• Albeggia … una poesia di Francesca Gentili “Immaginai cose, ma non straniere, / né che venissero alla costa da un mare sperduto”,

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     Immaginai tutt’altro.

    Anzi, questa è una menzogna,

    giacché immaginai cose che non potevano né sapevano essere tutt’altro.

    Immaginai cose, ma non straniere,

    né che venissero alla costa da un mare sperduto,

    perché ciò presupporrebbe che a fronte o a margine vi fosse il mio paese.

    Non diverse, che avrei ben presente rispetto a cosa.

    Immaginai cose

    che non erano questo,

    che di questo non erano l’ombra,

    che non ne erano la contraddizione.

    Altrimenti questo vi sarebbe stato,

    il suo corpo riflesso contro la luce un si sulla mia faccia,

    non ancora svelato.

    Forse non potei immaginare affatto,

    ma non è questo il punto.

    Ora tremo davanti a costui,

    che ho visto senza vedere,

    i suoi passi compaiono per vie che d’un tratto compaiono,

    in rioni dove albeggia,

    io intingo il dito nell’olio del mattino e così, per diletto assaggio, traccio un segno, mi spavento, prendo vita.

    Non immaginai cose che non erano questa né tantomeno immaginai questa.

    Talmente poco potevo saperne che neppure seppi di quello che non era.

    Questa cosa non era mai esistita prima.

    Albeggia.

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