• Jean Anouilh – Antigone – testo

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    RIDUZIONE E ADATTAMENTO DI GIAMPIERO POZZA

    ATTRICI

    Antigone 1/Antigone 2//Antigone 3/Antigone 4/Antigone 5/Antigone 6

    Coro 1/Coro 2/Coro 3/Coro 4/Coro 5/Coro 6/Coro 7/Coro 8

    Ismene

    Nutrice

    ATTORI

    Creonte

    Consigliere 1/Consigliere 2

    Emone

    Guardia 1/Guardia 2/Guardia 3/Guardia 4

    CORO 1 – Ecco. Questi personaggi stanno per rappresentarvi la storia di Antigone. Antigone è quella che è seduta là in fondo, e che non dice niente. Guarda dritto davanti a sé. Pensa. Pensa che tra poco sarà Antigone, che sorgerà improvvisamente dalla ragazza chiusa, che nessuno prendeva sul serio in famiglia e si ergerà sola in faccia al mondo, sola in faccia a Creonte, suo zio, che è il re.

    CORO 2 – Pensa che morirà, che è giovane, e che anche a lei sarebbe piaciuto vivere. Ma non c’è niente da fare. Lei si chiama Antigone e sarà necessario che reciti la sua parte fino in fondo… e da quando questo sipario si è alzato, lei sente che si sta allontanando da sua sorella Ismene, che chiacchiera e ride con un giovane, da noi tutti, che siamo qui belli tranquilli a guardarla, da noi che non dobbiamo morire questa sera.

    CORO 3 – Il giovane con cui parla la bella, la felice Ismene, è Emone, il figlio di Creonte. È il fidanzato di Antigone. Tutto lo portava verso Ismene: la sua inclinazione per la danza e i giochi, la sua inclinazione per la felicità e il successo, la sua sensualità, anche, perché Ismene era splendida nel suo vestito nuovo.

    CORO 4 – Ma lui è andato a scovare Antigone che sognava in un angolo, come adesso, le sue braccia attorno alle ginocchia, e le ha domandato di essere sua moglie. Nessuno ha mai capito perché. Antigone ha alzato senza stupore i suoi occhi gravi su di lui e gli ha detto “si” con un piccolo sorriso triste…

    CORO 5 – Quest’uomo che medita è Creonte. È il re. Qualche volta, la sera, è stanco, e si domanda se non sia vano guidare gli uomini. Se quello non è un compito sordido da lasciare ad altri, più rudi… e poi. Al mattino, si presentano dei problemi precisi, che bisogna risolvere, e si alza, tranquillo, come un operaio sulla soglia della sua giornata.

    CORO 6 – Infine quei tre uomini rubicondi che giocano a carte, il cappello sulla nuca, sono le guardie. Non sono dei tipi cattivi, hanno mogli, dei figli, e delle piccole noie come tutti, ma tra poco agguanteranno gli accusati nel modo più tranquillo del mondo. Sanno di aglio, di cuoio e vino rosso, e sono privi di ogni immaginazione. Sono gli ausiliari sempre innocenti e sempre soddisfatti di loro stessi, della giustizia.

    CORO 7 – E ora che li conoscete, potranno recitarvi la loro storia. Comincia nel momento in cui i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, che dovevano regnare su Tebe un anno ciascuno a turno, si sono scontrati e uccisi tra loro sotto le mura della città, dal momento che Eteocle, il maggiore, al termine del primo anno di potere aveva rifiutato di cedere il posto a suo fratello.

    CORO 8 – Sette grandi principi stranieri che Polinice aveva guadagnato alla sua causa hanno subìto una disfatta davanti alle sette porte di Tebe. Ora la città è salva, i due fratelli nemici sono morti e Creonte, il re, ha disposto che a Eteocle, il fratello buono, siano fatti funerali imponenti, ma che Polinice, il buono a nulla, il ribelle, il teppista, sia lasciato senza lacrime e senza sepoltura, preda dei corvi e degli sciacalli. Chiunque oserà rendergli il rito funebre sarà spietatamente punito a morte.

    Mentre il coro parlava i personaggi sono usciti uno a uno a uno.

    Anche il coro sparisce.

    E’ l’alba. Antigone rientra da fuori in punta di piedi, scalza, con i sandali in mano. Resta un istante immobile ad ascoltare.

    Spunta la nutrice.

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    NUTRICE – Da dove vieni?

    ANTIGONE 1 – Da una passeggiata, nutrice. Era bello. Era tutto grigio. Ora non puoi immaginare, tutto è già rosa, giallo, verde. È diventata una cartolina. Devi alzarti più presto, nutrice, se vuoi vedere un mondo senza colori.

    NUT – Mi alzo quando ancora fa buio, vado nella tua camera per vedere che non ti sia scoperta dormendo e non ti trovo più nel tuo letto!

    ANT 1 – Nei campi tutto era bagnato, e aspettava. Tutto aspettava. Facevo un rumore enorme, sola lungo la strada, ed ero imbarazzata. Allora mi sono levata i sandali e sono scivolata nella campagna senza che lei se ne accorgesse…

    NUT – Bisognerà che ti lavi i piedi prima di rimetterti a letto.

    ANT 1 – Non tornerò a letto stamattina.

    NUT – Alle quattro! Non erano neanche le quattro! Mi alzo per vedere che non fosse scoperta. Trovo il suo letto freddo senza nessuno dentro.

    ANT 1 – Credi che se ci si alzasse così tutte le mattine sarebbe sempre così bello, nutrice, essere la prima ragazza che esce?

    NUT – Fai la matta! Fai la matta! Lo conosco, il ritornello. Sono stata giovane prima di te. E neanch’io tanto facile: ma testa dura come te, no. Da dove vieni, cattiva?

    ANT 1 – No. Non cattiva.

    NUT – Avevi un appuntamento, eh? Dì no, forse.

    ANT 1 – Si. Avevo un appuntamento.

    NUT – Hai un innamorato?

    ANT 1 – Sì, nutrice, sì, povero. Ho un innamorato.

    NUT – Ah! Bene! Bella roba! Tu, la figlia di un re! Datevi pena; datevi pena a crescerle! Sono tutte uguali. Eppure non eri come le altre, tu, sempre davanti allo specchio, ad agghindarti, a metterti il rossetto, a cercare di farti notare. E invece, vedi, eri come tua sorella, e peggio ancora, ipocrita! Chi è? Un mascalzone, eh, magari? Un ragazzo di cui non puoi dire a casa: “Ecco, è lui che amo, voglio sposarlo”? E’ così, eh, è così?

    Rispondi, sbruffona!

    ANT 1 – Sì, nutrice.

    NUT – E dice si, anche! Misericordia! L’ho avuta che era una bambinetta; ho promesso alla sua povera madre che ne avrei fatto una brava ragazza, ed ecco! Ma non va mica a finire così, piccola. Tuo zio, tuo zio Creonte saprà. Te lo prometto!

    ANT 1 – (un po’ stanca) Si, nutrice, mio zio Creonte, saprà. Lasciami, ora.

    NUT – E Emone? Il tuo fidanzato? Perché è fidanzata, lei, e alle quattro del mattino lascia il suo letto per correre dietro a un altro. Sai cosa dovrei fare? Dartele come quando eri piccola.

    ANT 1 – Tata, non dovresti gridare così. Non dovresti essere troppo cattiva stamattina.

    NUT – Non gridare! Non devo gridare, per giunta! Io che avevo promesso a tua madre Giocasta… cosa mi direbbe se fosse qui? “Stupida, si, stupida, che non hai saputo custodirmela pura, la mia piccola”.

    ANT 1 – No, nutrice. Potrai guardare la mamma dritta in faccia, quando andrai a ritrovarla. E lei ti dirà: “Buongiorno, tata, grazie per la piccola Antigone. Hai avuto cura di lei”. Lei sa perché sono uscita stamattina.

    NUT – Non hai un innamorato…

    ANT 1 – No, tata.

    NUT – Mi prendi in giro, allora? Eri la mia preferita, malgrado il tuo pessimo carattere. Tua sorella era più dolce, ma credevo che fossi tu a volermi bene. Se mi volessi bene mi avresti detto la verità.

    ANT 1 – Sono pura, non ho altri innamorati se non Emone, il mio fidanzato, te lo giuro. Ti posso pure giurare, se vuoi, che non avrò mai altri innamorati… risparmia le tue lacrime; forse ne avrai ancora bisogno, tata. Quando piangi in quel modo, torno bambina… E stamattina non devo essere bambina.

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    Entra Ismene

     

    ISMENE – Sei già alzata? Vengo dalla tua camera.

    ANT 2 – Sì, sono già alzata.

    NUT – Tutte e due allora!… Tutte e due state diventando matte e vi alzate prima delle serve? Credete che sia bene essere in piedi il mattino a digiuno, che si convenga a delle principesse?

    ANT 2 – Vai a prepararci qualcosa. Prenderei volentieri qualcosa di caldo, per favore, tata. Mi farebbe bene.

    NUT – Che stupida sono! Le gira la testa, non ha preso niente e io sto qui come una tonta…

    La Nutrice esce in fretta.

    ISM – Sei malata?

    ANT 2 – Non è niente. Un po’ affaticata. È perché mi sono alzata presto.

    ISM – Nemmeno io ho dormito.

    ANT 2 – Devi dormire. Altrimenti domani sarai meno bella.

    ISM – Non prendermi in giro.

    ANT 2 – Non ti prendo in giro. Mi tranquillizza che tu sia bella. Quando ero piccola ero così infelice, ti ricordi? Ti imbrattavo di terra, ti mettevo dei vermi sul collo. Una volta ti ho legata a un albero e ti ho tagliato i capelli, i tuoi bei capelli…

    ISM – Perché parli di altre cose?

    ANT 2 – Non parlo di altre cose.

    ISM – Sai, ho riflettuto, Antigone.

    ANT 2 – Sì.

    ISM – Ho riflettuto tutta la notte. È una follia.

    ANT 2 – Sì.

    ISM – Non possiamo.

    ANT 2 – Perché?

    ISM – Ci farebbe morire.

    ANT 2 – Certo. A ciascuno il suo ruolo. Lui deve farci morire, e noi, noi dobbiamo andare a seppellire nostro fratello. È così che sono state distribuite le parti. Cosa vuoi che ci facciamo, noi?

    ISM – Io non voglio morire.

    ANT 2 – Anch’io avrei preferito non morire.

    ISM – Ascolta, ci ho pensato bene tutta la notte. Io sono la maggiore. Io ragiono più di te. Tu sei quello che ti passa per la testa all’improvviso, e se si tratta di una sciocchezza, pazienza. Io sono più ponderata. Io rifletto.

    ANT 2 – Delle volte non bisogna riflettere troppo.

    ISM – Si, Antigone. Anzitutto è orribile, certo, e anch’io ho pietà di mio fratello, ma capisco un poco nostro zio.

    ANT 2 – Io non voglio capire un poco.

    ISM – Lui è il re, deve dare l’esempio.

    ANT 2 – Io non sono il re, non occorre che dia l’esempio, io… la piccola Antigone, la stupidina sporca, la testarda, la cattiva, la si mette in un angolo o in un buco. E ben le sta. Doveva solo non disubbidire!

    ISM – Via! Via! Le tue ciglia giunte, il tuo sguardo dritto davanti a te ed eccoti lanciata senza ascoltare nessuno. Ascoltami. Ho ragione più spesso di te.

    ANT 2 – Io non voglio avere ragione.

    ISM – Cerca di comprendere, almeno!

    ANT 2 – Comprendere… Voi non avete che questa parola, in bocca, tutti, da quando ero piccola.

    ANT 1 – Bisognava comprendere che non si può giocare con l’acqua, l’acqua bella che fugge, fredda, perché così si bagna il pavimento, e con la terra, perché così ci si sporcano i vestiti.

    ANT 3 – Bisognava comprendere che non si deve mangiare tutto in una volta, dare tutto quello che sia ha in tasca al mendicante che incontri,

    ANT 4 – Bisognava evitare di correre, correre nel vento fino a che non si cade per terra…

    ANT 5 – E bere quando sei accaldato…

    ANT 6 – E fare il bagno quando è troppo presto o troppo tardi, ma non quando se ne ha semplicemente voglia!

    ANT 2 – Comprendere. Sempre comprendere. Io non voglio comprendere. Comprenderò quando sarò vecchia. Se divento vecchia. Non ora. (Esce)

    ISM – É più forte di noi, Antigone. È il re. E la pensano tutti come lui in città. Sono migliaia e migliaia intorno a noi, formicolanti in tutte le strade di Tebe.

    ANT 1 – Non ti ascolto. (Esce)

    ISM – Ci urleranno dietro. Ci prenderanno con le loro mille braccia, i loro mille volti e il loro unico sguardo. Ci sputeranno in viso. E bisognerà avanzare in mezzo al loro odio sul carretto col loro odore e le loro risa fino al supplizio. E soffrire? Bisognerà soffrire, sentire che il dolore aumenta, che è arrivato al punto in cui non si può più sopportare; che dovrebbe cessare, e che invece continua, e aumenta ancora! Non posso, non posso…

    ANT 4 – Come hai pensato bene a tutto, tu! (Esce)

    ISM – Tutta la notte. Tu no?

    ANT 5 – Sì, certo. (Esce)

    ISM – Io, lo sai, non sono molto coraggiosa.

    ANT 6 – Nemmeno io. Ma che importa? (Esce)

    C’è un silenzio

     

    ISM – Quindi non hai voglia di vivere, tu?

    ANT 3 – Voglia di vivere… chi si alzava per prima, al mattino, solo per sentire l’aria fredda

    sulla sua pelle nuda? Chi andava a dormire per ultima solo quando non ne poteva più di

    fatica, per vivere ancora un po’ della notte?

    ISM – Sorella mia…

    ANT 3 – Ah, no! Lasciami! Non accarezzarmi! Non mettiamoci a piagnucolare insieme,

    adesso. Hai riflettuto bene, dici? Pensi che tutta la città che urla contro di te, pensi che il

    dolore e la paura di morire siano abbastanza?

    ISM – Sì.

    ANT 3 – Serviti pure di questi pretesti.

    ISM – Antigone! Ti supplico! Va bene per gli uomini credere a delle idee e morire per esse.

    Tu sei una ragazza.

    ANT 3 – Una ragazza, si. Ho già pianto abbastanza del fatto di essere una ragazza!

    ISM – E Emone, Antigone?

    ANT 3 – Parlerò tra un attimo a Emone: Emone sarà tra un attimo una questione regolata.

    ISM – Tu sei folle.

    ANT 3 – Mi hai sempre detto che ero folle, per tutto, da sempre. Torna a letto, Ismene… Lo

    vedi, si fa giorno, adesso, e in ogni caso, non potrei fare niente. Mio fratello morto

    adesso è circondato da delle guardie esattamente come se fosse riuscito a farsi re. Torna

    a letto. Sei pallida di stanchezza.

    ISM – E tu?

    ANT 3 – Io non ho voglia di dormire… Ma ti prometto che non mi muoverò da qui prima

    del tuo risveglio. La nutrice mi porterà da mangiare.

    ISM – Lascerai che ti parli ancora?

    ANT 3 – Sì. Lascerò che tutti mi parlino ancora. Vai a dormire, adesso, ti prego. (Ismene

    esce) Sarai meno bella domani.

    Entra Emone

     

    ANT 3 – Scusa, Emone, per il nostro litigio di ieri sera e per tutto. Avevo torto io. Ti prego

    di perdonarmi.

    EMO – Sai bene che ti avevo perdonato, appena avevi sbattuto la porta. Il tuo profumo era

    ancora là e io ti avevo già perdonato. A chi l’avevi rubato, il profumo?

    ANT 3 – A Ismene.

    EMO – E il rossetto, la cipria, il bel vestito?

    ANT 3 – Anche.

    EMO – E in onore di chi ti eri fatta così bella?

    ANT 3 – Te lo dirò. Come sono stata stupida! Tutta una sera sprecata. Una bella serata.

    EMO – Avremo altre sere, Antigone.

    ANT 3 – Forse no.

    EMO – E anche altri litigi. Una felicità è piena di litigi.

    ANT 3 – Una felicità, sì… Ascolta, Emone.

    EMO – Sì.

    ANT 3 – Non ridere stamattina. Sìì Serio

    EMO – Sono serio.

    ANT 3 – E stringimi. Più forte di quanto tu abbia mai stretto. Che tutta la tua forza si

    imprima in me.

    EMO – Ecco, con tutta la mia forza.

    ANT 3 – Così, bene. Ascolta, Emone.

    EMO – Sì.

    ANT 3 – Mi amavi, Emone, mi amavi, quella sera? Sei ben sicuro che al ballo, quando mi sei venuta a cercare nel mio angolo, non hai sbagliato ragazza? Sei sicuro che non hai mai avuto rimpianti da allora?

    EMO – Antigone…

    ANT 3 – Bisogna che io sappia stamattina. Dì la verità, ti prego. Quando pensi che sarò tua,

    senti dentro di te come un grande buco che si scava, come qualcosa che muore?

    EMO – Sì, Antigone.

    ANT 3 – Io sento lo stesso. E ti volevo dire che sarei stata molto fiera di essere tua moglie,

    sulla quale tu avresti posato la tua mano, la sera, sedendoti, senza pensare, come su una

    cosa proprio tua. Ecco. Adesso ti dirò ancora due cose. E quando le avrò dette dovrai

    uscire senza farmi domande. Anche se ti faranno male. Giuramelo.

    EMO – Che cosa mi stai per dire, ancora?

    ANT 3 – Giurami prima che uscirai senza dirmi niente. Pure senza guardarmi. Se mi ami,

    giuramelo. Vedi come te lo domando, giuramelo, per favore, Emone… è l’ultima follia

    che avrai da concedermi.

    EMO – Te lo giuro.

    ANT 3 – Allora, ecco. Ieri, prima di tutto. Mi domandavi poco fa perché ero venuta con un

    vestito di Ismene, il profumo e il rossetto. Sono stata stupida. Non ero sicura che tu mi

    desiderassi veramente e avevo fatto tutto per essere un po’ più come le altre ragazze,

    perché mi desiderassi.

    EMO – Era per questo?

    ANT 3 – Sì. E tu hai riso e abbiamo litigato e il mio pessimo carattere è stato il più forte,

    sono scappata. Ma ero venuta da te perché tu mi prendessi ieri sera, perché io fossi la tua

    donna prima. (lui sta per parlare, lei grida) Hai giurato di non domandarmi perché. Hai

    giurato, Emone! Esci immediatamente senza dire niente. Se parli, se fai un solo passo

    verso di me, mi getto dalla finestra. Te lo giuro, Emone. Saprai domani. Saprai tra poco.

    Ti prego, parti. È tutto quello che ancora puoi fare per me, se mi ami. (è uscito) Ecco.

    Hai finito con Emone, Antigone

    Entra Ismene

    ISM – Antigone!… Ah, sei qui.

    ANT 3 – Sono qui.

    ISM – Non posso dormire. Avevo paura che uscissi, e che tentassi di seppellirlo nonostante

    sia giorno. Antigone, sorella mia, Polinice è morto e non ti amava. È sempre stato un

    estraneo, per noi, un pessimo fratello. Dimenticalo, Antigone, come ci aveva dimenticato

    lui. Lascia che la sua ombra erri in eterno senza sepoltura, perché questa è la legge di Creonte. Non tentare quel che è al di sopra delle tue forze. Tu sfidi tutto sempre, ma sei piccola, Antigone. Resta con noi, non andare laggiù stanotte, ti supplico.

    ANT 3 – È troppo tardi. Stamattina, quando mi hai incontrato, venivo di là.

     

    Esce. Ismene la segue.

    ISM – Antigone!

     

    Palazzo Reale. Creonte e consiglieri.

    CRE – (al Consigliere 1) Una guardia, dici? Uno di quelli che sorvegliano il cadavere? Fallo entrare.

    La guardia entra.

     

    II G – Guardia Jonas, Seconda Compagnia.

    CONS 1 – Cosa vuoi dal Re?

    II G – Ecco. Abbiamo tirato a sorte per sapere chi sarebbe venuto. E la sorte è caduta su di me. Allora, ecco. Sono venuto perché abbiamo pensato che era meglio che ce ne fosse uno solo che spiegava, e poi perché non potevamo abbandonare la postazione tutti e tre. Siamo i tre del picchetto di guardia, capo, attorno al cadavere.

    CRE – Che cos’hai da dirmi?

    II G – Siamo in tre, capo. Non sono solo io. Gli altri sono Durand e l’appuntato Boudousse.

    CONS 2 – Perché non è venuto l’appuntato?

    II G – Vero? L’ho detto subito, io. È l’appuntato che deve andarci. Quando non ci sono graduati, è l’appuntato a essere responsabile. Ma gli altri hanno detto no e hanno voluto tirare a sorte. Devo andare a cercare l’appuntato, capo?

    CRE – No. Parla tu, dato che sei qui.

    II G – Secondo regolamento avrebbe dovuto essere l’appuntato. Io sono stato proposto per passare da soldato semplice a appuntato, ma non sono stato ancora promosso. Dovevo essere promosso in giugno.

    CRE – Insomma, parli? Se è successo qualcosa, siete tutti e tre responsabili. Non preoccuparti più di chi dovrebbe essere qui.

    II G – Ebbene, ecco, capo: il cadavere… Eppure abbiamo vegliato! Avevamo il cambio guardia delle due, il più duro. Sapete cosa vuol dire, capo, quando la notte sta per terminare. Gli occhi di piombo, la nuca che tira, e poi tutte quelle ombre che si muovono e la nebbia del primo mattino che si alza… Eravamo là, si parlava, pestavamo i piedi… Non stavamo dormendo, capo, questo ve lo possiamo giurare tutti e tre, che non dormivamo! Tutto ad un tratto io guardo il cadavere… Eravamo a due passi, ma io lo guardavo lo stesso, di tanto in tanto… Sono così, io, capo, sono meticoloso. È per questo che i miei superiori dicono:” Con Jonas…” (un gesto di Creonte lo interrompe, lui grida all’improvviso) Sono stato io a vederlo per primo, capo! Gli altri ve lo diranno, sono io ad avere dato per primo l’allarme.

    CONS 1 – L’allarme? Perché?

    II G – Il cadavere. Qualcuno l’aveva ricoperto. Oh! Non granché. Non avevano avuto il tempo, con noi altri lì accanto. Soltanto un po’ di terra… Ma in ogni modo abbastanza per nasconderlo agli avvoltoi.

    CONS 2 – Sei sicuro che non sia stata una bestia raspando?

    II G – No. All’inizio l’abbiamo sperato, anche noi, questo. Ma la terra era gettata su di lui. Secondo i riti. È qualcuno che sapeva quel che faceva.

    CRE – Chi ha osato? Chi è stato abbastanza folle da sfidare la mia legge? Hai riscontrato tracce?

    II G – Niente, capo. Niente se non un passo più leggero del passaggio di un uccello. Dopo, cercando meglio, la guardia Durand ha trovato più lontano una pala, una paletta da bambino vecchia e tutta arrugginita. Abbiamo pensato che non poteva mica essere un bambino, che aveva compiuto quell’impresa. L’appuntato l’ha comunque custodita per l’inchiesta.

    CONS 1 – (a Creonte) Un bambino… l’opposizione, gli amici di Polinice, i capi della plebe e i preti devono aver pensato che così sarebbe stato più toccante. Un ragazzetto pallido che sputerà davanti ai vostri fucili. Un sangue prezioso bello fresco sulle vostre mani. CRE – Ma hanno dei complici, e tra le mie guardie, forse. Ascolta bene, tu…

    II G – Capo, abbiamo fatto tutto quel che dovevamo fare! Durand si è seduto una mezz’ora perché aveva male ai piedi, ma io, capo, sono rimasto tutto il tempo in piedi. Ve lo dirà l’appuntato.

    CRE – A chi avete già parlato di questa storia?

    II G – A nessuno, capo. Abbiamo subito tirato a sorte, e sono venuto.

    CRE – Ascolta bene. Il vostro turno di guardia è raddoppiato. Spedite indietro il cambio. Ecco l’ordine. Non voglio che voi accanto al cadavere. E non una parola. Siete colpevoli di una negligenza, sarete puniti in ogni caso, ma se parli, se in città corre voce che hanno coperto il cadavere di Polinice, morirete tutti e tre.

    II G – Non abbiamo parlato, capo, ve lo giuro! Ma io ero qui, e può darsi che gli altri l’abbiano già detto al cambio…. Voi testimonierete per me che io ero qui, capo, davanti al consiglio di guerra. Ero qui, io, con voi! Ho un testimone! Se hanno parlato, saranno stati gli altri, non io! Ho un testimone, io!

    CRE – Và, svelto. Se non lo sa nessuno, vivrai…

    Sono usciti. Entra il coro.

     

    CORO 1 – Ecco. Ora la molla è carica. Non deve far altro che scaricarsi da sola.

    CORO 2 – È questo che è comodo nella tragedia. Si dà una spintarella perché prenda il via, un niente…

    CORO 3 – Uno sguardo di un secondo su una ragazza che passa e alza le braccia per la strada…

    CORO 4 – Un desiderio di onore un bel giorno, al risveglio, come di qualcosa da mangiare…

    CORO 5 – Una domanda di troppo che ci si pone la sera…

    CORO 6 – E’ tutto. Dopo, non c’è altro se non lasciar fare.

    CORO 7 – La cosa gira da sola. È minuzioso, ben oliato da sempre.

    CORO 8 – La morte, il tradimento, la disperazione sono là, vicinissimi,

    CORO 1 – E gli scoppi, e le tempeste, e i silenzi, tutti i silenzi:

    CORO 2 – Il silenzio quando alla fine il braccio del boia si alza,

    CORO 3 – Il silenzio al principio quando due amanti sono nudi uno di fronte all’altro per la prima volta,

    CORO 4 – Il silenzio quando le grida della folla scoppiano attorno al vincitore…

    CORO 5 – È pulita, la tragedia. È riposante, certo… perché si sa che non c’è più speranza…

    CORO 6 – Si sa che si viene presi, che alla fine si viene presi come un topo, con tutto il cielo sopra di noi…

    CORO 7 – E che non resta che gridare, urlare a piena voce quel che si aveva da dire, che non si era mai detto e che forse non si sapeva ancora. E tutto questo per niente: per dirlo a se stessi, per impararlo da sé.

    È entrata Antigone, spinta dalle guardie.

    CORO 8 – Allora, ecco, comincia. La piccola Antigone catturata. La piccola Antigone potrà essere sé stessa per la prima volta.

    Il coro esce di scena, mentre le guardie spingono Antigone in scena.

     

    GUARDIA – Avanti, avanti, niente storie! Vi spiegherete davanti al capo. Io non conosco che la consegna. Quel che avevate da fare là, io non voglio saperlo. Tutti hanno delle scuse, tutti hanno qualcosa da obbiettare. Se si dovesse ascoltare la gente, se si dovesse cercare di capire, staremmo freschi.

    ANT 4 – Di’ loro di lasciarmi, con le loro mani sporche. Mi fanno male.

    G – Le loro mani sporche? Potreste essere gentile signorina… sono gentile, io.

    ANT 4 – Di’ loro di lasciarmi. Sono la figlia di Edipo, sono Antigone. Non scapperò.

    G – La figlia di Edipo, sì! Le puttane che raccattiamo nel turno di notte, anche loro dicono di stare attenti, che sono le amichette del prefetto di polizia!

    Ridono.

     

    ANT 4 – Io voglio morire, ma che non mi tocchino!

    II G – E i cadaveri, di, e la terra, quelli non ti fan paura a toccarli? Dici “le loro sporche mani”! Guarda un po’ le tue. Te l’avevamo presa, la tua pala? Hai dovuto rifarlo con le tue unghie, la seconda volta? E come si dibatteva quando ho voluto prenderla! E mi voleva saltare agli occhi!” Urlava che doveva finire… è una pazza!

    III G – Ne ho arrestata un’altra, di pazza, l’altro giorno. Mostrava il culo alla gente.

    G – Dì Boudouse, che mangiata che ci si paga, tutti e tre, per festeggiare!

    II G – Dalla Storta. Ha un buon rosso.

    G – Abbiamo turno di riposo, domenica. Se portassimo le donne?

    III G – No, tra noi , che si scherza… con le donne ci sono sempre delle storie, e poi i mocciosi che vogliono pisciare. Ah, dì, Boudouse, un attimo fa, non credevamo che avremmo avuto voglia di scherzare così, noialtri!

    II G – Forse ci daranno una ricompensa.

    G – E’ possibile, se è importante.

    III G – Flanchard, della Terza, quando ha messo le mani sull’incendiario, il mese scorso, ha avuto il mese doppio.

    G – E allora andremo tutti dalla Storta.

    II G – Sì, ma bisognerà ordinare il menù prima.

    ANT 4 – Vorrei sedermi un po’, per favore.

    G – (Dopo un attimo di riflessione) Va bene, che si siede. Ma non lasciatela.

    Entra Creonte, la guardia urla immediatamente:

     

    G – Attenti!

    CRE – Lasciate questa ragazza. Che storia è?

    G – E’ il picchetto di guardia, capo. Sono venuto coi compagni.

    CONS 2 – Chi fa la guardia al corpo?

    G – Abbiamo chiamato il cambio, signore.

    CRE – (alla seconda guardia) Ti avevo detto di mandarlo indietro! Ti avevo detto di non dire niente!

    II G – Non abbiamo detto niente, capo. Ma dal momento che abbiamo arrestato questa, abbiamo pensato che bisognava venire. E questa volta non abbiamo tirato a sorte. Abbiamo preferito venire tutti e tre.

    CRE – Imbecilli! Dove ti hanno arrestata?

    G – Accanto al cadavere, capo.

    CRE – Che andavi a fare accanto al cadavere di tuo fratello? Sapevi che avevo vietato di avvicinarsi.

    G – Che faceva, capo? E’ per questo che ve la portiamo. Grattava la terra con le sue mani.

    Stava coprendolo di nuovo.

    CRE – Sai bene quello che stai dicendo, tu?

    G – Capo, potete domandare agli altri. Avevamo liberato il corpo al mio ritorno; ma col sole

    che scaldava, dal momento che cominciava a puzzare, ci si era messi su una collinetta,

    poco lontano, per essere sopra vento.

    III G – Ma a mezzogiorno, in pieno sole, e poi con l’odore che saliva dopo che il vento era calato, era come una mazzata. L’aria tremava come gelatina, non vedevo più niente. Mi volto: lei era là, a grattare con le mani. In pieno giorno!

    G – E quando ha visto che le correvamo addosso, credete che si sia fermata, che abbia cercato di scappare, forse? No. Ha continuato con tutte le sue forze più veloce che poteva, come se non ci vedesse arrivare. E quando l’abbiamo avuta in pugno, si dibatteva come un diavolo, voleva continuare ancora, ci gridava di lasciarla, che il corpo non era ancora del tutto coperto…

    CRE – E’ vero?

    ANT 4 – Sì, è vero.

    G – Abbiamo scoperto il corpo, come è giusto, e poi abbiamo fatto il cambio senza parlare di niente, e siamo venuti a portarvela, capo. Ecco.

    CONS 1 – E stanotte, anche la prima volta, eri tu?

    ANT 4 – Sì, ero io. Con una paletta di ferro che usavamo per fare dei castelli di sabbia sulla spiaggia, durante le vacanze. Era proprio la pala di Polinice. Aveva inciso il suo nome col coltello sul manico. É per questo che l’ho lasciato accanto a lui. Allora, la seconda volta, ho dovuto ricominciare con le mani.

    CRE – Va bene. Forse tra un po’ vi si domanderà un rapporto. Per il momento, lasciateci soli con lei.

    G – Devo rimetterle le manette, capo?

    CR – No.

    Le guardie escono. Creonte si consulta alcuni istanti con i suoi consiglieri.

    CRE – Avevi parlato del tuo progetto a qualcuno?

    ANT 4 – No.

    CONS 2 – Hai incontrato qualcuno lungo la strada?

    ANT 4 – No, nessuno.

    CONS 1 – Sei proprio sicura?

    ANT 4 – Sì.

    CRE – Allora, ascolta: tornerai nella tua stanza, a letto, e dirai che sei malata, che da ieri non esci. La tua nutrice dirà come te. Farò sparire quelle tre guardie.

    ANT 4 – Perché? Dal momento che sapete bene che ricomincerò.

     

    Un silenzio. Si guardano.

    CONS 1 – Perché hai tentato di seppellire tuo fratello?

    ANT 4 – Dovevo.

    CRE – L’avevo vietato.

    ANT 4 – Dovevo comunque. Quelli che non si seppelliscono errano eternamente senza mai trovare riposo. Se mio fratello vivo fosse rientrato sfinito da una lunga caccia, gli avrei levato le scarpe, gli avrei fatto da mangiare, preparato il letto… Polinice oggi ha terminato la sua caccia. Rientra nella casa in cui mio padre Edipo e mia madre, ed Eteocle, anche, l’aspettano. Ha il diritto al riposo.

    CRE – Era un ribelle e un traditore, lo sapevi.

    ANT 4 – Era mio fratello.

    CONS 2 – Avevi sentito proclamare l’editto agli incroci, avevi letto il manifesto su tutti i muri della città?

    ANT 4 – Sì.

    CONS 2 – Sapevi la sorte che lì era promessa a chi osasse rendere gli onori funebri, chiunque fosse?

    ANT 4 – Sì, lo sapevo.

    CRE – Forse hai creduto che essere la figlia di Edipo, la figlia dell’orgoglio di Edipo, era abbastanza per essere al di sopra della legge.

    ANT 4 – No. Non ho creduto questo.

    CRE – La legge è anzitutto fatta per te, Antigone, la legge è anzitutto fatta per le figlie dei

    re!

    a1

    Un momento di silenzio

     

    ANT 4 – Se anche fossi stata una serva che faceva i piatti, quando ho sentito leggere l’editto, avrei asciugato l’acqua dalle mie braccia e sarei uscita col mio grembiule per andare a seppellire mio fratello.

    CRE – Non è vero. Se fossi stata una serva, non avresti dubitato del fatto che saresti morta, e saresti rimasta a piangere tuo fratello a casa tua. Solo hai pensato che eri di razza regale, mia nipote e la fidanzata di mio figlio, e che, qualsiasi cosa succeda, non oserei mandarti a morte.

    ANT 4 – Vi sbagliate. Al contrario ero certa che mi avreste fatta uccidere.

    CONS 1 – (la guarda) L’orgoglio di Edipo. Ha ereditato l’orgoglio di Edipo. Lo si vede al fondo dei suoi occhi. Dice sul serio.

    CRE – Sì, hai dovuto pensare che ti avrei fatta uccidere. E questo ti sembrava un epilogo del tutto naturale per te, orgogliosa!

    CONS 1 – Anche per tuo padre l’infelicità umana era troppo poco. L’umano vi fa sentire a disagio, in famiglia. Vi ci vuole un corpo a corpo col destino e la morte.

    CRE – Questi tempi sono passati per Tebe. Tebe ha diritto adesso a un principe senza storia. Io mi chiamo solamente Creonte, grazie a Dio. Ho i miei due piedi per terra e dal momento che sono re, ho deciso, con meno ambizione di tuo padre, di dedicarmi semplicemente a rendere l’ordine di questo mondo un po’ meno assurdo, se è possibile.

    È un mestiere per tutti i giorni, e mica sempre divertente, come tutti i mestieri. Ma dal momento che sono qui per farlo, lo farò…

    CONS 2 – Ascolta. Tu sei Antigone, tu sei la figlia di Edipo, e sia, ma hai vent’anni e non tanto tempo fa tutto questo si sarebbe sistemato con del pane secco e un paio di sberle. Farti morire! Non ti sei guardata, passero!

    CRE – Ingrassa un po’, piuttosto, per fare un bel bimbo ad Emone. Tebe ne ha bisogno più che della tua morte, te lo assicuro. Tornerai nella tua stanza immediatamente, farai quello che ti ho detto e starai zitta. Io mi incarico del silenzio degli altri. Su, va’. E non fulminarmi in quel modo con lo sguardo. Ti voglio bene ugualmente nonostante il tuo brutto carattere. Non dimenticare che sono stato io a regalarti la tua prima bambola, non così tanto tempo fa.

    Antigone non risponde. Sta per uscire. Lui la ferma.

    CONS 2 – Antigone! È da quella parte che si raggiunge la tua camera. Dove vai?

    ANT 4 – Lo sapete bene…

    Un silenzio. Si guardano ancora in piedi uno di fronte all’altra

     

    CRE – A che gioco stai giocando?

    ANT 4 – Non sto giocando.

    CRE – Allora non capisci che se qualcun altro oltre a quei tre bruti tra poco viene a sapere quel che hai tentato di fare, saremo obbligati a mandarti a morte?

    ANT 4 – Bisogna che vada a seppellire mio fratello che questi uomini hanno scoperto.

    CONS 1 – Ci credi veramente, allora, a questo seppellimento in regola? A quest’ombra di tuo fratello condannata ad errare per sempre se non si getta sul cadavere un po’ di terra con la formula del prete?

    CONS 2 – Gliel’hai già sentita recitare, ai preti di Tebe, la formula? Le hai viste quelle povere teste da impiegati stanchi che abbreviano i gesti, che ingoiano le parole, che si spicciano sul morto per prenderne un altro prima del pasto di mezzogiorno?

    ANT 4 – Sì, li ho visti.

    CRE – E non hai mai pensato, allora, che se ci fosse un essere che amavi veramente, lì, steso dentro quella cassa, tu ti metteresti a urlare all’improvviso? A gridare loro di tacere, di andarsene?

    ANT 4 – Sì, l’ho pensato.

    CRE – E tu adesso rischi la morte perché ho rifiutato a tuo fratello questo passaporto ridicolo, questa pantomima di cui saresti stata la prima a vergognartene se l’avessimo recitata. È assurdo!

    ANT 4 – Sì, è assurdo.

    CRE – Perché questo gesto, allora? Per gli altri, per chi ci crede? Per aizzarli contro di me?

    ANT 4 – No.

    CRE – Né per gli altri, né per tuo fratello? Per chi allora?

    ANT 4 – Per nessuno. Per me.

    CRE – (la guarda in silenzio) Quindi hai proprio voglia di morire? Hai già l’aria di una piccola preda catturata.

    ANT 4 – Non inteneritevi. Fate come me. Fate quel che avete da fare. Ma se siete un essere umano, fatelo in fretta. Ecco tutto quel che vi domando. Non avrò del coraggio in eterno, è vero.

    CRE – Io voglio salvarti, Antigone.

    ANT 4 – Voi siete il re, potete tutto, ma questo non lo potete.

    CRE – Credi?

    ANT 4 – Né salvarmi, né costringermi.

    CONS 1 – Orgogliosa! piccolo Edipo!

    ANT 4 – Voi potete solo mandarmi a morte.

    CRE – E se ti faccio torturare?

    ANT 4 – Perché? Perché io pianga, e domandi la grazia, perché io giuri tutto quel che si vorrà, e che ricominci subito dopo, quando non avrò più male?

    CRE – (le stringe le braccia) Ascoltami bene. Tu vedi nei miei occhi qualche cosa che esita, vedi che ti lascio parlare invece di chiamare i miei soldati; allora, lanci la sfida, attacchi quanto puoi. Dove vuoi arrivare?

    ANT 4 – Lasciatemi. Mi fate male al braccio con le vostre mani.

    CR – (che stringe più forte) No. Io sono il più forte.

    ANT 4 – Ahi!

    CRE – È forse quello che dovrei fare, dopo tutto, semplicemente, torcerti il polso, tirarti i capelli come si fa alle ragazzine per gioco. Sono tuo zio, beninteso, ma non siamo teneri gli uni con gli altri, in famiglia.

    ANT 4 – Stringete troppo, adesso. Non mi fa neanche più male. Non sento più il braccio.

    CRE – (La guarda e la lascia con un piccolo sorriso) Eppure Dio sa se ho altre cose da fare oggi, ma perderò comunque il tempo che serve e ti salverò, piccola peste. Non ti voglio lasciar morire in una storia di politica. Vali più di questo.

    CONS 1– Perché il tuo Polinice e il suo corpo che si decompone tra le guardie e tutto ciò che ti infiamma, non è che una storia di politica.

    CRE – Credi che non mi disgusti quanto te, questa carne che marcisce al sole? La sera, quando il vento viene dal mare, la si sente già dal palazzo. Mi rivolta lo stomaco. Eppure non vado nemmeno a chiudere la finestra. È ignobile, e posso pure dirlo a te, è stupido, ma bisogna che tutta Tebe lo senta per un po’ di tempo. Pensi bene che l’avrei fatto seppellire, non fosse altro che per l’igiene! Ma perché quei rozzi che governo lo capiscano, bisogna che il cadavere di Polinice puzzi in tutta la città, per un mese.

    ANT 4 – Siete odioso!

    CONS 2 – È il mestiere che lo vuole. Quel che si può discutere è se bisogna o non bisogna farlo. Ma se lo si fa, bisogna farlo in questo modo.

    ANT 4 – (a Creonte) Perché lo fate?

    CRE – Una mattina mi sono svegliato re di Tebe e Dio sa se desideravo altro nella vita che essere potente…

    ANT 4 – Bisognava dire no, allora!

    CRE – Potevo. Solamente mi sono sentito all’improvviso come un operaio che rifiutava un lavoro. Non mi è sembrato onesto. Ho detto sì.

    ANT 4 – Beh, tanto peggio per voi. Io non ho detto “sì”! Cosa volete che facciano, a me, la vostra politica, la vostra necessità le vostre povere storie?

    ANT 1 – Io posso dire ancora “no” a tutto quello che non mi piace e sono il solo giudice.

    ANT 2 – E voi, con la vostra corona, con le vostre guardie, col vostro armamentario, voi potete solo farmi morire perché avete detto “sì”.

    CRE – Ascoltami.

    ANT 3 – Se voglio! Io posso fare a meno di ascoltarvi.

    ANT 5 – Voi avete detto “sì”. Non ho più niente da imparare da voi.

    ANT 6 – Siete qui a bere le mie parole. E se non chiamate le vostre guardie è per ascoltarmi fino in fondo.

    CRE – Mi diverti!

    ANT 4 – No. Vi faccio paura. È per questo che cercate di salvarmi.

    ANT 1 – Sarebbe comunque più comodo mantenermi viva e muta in questo palazzo.

    ANT 2 – Siete troppo sensibile per essere un buon tiranno, ecco tutto.

    ANT 3 – Ma mi manderete comunque a morte tra un momento, lo sapete, ed è per questo che avete paura.

    ANT 4 – È brutto un uomo che ha paura.

    CRE – Ebbene sì, ho paura di essere costretto a farti ammazzare se ti ostini. E non vorrei.

    ANT 5 – Io invece non sono obbligata fare quello che non vorrei!

    ANT 6 – Forse nemmeno voi avreste voluto rifiutare la tomba a mio fratello?

    ANT 1 – Ditelo, dunque, che non l’avreste voluto.

    CRE – Te l’ho detto.

    ANT 2 – E l’avete fatto ugualmente.

    ANT 3 – E adesso mi farete ammazzare senza volerlo.

    ANT 4 – È questo, essere re!

    CRE – Sì, è questo.

    ANT 5 – Povero Creonte! Con le mie unghie spezzate e piene di terra e i lividi che le tue guardie mi hanno fatto, con la paura che mi torce il ventre, io sono regina.

    CRE – Allora abbi pietà di me, vivi. Il cadavere di tuo fratello che marcisce sotto le mie finestre è un prezzo sufficiente perché l’ordine regni in terra. Mio figlio ti ama. Non obbligarmi a pagare con te ancora. Ho pagato abbastanza.

    ANT 6 – No. Voi avete detto “sì”. Non smetterete mai di pagare, adesso!

    CRE – Ma, buon Dio! Cerca di capire per un attimo, anche tu, piccola idiota! Ho ben cercato di capirti, io.

    CONS 1 – Bisogna comunque che ci sia qualcuno che dice “sì”. Bisogna comunque che ci sia chi guida la barca. Fa acqua da tutte le parti, è piena di crimini, di stupidità, di miseria… E il timone va di qua e di là.

    CONS 2 – L’equipaggio non vuole più fare niente, non pensa che a saccheggiare la stiva, e gli ufficiali stanno già costruendosi una piccola zattera confortevole, solo per loro. E l’albero scricchiola, e il vento fischia, e le vele si strappano, e questi bruti creperanno tutti insieme, perché non pensano che alla loro pelle e ai loro piccoli affari.

    CRE – Credi allora che si abbia il tempo di fare il raffinato, di sapere se bisogna dire “sì” o “no”, di domandarsi se non bisognerà pagarla troppo cara, un giorno, e se dopo si potrà ancora essere un uomo? Si prende il pezzo di legno, si raddrizza davanti alla montagna d’acqua, si sbraita un ordine e si tira nel mucchio, sul primo che si fa avanti. Nel mucchio! Non ha nome. Era magari quello che ti aveva sorriso il giorno prima. Non ha più nome. E neanche tu, non hai più nome, aggrappato alla barra. Non rimane che la nave ad avere un nome, e la tempesta. Lo capisci, questo?

    ANT 1 – Non voglio capire. Va bene per voi. Io sono qui per qualcos’altro. Sono qui per dirvi no e morire.

    CRE – È facile dire no!

    ANT 2 – Non sempre.

    CRE – Per dire sì, bisogna sudare e tirarsi su le maniche, impugnare la vita a piene mani. È facile dire no, anche se si deve morire. Non c’è che da non muoversi e aspettare. È troppo vile. È un’invenzione degli uomini. Ti immagini un mondo dove gli alberi avessero detto no contro la linfa, dove le bestie avessero detto no contro l’istinto della caccia e dell’amore?

    ANT 3 – Che sogno, eh, per un re, delle bestie! Sarebbe così semplice.

    a2

    Un silenzio, Creonte la guarda.

     

    CR – Tu mi disprezzi, vero? (lunga pausa)

    CONS 1 – Sai perché morirai, Antigone? Sai in basso a quale squallida storia firmerai per sempre il tuo piccolo nome sanguinante?

    ANT 4 – Quale storia?

    CONS 1 – Quella di Eteocle e di Polinice, quella dei tuoi fratelli. No, credi di saperla, non la sai. Nessuno la sa in Tebe, a parte noi. Che cosa ti ricordi dei tuoi fratelli, prima di tutto? Due compagni di gioco che senza dubbio ti disprezzavano, che ti rompevano le bambole.

    ANT 1 – Erano grandi… (esce confusa)

    CONS 2 – Dopo devi averli ammirati, quando hanno cominciato a uscire la sera, a odorare da uomini… e non ti hanno proprio più guardato.

    ANT 2 – Una volta mi ero nascosta dietro una porta, era mattina, noi ci eravamo appena alzati e loro stavano rientrando…

    ANT 3 – Polinice mi ha vista, era tutto pallido, gli occhi brillanti e così bello nel suo vestito da sera! Mi ha detto: “Tò guarda, sei qua?”.

    ANT 4 – E mi ha dato un grande fiore di carta che aveva riportato dalla sua notte.

    CONS 2 – E tu l’hai conservato, vero, questo fiore? E ieri, prima di andartene, hai aperto il tuo cassetto e l’hai guardato, a lungo, per farti coraggio…

    ANT 6 – Chi ve l’ha detto? (esce)

    CONS 1 – Povera Antigone, col tuo fiore di cotillon! Lo sai chi era tuo fratello?

    ANT 2 – Sapevo che mi avreste parlato male di lui in ogni caso! (esce)

    CONS 1 – Un piccolo festaiolo imbecille, un piccolo carnivoro duro e senz’anima, un piccolo bruto capace giusto di spendere più soldi degli altri nel bere.

    CRE – Una volta, ero lì, tuo padre gli aveva appena rifiutato una grossa somma che aveva perduto al gioco; è diventato tutto pallido e ha alzato il pugno gridando una parola ignobile!

    ANT 3 – Non è vero! (esce)

    CRE – Il suo pugno di bruto a tutta forza sul volto di tuo padre! Era penoso. Tuo padre era seduto al suo tavolo, la testa tra le mani. Perdeva sangue dal naso. Piangeva. E, in un angolo dello studio, Polinice lo guardava ghignando.

    ANT 4 – Non è vero! (esce)

    CRE – Cerca di ricordarti, avevi dodici anni. Non lo avete visto per molto tempo. È vero, questo?

    ANT 5 – (sordamente) Si, è vero.

    CRE – Dopo questa disputa, tuo padre comunque non ha voluto farlo giudicare. Polinice si è arruolato nell’armata argiva.

    CONS 2 – E, dal momento che è stato tra gli argivi, è cominciata la caccia all’uomo contro tuo padre, contro questo vecchio che non si decideva a morire, a lasciare il suo regno.

    CONS 1 – Gli attentati si succedevano e gli assassini che prendevamo finivano sempre per confessare che avevano ricevuto del denaro da Polinice.

    CRE – Non soltanto da lui, del resto. Perché è questo che voglio che tu sappia. Ho fatto fare ieri dei funerali grandiosi a Eteocle. Eteocle è un santo e un eroe per Tebe, adesso. C’era tutto il popolo, io ho fatto un discorso e c’erano anche tutti i preti di Tebe… bisognava pure. Capirai, non mi potevo concedere il lusso di una canaglia in entrambi i campi. Ma ti dirò una cosa, a te, qualcosa che sappiamo solo noi: Eteocle, questo premio di virtù, non valeva più di Polinice.

    CONS 2 – Il buon figliolo aveva tentato anche lui di fare assassinare suo padre, tuo padre. Aveva deciso, anche lui, di vendere Tebe al miglior offerente. Noi avevamo a che fare con due ladroni che si ingannavano l’un l’altro ingannandoci e che si sono sgozzati come due teppistelli quali erano…

    CRE – Solamente, si è dato il caso che ho avuto bisogno di fare di uno dei due un eroe. Allora, ho fatto cercare i cadaveri in mezzo agli altri. Li hanno trovati abbracciati.

    CONS 1 – Si erano infilzati reciprocamente, e poi la carica della cavalleria argiva gli era passata sopra.

    CONS 2 – Erano ridotti in poltiglia. Antigone, irriconoscibili.

    CRE – Ho fatto raccogliere uno dei corpi, il meno rovinato dei due, per i miei funerali nazionali, e ho dato l’ordine di fare marcire l’altro dov’era. Non so nemmeno quale. E ti assicuro che per me è fa lo stesso.

    C’è un lungo silenzio, non si muovono

    .

    ANT 5 – Perché mi avete raccontato questo?

    CRE – Era meglio lasciarti morire in questa misera storia?

    ANT 5 – Forse. Io ci credevo.

    Silenzio

     

    CRE – Che cosa farai adesso?

    ANT 5 – Salgo in camera mia.

    CRE – Non restare troppo da sola. Vai da Emone, stamattina. Sposati in fretta.

    ANT 5 – Sì.

    CRE – Hai tutta la vita davanti a te. La nostra discussione era davvero inutile, ti assicuro. Hai questo tesoro, tu, ancora.

    ANT 5 – Sì.

    CRE – Non conta nient’altro. E tu stavi per sprecarlo. Ti capisco, avrei fatto come te a vent’anni. È per questo che mi bevevo le tue parole…

    CONS 1 – Sposati in fretta, Antigone, sii felice. La vita non è quello che credi. È un’acqua che i giovani lasciano colare senza saperlo tra le loro dita aperte. Chiudi le tue mani, fai presto. Trattienila. Vedrai, diventerà una piccola cosa dura e semplice che si sgranocchia, seduti al sole.

    CONS 2 – Ti diranno tutti il contrario perché hanno bisogno della tua forza e del tuo slancio. Non ascoltarli.

    CRE – Non ascoltarmi quando farò il mio prossimo discorso davanti alla tomba di Eteocle. Non sarà vero. Niente è vero se non quello che non si dice… lo imparerai anche tu, troppo tardi. La vita è un libro che si ama, è un bambino che gioca ai tuoi piedi, un arnese che si tiene bene in mano, una panchina per riposarsi la sera davanti casa. Mi disprezzerai ancora, ma scoprire questo, vedrai, è la consolazione dell’invecchiare. La vita, non è forse comunque che la felicità.

    ANT 5 – La felicità…

    CRE – Una parola misera, eh?

    ANT 5 – Quale sarà, la mia felicità? Che donna felice diventerà la piccola Antigone? Quali miserie bisognerà che compia anche lei, giorno per giorno, per strappare coi suoi denti il suo piccolo brandello di felicità? Ditemi, a chi dovrà mentire, a chi sorridere, a chi vendersi? Chi dovrà lasciare morire voltando lo sguardo?

    CRE – Sei pazza, stai zitta.

    ANT 5 – No, non starò zitta! Voglio sapere come dovrò fare, anch’io, per essere felice. Immediatamente, perché è immediatamente che bisogna scegliere. Voi dite che la vita è così bella. Voglio sapere come dovrò fare per vivere.

    CRE – Ami Emone?

    ANT 5 – Sì, amo Emone. Amo un Emone fiero e giovane; un Emone esigente e fedele, come me.

    ANT 6 – Ma se la vostra vita, la vostra felicità devono passare su di lui con la loro usura…

    ANT 1 – Se Emone non deve più diventare pallido quando io divento pallida…

    ANT 2 – Se non mi deve più credere morta quando ritardo di cinque minuti…

    ANT 3 – Se non deve più detestarmi quando io rido senza che lui sappia perché…

    ANT 4 – Se deve imparare a dire “sì”, anche lui, allora non amo più Emone!

    CRE – Non sai più quello che dici. Taci.

    ANT 5 – Sì, so quel che dico, ma siete voi a non sentirmi più. Vi parlo da troppo lontano adesso, da un regno nel quale non potete più entrare con le vostre rughe e la vostra saggezza.

    CRE – Vuoi stare zitta, insomma?

    ANT 6 – Perché vuoi farmi stare zitta? Perché sai che ho ragione?

    ANT 1 – Credi che non ti legga negli occhi che lo sai? Sai che ho ragione, ma non lo ammetterai mai perché in questo momento stai difendendo la tua felicità come un osso.

    CRE – La tua e la mia, si, stupida!

    ANT 2 – Mi disgustate tutti con la vostra felicità! Con la vostra vita che bisogna amare costi quel che costi. Come dei cani che fiutano tutto quello che trovano…

    ANT 3 – E questa piccola fortuna per tutti i giorni, se non si è troppo esigenti. Io voglio tutto subito, e che sia tutto intero, altrimenti rifiuto!

    ANT 4 – Non voglio essere modesta, io, e accontentarmi di un pezzettino se sono stata saggia. Voglio essere sicura di tutto oggi e che questo sia bello come quando ero bambina – o morire.

    CRE – L’anticamera è piena di gente. Vuoi proprio rovinarti? Ti sentiranno.

    ANT 5 – Ebbene, apri le porte. Appunto, mi sentiranno!

    CRE – Te ne stai zitta, insomma, buon Dio?

    ANT 6 – Avanti, svelto! Chiama le tue guardie!

    Entra Ismene.

     

    ISM – Antigone! (si voltano tutte contemporaneamente)

    ANT 6 – Che cosa vuoi?

    ISM – Antigone, perdonami! Antigone, vedi, vengo, sono coraggiosa. Adesso verrò con te.

    ANT 6 – E dove andrai con me?

    ISM – Se voi la farete uccidere, dovrete uccidermi con lei!

    ANT 6 – Ah! No. Non adesso. Non tu! Ora sono io, io sola. Non pensare che verrai a morire insieme a me adesso. Sarebbe troppo facile!

    ISM – Non voglio vivere se muori, non voglio restare senza di te!

    ANT 6 – Tu hai scelto la vita e io la morte. Lasciami adesso. Bisognava andarci stamattina, a quattro zampe, nella notte. Bisognava andare a grattare la terra con le unghie mentre stavano lì accanto e farti acciuffare da loro come una ladra!

    ISM – Allora, ci andrò domani!

    ANT 6– La senti, Creonte? Pure lei. Chissà se non finirò per coinvolgere anche altri? Che cosa aspetti a farmi stare zitta? Che cosa aspetti a farmi stare zitta? Che cosa aspetti a chiamare le tue guardie? Avanti, Creonte, un po’ di coraggio, non è che un brutto momento da passare!

    CRE – Guardie!

    Entrano le guardie

     

    CRE – Portatela via.

    ANT 6 – Finalmente, Creonte!

    La portano via.

    ISM – Antigone! Antigone…

    Ismene li segue. Il coro entra

     

    CORO 1– Sei pazzo, Creonte. Che hai fatto?

    CRE – Bisognava che morisse.

    CORO 2 – Non lasciar morire Antigone, Creonte! Porteremo tutti questa piaga al costato.

    CONS 1 – E’ lei che voleva morire. Nessuno di noi era abbastanza forte per farle decidere di vivere. Antigone era fatta per essere morta.

    CONS 2 – Polinice non era che un pretesto. Quando ha dovuto rinunciarvi, ha trovato immediatamente qualcos’altro. Quel che era importante per lei era rifiutare e morire.

    CORO 3 – È una bambina.

    CRE – Cosa volete che faccia per lei? Condannarla a vivere?

    Entra Emone

     

    EMO – Padre!

    CRE – Dimenticala, Emone; dimenticala, figlio mio.

    EMO – Sei impazzito?

    CRE – Ho tentato tutto, te lo giuro. Non ti ama.

    CONS 1 – Avrebbe potuto vivere. Ha preferito la sua follia e la morte.

    CONS 2 – Ha parlato ormai. Tra poco tutta Tebe saprà quello che ha fatto.

    CRE – Sono obbligato a farla morire.

    EMO – Non si può guadagnare tempo, farla fuggire domani?

    CRE – La folla sa già, urla intorno al palazzo. Non posso.

    EMO – Padre, sono tuo figlio, non puoi lasciare che me la prendano.

    CRE – Sì Emone. Coraggio. Antigone non può più vivere. Antigone ci ha già lasciati tutti.

    EMO – Credi che potrò vivere, io, senza lei? Credi che la accetterò, la vostra vita? E tutti i giorni, dal mattino alla sera, senza di lei? E la vostra agitazione, il vostro chiacchierare, il vostro vuoto, senza lei?

    CONS 2 – Bisognerà bene che tu accetti, Emone. Ciascuno di noi ha un giorno, più o meno triste, più o meno lontano, in cui deve infine accettare di essere un uomo. Per te, è oggi…

    CRE – Quando ti sarai voltato, quando tra un attimo avrai oltrepassato questa soglia, sarà finita.

    EMO – E’ già finita.

    CRE – Non giudicarmi, Emone. Non giudicarmi anche tu.

    EMO – Questa grande forza e questo coraggio, questo dio gigante che mi sollevava nelle sue braccia e mi salvava dai mostri e dalle ombre, eri tu? Questo odore proibito e questo buon pane della sera, quando mi mostravi i libri nel tuo studio, eri tu?

    CRE – Sì, Emone.

    EMO – Tutte queste cure, tutto questo orgoglio, tutti questi libri pieni di eroi, era per arrivare qui? Essere un uomo, come dici tu, e troppo felice di vivere?

    CRE – Sì, Emone.

    EMO – Non è vero! Non sei tu, non è oggi! Sei ancora potente, tu, come quando ero piccolo. Ti supplico, padre, che io ti ammiri, che io ti ammiri ancora! Sono troppo solo e il mondo è troppo spoglio se non posso più ammirarti.

    CRE – Sì è completamente soli, Emone. Il mondo è spoglio. E tu mi hai ammirato troppo a lungo. Guardami, è questo diventare un uomo, vedere di fronte a sé il viso del proprio padre, un giorno.

    Esce indietreggiando incredulo.

    CORO 4 – Creonte, è uscito come un pazzo.

    CRE – Sì, la ama.

    CORO 5 – Creonte, bisogna fare qualcosa.

    CRE – Non posso più nulla.

    CORO 6 – È partito, ferito a morte.

    CRE – Sì, siamo tutti feriti a morte.

    In scena solo Antigone e la Guardia

    ANT 6 – Allora, sei tu?

    IV GUA – Io chi?

    ANT 6 – Il mio ultimo volto d’uomo.

    IV GUA – A quanto pare.

    ANT 6 – Lascia che ti guardi…

    Antigone lo guarda creando in lui un certo imbarazzo.

    IV GUA – Basta.

    ANT 6 – Ascolta…

    IV GUA – Sì.

    ANT 6 – Io morirò tra poco.

    Silenzio.

    ANT 6 – Credi che si senta male a morire?

    IV GUA – Non so dirvi. Durante la guerra quelli che erano feriti al ventre, avevano male. Io non sono mai stato ferito. E in un certo senso questo mi ha nuociuto per la carriera.

    ANT 6 – Come mi faranno morire?

    IV GUA – Non lo so. Credo di aver sentito dire che per non contaminare la città col vostro sangue, verrete murata dentro un buco.

    ANT 6 – Viva?

     

    Nel corso del monologo che segue, entrano le altre guardie, e incatenano Antigone conducendola poi fuori.

    IV GUA – Sì, all’inizio. Alle caverne di Ade, alle porte della città, in pieno sole. Ancora un turno di servizio davvero strano, per quelli che saranno di guardia. Prima si era discusso di metterci l’esercito. Ma stando alle ultime notizie, sembra che sia ancora la guardia che fornirà i picchetti. Ha le spalle grosse, la guardia. Meravigliatevi poi che ci sia una gelosia tra la guardia e il sergente effettivo. Forse avete potuto notare che il sergente ostenta di disprezzare la guardia. Il loro grande argomento è la carriera. Per un verso è giusto. La carriera della guardia è più lenta e difficile rispetto all’esercito. Ma non dovete dimenticare che un brigadiere delle guardie è ben diverso da un sergente maggiore…

    Escono. Entra il Coro

     

    CORO 1 – Dunque, è finita per Antigone. Adesso si avvicina il turno di Creonte. Bisognerà che ci passino tutti.

    CORO 2 – Antigone è stata gettata viva nella sua tomba. Non avevano ancora finito di far rotolare gli ultimi blocchi di pietra che Creonte e tutti quelli che lo circondavano hanno sentito dei lamenti provenire all’improvviso dalla tomba.

    CORO 3 – Tutti tacciono e ascoltano, perché non è la voce di Antigone. È un pianto nuovo che esce dalle profondità del buco… tutti guardano Creonte, e lui che ha indovinato per primo, lui che sa già prima di tutti gli altri, urla all’improvviso come un pazzo: “Levate le pietre! Levate le pietre!”.

    CORO 4 – Gli schiavi si gettano sui blocchi ammassati e, tra di loro, il re che suda, le mani che gli sanguinano. Le pietre finalmente si smuovono e il più magro scivola nell’apertura.

    CORO 5 – Antigone è nel fondo della tomba ed Emone in ginocchio che la tiene nelle sue braccia e geme, il volto nascosto nel suo vestito.

    CORO 6 – Si rimuove ancora un blocco e Creonte può finalmente scendere. Si vedono i suoi capelli bianchi nell’ombra, in fondo al buco. Cerca di trascinare via Emone, lo supplica. Il figlio non lo ascolta. Poi all’improvviso Emone si tira su, gli occhi neri, e non ha mai somigliato tanto al bambino di un tempo, guarda suo padre senza dire niente, un istante, e tutto a un tratto gli sputa in faccia ed estrae la spada.

    CORO 7 – Creonte ha fatto un salto fuori portata. Allora Emone lo guarda coi suoi occhi da bambino, pieni di disprezzo, e Creonte non può evitare questo sguardo.

    CORO 8 – Emone guarda questo vecchio tremante all’altra estremità della caverna e, senza dire niente, si immerge la spada nel ventre e si stende contro Antigone, abbracciandola in un’immensa pozza rossa.

    Entra Creonte accompagnato dai consiglieri

     

    CRE – Li ho fatti stendere l’uno accanto all’altro. Sono lavati, adesso, riposati. Solamente un poco pallidi, ma così calmi. Due amanti il giorno dopo la loro prima notte. Hanno finito, loro.

    CORO 7 – E tu sei solo adesso, Creonte

    CRE – Solo sì. (lungo silenzio) E tuttavia non si possono incrociare le braccia. Dicono che è un dovere sporco, ma se non lo si fa, chi lo farà? (cambia tono) Le cinque. Cosa ho oggi alle cinque?

    CONS 1 – La riunione del Consiglio.

    CRE – Bene, se abbiamo il consiglio, ci andremo.

     

    Creonte e i consiglieri escono

    CORO 1 – Ecco, adesso è finita. Sono comunque tranquilli. Quelli che dovevano morire sono morti.

    CORO 2 – E quelli che ancora vivono cominceranno dolcemente a dimenticarli e a confondere i loro nomi.

    CORO 3 – È finita. Antigone si è calmata, adesso, non sapremo mai da quale febbre.

    CORO 4 – Il suo compito è assolto.

    CORO 5 – Una grande quiete cade su Tebe e sul palazzo vuoto di Creonte.

    CORO 6 – Non restano che le guardie.

    CORO 7 – A loro, tutto questo è indifferente.

    CORO 8 – Continuano a giocare a carte.

    Buio

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