• Chiesa, pedofilia e marketing: l’ennesima messa in scena mediatica di Bergoglio

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    POPE FRANCIS

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    di Giulia De Baudi

    Il padiglione delle meraviglie mediatico, quello in cui “più gente entra più bugiardi si vedono”, si è rimesso in moto per mettere in scena un’altra commedia sulla grandezza di Bergoglio. Ne dà notizia Adriano Prosperi storico e giornalista di talento. Quindi non sto parlando di uno di quegli squallidi personaggi che scrivono sotto dettatura e che riempiono di falsità ogni forma di informazione mediatica.

    Ecco ciò che scrive Prosperi su Repubblica dell’11 giugno 2015 in un articolo intitolato: Il tribunale di Francesco – La svolta di Bergoglio contro chi ha preferito insabbiare gli scandali: «(…) Papa Francesco ha accolto tra le altre una proposta di quella Commissione per la tutela dei minori da lui voluta, dove siedono tra gli altri due membri che da bambini furono abusati da sacerdoti: l’istituzione del reato di “abuso di ufficio episcopale”. Ne sono colpevoli quei vescovi che, informati di abusi sessuali di preti su minori o persone deboli, non danno o non daranno corso adeguato alla denunzia. Ed è fortemente probabile che la norma verrà interpretata in senso retroattivo e potrà colpire anche quei vescovi che nel passato hanno insabbiato, taciuto o dato scarsa rilevanza alla notizia di tali reati nelle loro diocesi».

    Poi, dopo una dotta disquisizione storica sulla storia della pedofilia nella Chiesa cattolica A. Prosperi scrive: «C’è da sperare che stavolta le cose andranno diversamente rispetto a quando a metà ‘900 il cardinal Ottaviani, ultimo prefetto della congregazione del Sant’Uffizio, decise di chiudere sotto il coperchio di un segreto totale l’esame e il giudizio sui casi di violenza sui minori» (SIC)

    Se non si trattasse di Adriano Prosperi potrei fermarmi qui. Ma dato che questo articolo lo ha scritto uno storico molto stimato – anche da me che per anni ho attinto da ciò che egli scriveva su vari giornali – mi chiedo se egli possieda ancora quel senso di realtà e di verità che lo ha contraddistinto separandolo finora dalla “banalità del male” mediatico”.

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    Possibile che una persona di tal fatta non abbia ben chiaro che questa istituzione del reato di “abuso di ufficio episcopale” altro non sia che l’ennesimo tentativo di accecare chi ancora crede che Bergoglio abbia una vera volontà di cambiare la chiesa?. Possibile che Prosperi non comprenda che questo avocare a sé il diritto/dovere di “processare” i vescovi che «informati di abusi sessuali di preti su minori o persone deboli, non danno o non daranno corso adeguato alla denunzia» altro non sia che un mascherare ancora una volta un crimine con la comoda maschera del peccato da emendare con quattro avemaria e sette pater noster o cose del genere? Ma si è chiesto Prosperi a chi verrà denunziato e da chi verrà giudicato ‘sto “reato” di “abuso di ufficio episcopale”?

    Come può sperare Prosperi «che stavolta le cose andranno diversamente» se nelle nuove “Linee guida  per  i  casi  di abuso sessuale  nei confronti di minori  da parte  di chierici” emanate nel maggio 2012, viene scritto esplicitamente :

    “I Vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione del proprio ministero (cfr. artt. 200 e 256 del codice di procedura penale; artt. 2, comma 1, e 4, comma 4, dell’Accordo del 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede [L. 25 marzo 1985, n. 121]).”

    E questo è solo ciò che c’è in superficie, c’è molto peggio e il resto potete leggerlo nella nostra rubrica “Chiesa e pedofilia”. Se come scrive Prosperi «la norma verrà interpretata in senso retroattivo e potrà colpire anche quei vescovi che nel passato hanno insabbiato, taciuto o dato scarsa rilevanza alla notizia di tali reati nelle loro diocesi.» si arriverebbe al ridicolo perché, per esempio, i porporati irlandesi potrebbero mostrare alla benemerita “Commissione per la tutela dei minori” la lettera del 1997 dell’arcivescovo Luciano Storero, con la quale ordinava ai vescovi irlandesi di non denunciare i casi di abusi sui minori commessi dai sacerdoti. (Leggi qui)

    Ma certamente sono io che sbaglio perché non riconosco né la legge della Chiesa cattolica né tanto meno quella divina e quindi, nella mia profonda ignoranza, mi rifiuto di assimilare il peccato di abuso di minore, inteso come peccato, al crimine del pederasta in abito talare, e quindi …

    Invece Prosperi, a quanto afferma, nella giustizia divina crede molto «La condanna senza appello del Gesù dei Vangeliscrive nell’articolo – si è abbattuta così proprio su quel corpo ecclesiastico che ha celato sotto il mantello dei suoi privilegi chi ha abusato delle creature più indifese affidategli dalla fiducia della società.» ed è questo che fa la differenza tra me e lui.

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