• Nel cuore di tenebra della Shoah

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    April-1945

     Sapere che, persino nella Germania nazista, molte persone, spesso pagando con la propria vita, si sono opposte al nazismo, ci rende certi dell’esistenza dell’umano negli esseri umani. 

    Domani, 27 gennaio, verrà come ogni anno celebrata la ricorrenza del Giorno della memoria.

    Il testo dell’articolo 1 della legge italiana definisce così le finalità del Giorno della Memoria:

    «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»

    La data della commemorazione ricorda il 27 gennaio 1945,  quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva che li avrebbe portati a Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (nota con il suo nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso Konzentrationslager dove liberarono i pochi superstiti rimasti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo tutto l’orrore del genocidio nazista. Nei Lager disseminati in Germania e nei territorio conquistati dai tedeschi, (compresa l’Italia) furono eliminati scientemente più di venti milioni di esseri umani. Tra questi sei milioni erano ebrei e circa 3,5 milioni erano prigionieri di guerra sovietici. Centinaia di migliaia di altri esseri umani morirono o furono uccisi nelle marce della morte  e durante i brutali trasporti verso i campi di concentramento e di lavoro: oltre 13.000 militari italiani catturati in Grecia dalle truppe tedesche, persero la vita durante il tragico trasporto dalle isole greche alla terraferma.

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    Il Giorno della memoria, non è solo la commemorazione della Shoah in senso stretto, vale a dire il genocidio di sei milioni di ebrei, ma anche, come recita il testo dell’articolo 1 della legge italiana, la celebrazione mnemonica di tutti «coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati».

    E questo è importante perché ciò significa che non tutti gli individui aderirono a vari livelli di disumanità al nazifascismo, ma rifiutarono, ognuno a loro modo, quella che Hanna Arendt definì la “La Banalità del male”, cioè quella ragione lucida e anaffettiva agita contro l’altro da sé percepito, delirantemente, al di fuori da un “modello base ariano”. Questa anaffettività inconsciamente presente, a vari livelli patologici, nella stragrande  maggioranza della popolazione, veniva legittimata dalla cultura che trovava in tutti i mezzi di comunicazione – dai deliranti discorsi del direttore del Der Stürmer Julius Streicher alle prediche dai pulpiti cristiani proni al potere – la strada per indurre il popolo tedesco verso ciò che il prete mancato Heidegger , ideologo del nazismo, definiva la vera “autenticità dell’essere umano” cioè “l’essere per la morte” meglio se quella degli altri.

    Secondo questa logica disumanizzante, la guerra verso i nemici della Germania per la conquista dello “spazio vitale” del popolo tedesco, era sacrosanta; infatti veniva benedetta dalla Chiesa cattolica rimasta sempre al fianco dei satrapi nazisti nella loro ascesa al potere, nel loro fatale consolidamento e infine nella loro fuga finale verso il Sudamerica. La ragione lucida e l’ideologia religiosa, codificate e legittimate dalla filosofia heideggeriana, come una lebbra devastarono la mente di milioni di individui rendendoli profondamente anaffettivi. Anaffettivi a tal punto da rendere la percezione dell’altro da sé delirante in quanto l’umanamente uguale non veniva più  riconosciuto come tale.

    Sapere che, persino nella Germania nazista, molte persone, spesso pagando con la propria vita, si sono opposte al nazismo, ci rende certi dell’esistenza dell’umano negli esseri umani. E questo nonostante l’orrore di quegli anni. «Uno spirito forte, un cuore tenero» fu un motto ideato da Sophie Scholl, una studentessa di 22 anni decapitata il 22 febbraio del 1943, immediatamente dopo un rapido processo, insieme agli altri sei componenti della Die Weiße Rose, un gruppo di “ribelli” colpevoli di aver stampato e distribuito opuscoli nei quali chiamavano i tedeschi al rifiuto del regime nazista.

    rosa_bianca Sophie Scholl

    Anche se il sostantivo Shoah (parola che in ebreo biblico significa distruzione totale, distruzione assoluta, catastrofe che annienta) convenzionalmente viene utilizzato esclusivamente per definire la distruzione fisica di milioni di ebrei, si può, visto il suo valore semantico, utilizzare per descrivere l’annientamento degli altri 65 milioni di civili distrutti fisicamente a causa del nazifascismo nel periodo che va dal 1933 al 1945.

    Come ho già accennato la distruzione fisica di milioni di persone presuppone un alto livello di anaffettività e di una sua legittimazione filosofica incanalata da una capillare propaganda che alzava scientemente giorno dopo giorno l’asticella del disumano.

    Nel 2011 venne pubblicato in Germania Todestrieb und Erkenntnis, la traduzione del primo libro di Massimo Fagioli Istinto di morte e conoscenza. In quell’occasione, alla fiera del libro di Lipsia, la psichiatra tedesca Hannelore Homberg, durante la presentazione del libro affermò: «Todestrieb und Erkenntnis offrirà, risposte inedite ai tanti che in Germania fanno ancora i conti con l’enorme problema del nazismo.  Le radici pulsionali dell’anaffettività scoperte da Fagioli potrebbero dare una risposta estremamente importante e innovativa alla loro domanda ‘come è potuto accadere’, evitando però ogni pessimismo su una natura umana sempre pensata come necessariamente malvagia ed aggressiva».

    Dubito che senza la scoperta dello psichiatra Massimo Fagioli che indica nell’anaffettività la ragione primaria della “distruzione pulsionale” dell’altro da sé”, si possa decriptare la Shoah e rispondere alle domande “come è potuto accadere? perché è accaduto?”

    Dubito anche che senza la scoperta delle “radici pulsionali dell’anaffettività” si possano interpretare gli accadimenti politici e sociali contingenti che drammaticamente assomigliano, non strettamente nella forma, ma nei contenuti, a quella porzione di storia … verrebbe da dire “da dimenticare” ma in realtà da tenere ben presente per non permettere che la storia si ripeta.

    Se nella vita di tutti i giorni non riusciamo ad individuare e a rifiutare i frammenti di disumanità che ci circondano, non riusciremo mai a rispondere a quei perché che vengono urlati da almeno 67 anni, cioè da quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, resero evidente quell’orrore negato non solo dai nazisti ma, ad esempio, anche da Pio XII, che non udiva ciò che Anna Frank scriveva nel suo diario dopo aver ascoltato Radio Londra che già nel marzo del 1943 denunciava l’esistenza dei campi di sterminio nazisti. Probabilmente quel papa che nel 1933, come Legato pontificio in Germania, aveva firmato il Concordato tra la Chiesa cattolica e Hitler era sintonizzato su un’altra rete radiofonica … RadioMaria?

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    Firma del Concordato del ’33: Pacelli e Montini saranno papi.

    Parafrasando Francis Ford Coppola, che per rappresentare l’orrore del Vietnam si ispirò al romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra, potrei dire Shoah Now.

    Shoah Now perché i livelli di distruzione dell’identità umana, sostenuti dalla cultura dominante, cominciano a divenire pericolosi; Shoah Now perché nuovi schiavi, schiacciati dall’angoscia indotta dalle caste al potere, si mordono uno con l’altro per un tozzo di pane.

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    Paranoie? Forse! Ma intanto Massimo Cacciari come già il suo maestro Heidegger, legittima, surrettiziamente,  con interviste e articoli la sospensione della democrazia «Poderosi fattori esigerebbero da tempo di riconsiderare i “fondamentali” dell’idea di democrazia rappresentativa.»

    Paranoie? Forse! Ma intanto io leggo titoli di giornali che strillano: «Napolitano: l’Italia deve rinunciare a pezzi di sovranità a favore dell’Europa per uscire dalla crisi» E se non vado errato quando Napolitano parla in questi termini dell’Europa intende la Bce, e quindi una banca di guidata da privati cittadini che fanno ovviamente i loro interessi. Noi a questi privati cittadini dobbiamo cedere “pezzi di sovranità” cioè case, spiagge, terreni demaniali, e soprattutto la democrazia che i partigiani di tutti gli schieramenti ci hanno donato pagandola a caro prezzo con il loro sangue.

    Tutto questo naturalmente mentre grandi e piccoli partititi vanno a fare i teatrini televisivi e qualche decina di milioni di Italiani fanno finta di non capire … troppa fatica vedere e poi rifiutare questo andazzo, troppa fatica!

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    Intanto le grandi famiglie industriali europee che durante la Shoah sfruttavano fino alla morte ebrei, prigionieri di guerra e politici nelle loro fabbriche, Thissen, Krupp, Bmw, Siemens, ora sorpassati, in disumanità da Fiat e Ikea, continuano con metodi sempre più espliciti a schiavizzare psicologicamente i loro sottoposti, rottamando quegli operai che “si rompono” per i ritmi di lavoro disumani.

    Paranoie? Non credo!

    esercito belga prigioniero nazisti

    Prigionieri di guerra belgi inviati al lavoro coatto nelle fabbriche tedesche

    Per fare questa lavoro di comparazione tra quella Shoah e questa che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, si dovrebbe trovare e utilizzare il linguaggio che scaturisce dalla realtà che ogni giorno si offre ai nostri occhi; un linguaggio in grado di esprimere la realtà stessa nel momento che appare … in tutto il suo significato e senso.

    di Gian Carlo Zanon

     13 gennaio 2013

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