• Santificazione di Teresa di Calcutta: dopo l’orgia di irreale si torna alla realtà che dice: crimini contro l’umanità

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    di Giulia De Baudi

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    Vedo dai primi dati che anche oggi alcune migliaia di persone leggeranno l’articolo di Gian Carlo Zanon (Il lato oscuro di Madre Teresa di Calcutta la “santassassina” ) su  Anjeza Gonxhe Bojaxhiu. A cavallo della data della santificazione di Teresa  l’articolo è stato letto 165.511 volte. Dalla data della pubblicazione su questo blog a oggi è stato letto da 199.123 individui di trenta paesi diversi. Inoltre questo stesso articolo, apparso per la prima volta il 10 settembre del 2010 su AgoràVox, è presente da tempo su decini di altri siti. È plausibile quindi una moltiplicazione che quintuplicherebbe la lettura di questo testo giornalistico che utilizzando informazioni e documenti narra la vera realtà di questa donna proclamata santa dalla Chiesa cattolica.

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    Poco mi importa dei giochini di Bergoglio con i suoi santi e santini. Poco mi importa chi fossero i loschi compagni di strada di questa persona che contribuirà a rimpinzare ulteriormente le casse dal Vaticano che sforna budget a non finire con la faccia grinzosa della suora albanese.

    A me importa la verità su questo personaggio pubblico, il suo peso culturale sulla società, l’immagine che il clero trasforma pro domo sua, ecc. ecc..

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    Quindi, al di là della santificazione di per sé al di là di ogni realtà tangibile, a mio parere si dovrebbe stabilire se Anjeza fosse una persona meritevole del Premio Nobel per la Pace oppure una pazza assassina. Non credo, come ha scritto Vale in uno dei centinaia di commenti inviateci, che «la verità stia quasi sempre nel mezzo». Nel mezzo ci stanno coloro che non hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà vera degli accadimenti che indicano la verità sulle persone.

    Tra le motivazioni del Premio Nobel della pace venne indicato il suo impegno per i più poveri tra i poveri e il suo rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona.

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    Si impegnava per i poveri tra i poveri Teresa di Calcutta? Certamente sì, nel senso che si impegnava nel prendersi cura di persone malate offrendo loro un letto in cui cristianamente morire dopo aver assunto l’identità cristiana attraverso i sacramenti cattolici.

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    Aveva rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona? Certamente no perché dopo averli condotti, senza attenuare il dolore fisico, alle soglie della morte li battezzava eliminando così anche l’ultimo appiglio identitario del moribondo.

    Allora, direbbe Vale, “la verità sta nel mezzo”! Non la verità non sta nel mezzo perché l’intenzionalità dichiarata di Anjeza Gonxhe Bojaxhiu non era quella di curare o di alleviare il dolore dei malati ma era quella di portare più persone possibili nel regno del suo dio immaginato a sua immagine e somiglianza: lei non voleva curare i malati perché il suo dio non voleva che i malati fossero curati. Ci avrebbe pensato lui a guarirli … sempreché la cosa gli fosse garbata.

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    La “missione evangelica” di Teresa fu quella di accompagnare attraverso il dolore le persone alla morte in modo da fargli guadagnare la vita eterna nel regno dei cieli. E questo lo si deve dire ben chiaro perché molti ancora, ottenebrati dalla “mala informacón” non capiscano cosa diavolo facesse questa donna ai malati che raccoglieva per strada. Lei non curava, non aveva nessuna intenzione di curare. Lei non costruiva ospedali atti alla cura, lei costruiva solo centinaia di conventi per le suore dell’ordine delle Missionarie della Carità creato da lei e approvato dalla Chiesa nel 1965. Conventi che avevano il solo scopo di reclutare nuove adepte, ben felici di salvarsi da un destino di fame e indigenza, in modo da rendere sempre più potente l’ordine religioso suora albanese. Lei impediva la cura ai malati per un semplice motivo: era convinta che la morte, meglio se tra atroci patimenti,  fosse la porta che portava alla grazia divina.

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    Dire mezze verità può  generare confusione perché è tutti lì il fulcro del problema: se Teresa prendeva i malati per strada e li curava era una degnissima persona meritoria del Nobel; se prendeva gli ammalati e li faceva morire tra i tormenti perché delirava che in questo modo avrebbero oltrepassato la porta del  paradiso, era una pazza assassina. Non ci sono vie di mezzo.

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    E, lo ha detto persino il telegiornale della 7,  Anjeza Gonxhe Bojaxhiu non curava le persone che raccoglieva per strada. D’altronde come poteva curarli? Era forse un medico? Risulta a qualcuno che toccandoli i malati guarissero? C’era qualche medico nell’unica struttura da lei creata che non era un ospedale ma un vero e proprio “moritorio”?

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    Bene se le cose stanno così Bergoglio ha proclamato la santità di un ennesimo individuo malato di mente che, in questo caso, compiva crimini contro l’umanità.

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     –06 settembre 2016

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