• Albert Camus – Gli articoli di Combat: “Sarete giudicati sulla base delle vostre azioni” – “La professione del giornalista”

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    24-10L’incontro tra Pétain e Hitler

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    Combat clandestino, n. 58, Luglio 1944

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    Albert Camus

    Sarete giudicati sulla base delle vostre azioni

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    Nel momento in cui si sta per affrontare la fase finale della lotta, Pétain (1)  e Laval (2) si sono adoperati per far sentire una volta di più le loro voci discordanti e per accreditate alla loro politica comune un’apparente differenza di tono. Entrambi si sono rivolti al paese e, secondo la loro tradizionale divisione del lavoro, Laval ha parlato della Germania, mentre Pétain ha finto di parlare della Francia.

     

    Ma per la verità parlavano tutti e due di tradimento. Semplicemente ne parlavano tutti e due con un tono di tristezza, come se il tradimento fosse divenuto di colpo un tradimento lucido. La cosa dura da due anni. Dal momento in cui ha gettato a Vichy le basi di un regime che ci ha fatto mancare tutto salvo l’umiliazione e la vergogna, Pétain non ha mai smesso, con un gioco che crede abile, di essere il simbolo più alto che abbiamo del compromesso e della confusione.

    Ma quando impera il compromesso, è sufficiente parlar chiaro. Viviamo un’epoca in cui le uniche risorse sono il coraggio e il linguaggio chiaro. E come sempre è la Resistenza francese a dire le parole nelle quali la Francia si riconosce. E poiché è libera degli appelli, anche la Resistenza lancia un appello supremo al popolo francese.

    Gli dice che non c’è più tempo per riflettere, soppesare o valutare.

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    I secondi fini di Pétain, ammesso che ne abbia, le furbizie di Laval, sono ormai secondari: la neutralità non è più possibile. È venuto il momento in cui gli uomini del nostro paese saranno giudicati non sulla base delle loro intenzioni bensì dalle loro azioni, e dalle loro azioni legittimate dalle loro parole. È questa la sola cosa giusta.

    E la resistenza francese ci dice chiaramente che da cinque anni le parole e le azioni di Pétain e Laval non hanno fatto altro che dividere la Francia, umiliare la Francia, uccidere una quantità di francesi. Pétain e Laval hanno ormai disonorato la guerra e perciò saranno sottoposti a giudizio.

     

    Der rote Maquis in Frankreich Festgenommene Terroristen vor ihrem Abtransport. Die Anführer der Banden sind Juden, geflüchtete Rotspanier und englische Agenten, die meist gut gekleidet und mit großen Geldsummen versehen sind. Ihre Gefolgsmänner rekrutieren sich fast ausschließlich aus arbeitscheuem Gesindel.

    La Resistenza dice che viviamo un’epoca in cui le parole contano, in cui tutte le parole comportano un impegno, soprattutto quando sono parole che decretano la condanna a morte dei nostri fratelli, che insultano il nostro coraggio e che danno in pasto la carne stessa della Francia al più implacabile dei nemici. Di fronte a chi chiama terroristi e assassini dei compatrioti, di fronte a chi chiama onore ciò che è solo abdicazione, ordine ciò che è tortura, lealismo ciò che è omicidio, non è possibile alcun compromesso.

     

    La Resistenza vi dice che sul suolo francese non avete un governo e che non ne avete bisogno. Siamo di gran lunga abbastanza forti per sopportare a denti stretti quanto ci opprime e ci schiaccia; abbastanza forti per sostenere il pensiero dei nostri compagni imprigionati e torturati, di cui non parliamo mai e su cui nondimeno spargiamo il silenzio della fratellanza; abbastanza forti per tollerare la fame e l’omicidio. Non abbiamo bisogno di Vichy per regolare i nostri conti con la vergogna. Non abbiamo bisogno di benedizioni ipocrite, abbiamo bisogno di uomini e di coraggio; non abbiamo bisogno di soggiacere al culto della sofferenza, dobbiamo soltanto dominarla. Per niente soli, anzi, con tutto un popolo, uniti contro una nazione depredata e un pugno di traditori senza onore. Non ci occorre una morale da confessori, ci occorre coraggio, e non saranno certo gli apostoli di tutte le rinunce a fornircelo.

     

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    Francesi, la Resistenza vi lancia l’unico appello che dovete ascoltare. La guerra è diventata guerra totale, la battaglia da combattere è ormai una sola. Nel momento in cui il meglio della nazione si prepara al sacrificio non ci sentiremo certo tentati dal perdono. Tutto ciò che non è con noi è contro di noi. Ormai in Francia esistono soltanto due partiti: la Francia di tutti e la Francia di coloro che saranno distrutti per aver cercato di distruggerla.

    (1) Pétain, Philippe (1856-1951). Maresciallo di Francia nel 1918, considerato il vincitore di Verdun, nel1934 è, per alcuni mesi, ministro della Guerra. Vicino a Maurras e all’Action Française, nel 1939 diventa ambasciatore in Spagna presso Franco. Vicepresidente del governo di Paul Reynaud nel marzo 1940 e, in seguito alle dimissioni del primo ministro, presidente del Consiglio il 16 giugno 1940, Pétain chiede l’armistizio e diventa capo dello Stato francese – organismo che, dopo il voto dell’Assemblea nazionale il 10 luglio 1940, sostituisce la Repubblica.

    Fonda il governo di Vichy. Con il motto “Lavoro, Famiglia, Patria” pratica una politica di collaborazionismo attivo, anche se il suo potere risulta indebolito dall’ascesa di Laval e dall’occupazione della zona libera (novembre 1942).

    Fuggito a Sigmaringen, rientra in Francia nell’aprile 1945, dove è sottoposto a processo (23 luglio-l5 agosto). Condannato a morte, la pena viene immediatamente commutata in ergastolo. Muore all’Île d’Yeu nel giugno 1951.

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    (2) Laval Pierre (1883-1945). Deputato socialista, poi “socialista indipendente”, più volte ministro della Terza Repubblica e due volte presidente del Consiglio.

    Costretto alle dimissioni nel 1936, torna al potere dopo la disfatta del 1940. Ministro di Stato nel governo Pétain, fa votare dal Parlamento la revisione della Costituzione – che pone fine alla Repubblica – e svolge un ruolo fondamentale al momento dell’istituzione del governo di Vichy di cui è vicepresidente. Acceso sostenitore del collaborazionismo, è l’organizzatore nell’ottobre 1940 dell’incontro Pétain-Hitler a Montoire; arrestato su ordine di Pétain – che lo sostituisce per alcuni mesi con Darlan (gennaio 1941-aprile 1942) – viene liberato dai tedeschi, i quali fanno di lui l’uomo forte del governo di Vichy, ministro sia degli Interni sia dell’Informazione sia degli Esteri. È noto che si dichiarò a favore della vittoria della Germania.

    Fuggito a Sigmaringen con Pétain, poi in Austria, sarà arrestato, condannato a morte e, dopo un tentativo di suicidio, fucilato il 15 ottobre 1945.

    Pierre Laval con  Adolf Hitler

    Pierre Laval con Adolf Hitler

    La professione del giornalista

    “Per la prima volta nella storia, il mestiere di giornalista è diventato una professione onorevole”, ha dichiarato Marcel Déat (1).

    Marcel Déat ha ragione.

    Il giornalismo clandestino è onorevole perché è una prova d’indipendenza, perché comporta un rischio. É buono e sano che tutto quanto riguarda l’attualità politica si sia fatto pericoloso. Se c’è una cosa che non desideriamo rivedere mai più, è l’impunità dietro la quale hanno trovato copertura tanti atti di codardia tante collusioni nefaste.

    Dopo che sono divenute delle attività onorevoli, alla politica e al giornalismo spetterà il compito di giudicare domani coloro che le hanno disonorate … Marcel Déat, ad esempio.

    (1)Déat Marcel (1894-1955). Deputato socialista, ministro della Terza Repubblica, nel 1940 diventa direttore del giornale Œuvre e fonda il Rassemblement National Populaire, di fede collaborazionista. Nel 1944 segretario di Stato d Lavoro e agli Affari sociali, è un propagandista molto attivo. Rifugiatosi in Italia, verrà condannato a morte in contumacia. Finirà i suoi giorni a Torino, (1955) nascosto in un convento, dove si era rifugiato, protetto, come moltissimi altri nazifascisti, dalla Chiesa cattolica.

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