsignor Nosiglia liturgirirà, pregherà, contemplerà, ecc. ecc..
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Questo è lo stato delle cose. Questo non è tempo di dialettica è giunto «il tempo del disprezzo» per chi facendo leva sull’alienazione religiosa – che come un boa avvolge nelle sue spire la mente di chi di alienazione religiosa non è mai guarito – usa la religione per addomesticare le misere menti di chi per pigrizia mentale, anziché pensare preferisce credere, vivendo quella scissione patologica che porta i padri di famiglia ad andare a messa alla mattina, negare l’identità umana all’immigrato al pomeriggio, e violentare una immigrata la sera in uno squallido rapporto mercenario.
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«D’altronde, la maggior parte delle persone, quando non avessero disertato i loro doveri religiosi, o quando non li facessero coincidere con una vita privata profondamente immorale, avevano sostituito le pratiche ordinarie con superstizioni poco ragionevoli. Portavano medaglie protettive o amuleti di san Rocco più che andare a messa». A. Camus La peste,
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