• Poesie – Giacomo Sette – “sembreranno le ante che la diva apre nel mezzo /di qualche antico film muto(…)

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    Libero

    Quando mi fermerò i polmoni si apriranno
    porte monumentali di una città fantastica
    e questi varchi grandissimi, queste due cornamuse da sogno
    sembreranno le ante che la diva apre nel mezzo
    di qualche antico film muto, una volta cambiata
    per mostrarsi, a chi la adula, con le mani piene di baci.
    (i baci fermi, trattenuti sui palmi, che sono lì per scappare –
    battito d’ali, trillo d’ali, dei baci ideali – minuscole coccinelle
    strette in un pugno, che stanno lì per scappare).

    Quando mi fermerò si schiuderà oltre i polmoni la Città.
    L’aereo si poserà, colibrì d’acciaio sul fiore di Roma, e io sentirò
    la terra – la mia terra puzzolente, sotto gli scarponi da tecnico.

    E come un cielo di nuvole sgombrato dal vento
    senza neanche saperlo mi troverò nella mia scatoletta –
    la mia peugeut 107 – come un ragnetto raro pescato tra le foglie
    che un ragazzino ha salvato dal rastrello.

    Mi chiamerà la ferraglia, tutta bozzi e nastro argentato,
    questo confetto di cartapecora – mi saluterà –
    nell’estatica, filosofica, imperturbabile
    serenità del suo grigio che non aspira già più
    alla possibilità di metallizzarsi.

    E allora io,
    salvo ancora una volta,
    più pieno e più vuoto di prima,
    ricco e povero insieme – che ringrazio e maledico con la stessa parola –

    piangerò.
    Libero,
    di quella libertà
    che ti fa male a vestirla
    e una volta che la indossi sta bene su tutto.

    8 Novembre 2015

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