• (R) Boy scout: omosessualità e pederastia

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    Riproponiamo questo articolo dopo l’arresto in fragranza di reato di un capo scuot 24enne, sorpreso nella cameretta di un giovanissimo che aveva contattato su Facebook. L’arrestato era capo scout e impegnato nel volontariato, arrestato in flagranza e sottoposto a obbligo di dimora: poco tempo fa ha incontrato un 12enne di Treviso. Leggi qui l’articolo.

    Nell’agosto del 2014, il Presidente del Consiglio  Matteo Renzi andò a presenziare il raduno dei boy scout a San Rossore: «Matteo Renzi uno di noi» gridarono in coro  grandi e piccini vestini da scouttini. «È uno scout come noi» hanno detto alcuni scouttini più adulti vestiti da bambini … infatti … è proprio come loro …

    L’associazione dei boy scout americani dal primo gennaio ha aperto le iscrizioni a ragazzi e ragazze dichiaratamente omosessuali. Per gli adulti omosessuali invece le porte rimarranno chiuse e i giovani che si dichiarano gay non potranno ricoprire ruoli di guida.

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    di Nora Helmer

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     Forse sono una “fissata”, ma quando ho letto la notizia che in America nei gruppi scoutistici c’è stata l’apertura ai ragazzi e alle ragazze gay, mi sono venuti alla mente gli episodi di pederastia avvenuti sia negli Usa sia in Canada. Quando nell’ottobre del 2012 il Perversion File della Boy Scouts of America, un dossier di 14 mila pagine contenente le prove di migliaia di abusi su minori, è stato reso pubblico, si è scoperchiato l’ennesimo orrore. Non dimentichiamo che le organizzazioni dei Boys Scout nelle Americhe sono protette e sovvenzionate dalle varie chiese cristiane. Nel nostro paese dalla Chiesa cattolica.

     

    Dico questo perché nelle pagine del Perversion File si evince che la “regola” Vaticana dell’omissione di denuncia alle autorità giudiziarie della pederastia, prevista tra l’altro anche nelle Linee Guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte dei clerici, emanate nel maggio del 2012, veniva seguita pedissequamente anche dalle organizzazioni scoutistiche americane e canadesi.

     

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    Dico questo perché in  ben pochi casi, non più di trenta, i dirigenti dei gruppi Scout si sono attivati per contattare le forze dell’ordine; negli altri casi i capi dello scoutismo d’oltreoceano non si sono mai attivati nella denuncia dei crimini. Quindi è successo ciò che è successo e continua a succedere anche nella Chiesa cattolica che sovvenziona una gran parte dello scoutismo mondiale di cui è il faro morale. Un faro che, visto i risultati, emana ben poca luce, o troppa, a seconda di come si giudica la morale cattolica.

    Quando il Perversion File fu reso pubblico, negli Stati Uniti scoppiò uno scandalo. Dalle carte risultava che l’organizzazione aveva coperto per decenni migliaia di violenze su ragazzini di ogni età compiuti da parte delle guide e dei dirigenti scout.

    Un grave atto di accusa dunque, non solo contro i diretti responsabili degli abusi, tra cui circa 1.200 capi scout, ma anche verso i vertici dell’organizzazione e le autorità che per decenni hanno coperto quanto accaduto, depistando ogni tentativo di indagine. Fu il Los Angeles Times che, venuto in possesso del riservatissimo file, denunciò ciò che emerse dal dossier, vale a dire che i responsabili dell’organizzazione avevano insabbiato per oltre trent’anni gli abusi sui minori, tenendoli nascosti ai genitori dei ragazzini coinvolti, alla giustizia e all’opinione pubblica.

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    Dal primo di gennaio i giovani e le giovani gay possono entrare nello scoutismo americano e quelli che già stanno al suo interno potranno, senza paura di essere espulsi con ignominia, dichiarare le proprie preferenze sessuali. Però non potranno accedere ai ruoli di guida … perché, si sa, i gay non hanno il senso dell’orientamento e potrebbero perdersi e trascinare nella loro perdizione a anche i minori eterosessuali.

     

    Scusate  i miei calembours  ma di fronte a queste notizie io mi faccio delle domande, che l’informazione mediatica a quanto pare non si è fatta.

    boy scouts gay ban

     

    Io so, ma se mi sbaglio correggetemi, che nelle organizzazione dei Boy Scout al ruolo di guida si accede dopo qualche anno di esperienza e naturalmente dopo aver raggiunto una certa età: 15-16-17-18 anni. A quel punto molto spesso si sono anche fatte delle scelte per quanto riguarda il proprio orientamento sessuale. A quel punto ‘sti ragazzotti  e ‘ste ragazzotte gay, che non potranno ricoprire il ruolo di giuda, che faranno? Dovranno  uscire dalle fila dello scoutismo oppure accontentarsi di farsi guidare e comandare, per tutta la vita che passeranno travestiti da scout, da corpulenti eterosessuali e languide guide a cui piace solo il genere maschile? Dovranno affermare di essere stati folgorati sulla via di Sodoma e di essersi trasformati in fervidi eterosessuali?

     

    A questo punto, di fronte a queste immagini grottesche, mi chiedo se nelle squadre di Boy Scout “guida gay” è sinonimo di “orco pedofilo”.

     

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    E si possono ben comprendere questi slittamenti semantici per il semplice motivo che tra America e Canada  le guide scout denunciate per aver violentato minorenni di ogni età sono migliaia, e quindi si presume che molti altri pederasti finora l’abbiano fatta franca. L’avvocato Paul Mones, presentando il carteggio in conferenza stampa affermò «Sappiamo che il numero delle vittime raggiunge qualche migliaia e la maggior parte di queste persone non dirà mai nulla».

    Sembra che queste perplessità non siano solo un’espressione della  mia originalità, visto che nell’organizzazione si parla apertamente di rischio scissione.

     

    A giocare un ruolo chiave sono i gruppi religiosi, visto che almeno il 70% degli Scout d’America sono sovvenzionati da organizzazioni di questa natura.

     

    Lo scorso anno, alla vigilia del voto che avrebbe avvallato l’apertura ai gay, il capo  della Southern Baptist Church, Frank Page, aveva chiesto di non cambiare le regole e mantenere il bando ai gay.

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    Di contro la Church of The Jesus Christ Latter-day Saints, il partner più grande degli Scout Usa, aveva tacitamente dato il suo via libera al piano. La National Catholic Council on Scouting, invece non assunse alcuna posizione. Ma si sa i cattolici sono sempre quelli più “democratici”.

     

    Lo scoutismo negli Stati Uniti è una istituzione fondata nel 1910, nel cui board compaiono personalità di massimo rilievo, amministratori delegati di colossi come la compagnia telefonica AT&T o Ernst&Young. Per capire la sua autorevolezza, basti pensare che il presidente onorario del Bsa è Barack Obama. Ed è stato proprio il presidente a spingere la riforma pro gay interna agli scout. Da quanto afferma l’agenzia Ansa al momento pare che solo il 48% dei genitori approvi l’apertura ai gay. Inoltre, secondo alcune stime, tra i 100 mila e i 350 mila ragazzi potrebbero lasciare l’organizzazione Bsa ora che coloro che paleseranno la propria omosessualità entreranno a far parte della grande famiglia degli scout d’America. E con loro anche molti sponsor privati potrebbero dare forfait.

     

    Nel frattempo Steve Kent, capo commissario dello scoutismo canadese ha affermato : «Stiamo mettendo a nudo tutte le luci e le ombre della nostra storia». Dall’inchiesta di Kpmg sono emersi quasi 500 nomi di capi educatori allontanati o espulsi per condotta sessuale impropria: per questi casi, dicono alcuni giornali canadesi, nella stragrande maggioranza non c’era bisogno di denuncia da parte del movimento scout «perché la polizia era già a conoscenza della loro condotta». A me invece sembra un modalità poco pulita perché in questo modo i vertici dell’organizzazione pilatescamente se ne sono lavate le mani.

     

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    Questa è la cronaca dei fatti che non risolve certo il dilemma delle guide gay, che non potranno esibire la loro omosessualità. Boy Scout gay che vorranno divenire guide dovranno affermare di non essere omosessuali nonostante sino al giorno precedente affermassero il contrario e … ma qui stiamo già entrando in quell’elemento in cui l’assurdo gioca le misteriose carte della scissione mentale.

     

    © Nora Helmer – 13 gennaio 2014

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