• Grecia – Sofocle, Eschilo, Omero … mito e tragedia rivivono oggi nelle terre in cui nacque una democrazia deforme …

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    di Gian Carlo Zanon

    Osservo con angoscia crescente gli ultimi movimenti politici in Grecia. La speranza dei greci che hanno votato contro le leggi draconiche dei rappresentanti politici dei germani e dei loro alleati, non è ancora morta, ma le iene dell’alta finanza già pregustano le sue carni ferite. Tra non molto, se non succede qualcosa di assolutamente catastrofico – nel vero senso del termine – la Grecia sarà smembrata e le sue infrastrutture, il suo demanio, i suoi beni immobili, finiranno negli stomaci mai sazi di chi guardando un pezzo di civiltà franare sogghigna stolidamente.

    Solo pochi giorni fa ho visto un travolgente Alexis Tsipras che nel suo discorso all’Europarlamento, citando l’Antigone di Sofocle, rammentava ai colleghi e al mondo intero che «esiste un momento in cui il diritto degli uomini vale sopra la legge.» Poi, per motivi imperscrutabili, allontanando da sé il compagno di lotta Yanis, Alexis ha scoperto il fianco, ed è stato colpito mortalmente dalle lance teutoniche ripescate dal lago Peipus insieme agli scudi crociati. Tsipras non ha compiuto l’impresa di Aleksandr Nevskij che fermò le forze cattoliche che volevano impossessarsi con la violenza dei territori a est dell’Estonia. Non è riuscito a capovolgere le sorti di una lotta impari contro la Panzer- Divisionen del Quarto Reich e i suoi pavidi alleati; si è fatto da parte lasciando la Grecia in pasto ai cani della Troika che, trattenuti a stento al guinzaglio dai bramosi banchieri loro padroni, attendono con la bava alla bocca la sirena che segnerà l’ora esatta del massacro.

    A quanto pare le leggi utilitaristiche e razionali di Creonte ancora una volta hanno prevalso e Antigone è morta . Ma se leggiamo attentamente il mito ci accorgiamo che la tragedia sofoclea non finisce con la morte di Antigone. Non c’è vittoria a Tebe, Creonte non ha il tempo per gioire, il miasma causato dal tiranno che ha offeso Dike, la dea della giustizia umana, trascina con sé la sua stirpe: suo figlio Emone che doveva sposare Antigone si suicida, e la madre disperata lo segue dandosi a sua volta la morte.

    La peste narrata da Tucidide ed evocata da Omero e Camus si espanderà per l’Europa che non ha voluto usare il rimedio per curare un suo arto “malato”. Un’Europa, dalla mente rapita dalla ragione economica, che finge di prendersi cura di una periferia del suo corpo ma, come Mengele, la usa per sperimentare la disumanizzazione della civiltà. Come Mengele sperimentava la resistenza al dolore su cavie umane, Fmi e Bce, ovvero le potentissime banche private, sperimentano i livelli di umiliazione su un popolo per vedere fino a che punto possono è possibile spingere la degradazione sociale su larga scala.

    troikaLa storia gioca brutti scherzi: fino a ieri informatori mediatici, quelli poco avvezzi a studiare la storia del pensiero antico, si strappavano i capelli ricordando che la democrazia nasce nella polis in cui oggi si sta votando, per affidare o meno la Grecia agli sciacalli ebbri d’odio per l’orgoglio dei cittadini greci che hanno trovato il coraggio di dire no.

    Certo il concetto di democrazia nasce ad Atene, ma il termine “demokratía” non significava affatto “potere al popolo”, o “giustizia sociale”, o “diritti e doveri uguali per tutti”. Il termine “demokratía” significava letteralmente “potere ai demos”. I demos erano dieci zone di Atene ben delimitate, che potrebbero più o meno essere paragonate ai nostri municipi. Ogni demos era comandato da un arconte votato dall’assemblea dei cittadini con diritto di voto. Ma chi erano i cittadini con diritto di voto? Il cittadino che aveva diritto di voto doveva possedere alcune caratteristiche: essere uomo, essere nato ad Atene, possedere entro il perimetro della polis dei beni immobili (case e/o terreni).

    Non avevano nessuna voce in capitolo le donne, i meteci (abitanti non possidenti, o individui possidenti ma non nati ad Atene), gli schiavi, e “naturalmente” gli stranieri: i barbaros incapaci di parlare correttamente la lingua greca. Ogni anno, a turno, un arconte diveniva governatore di Atene. Questo in teoria, in pratica ogni volta tutto si risolveva attraverso rapporti di forza e quindi non mancavano lunghi periodi di tirannia. Il tanto idealizzato sistema democratico pericleo, inteso in questo modo, non ha mai funzionato. Come non si sono concretizzati politicamente i concetti filosofici di Clistene come “isonomia” “stessa legge per tutti” e le teorie politiche di Solone: l’“eunomia” “la buona legge”.

    A pensarci bene però esistono delle similitudini tra la cosiddetta democratica ateniese e l’implosione della democrazia contemporanea storpiata dall’aggressione neo-liberalista: entrambe, visto che escludono la maggior parte della popolazione, non poggiano su un fondamento radicale di uguaglianza; entrambe possono essere definite oligarchie. In entrambi i casi pochi dominano molti che non hanno, anche se può apparire il contrario, voce in capitolo sul governo res publicae, della “cosa pubblica”.

    E a chi volesse contestare questa mia affermazione ricordo che se il governo Renzi reggesse fine a fine mandato, ci sarebbe stato un interregno tirannico e ademocratico durato ben sette anni. Monti, Letta e Renzi non hanno avuto mandato dai cittadini italiani per governare ma dagli áristoi , i “migliori”, alias gli amici potenti degli amici. Inoltre con la nuova legge elettorale si tornerebbe di nuovo a un “sistema democratico ateniese” in cui saranno gli appartenenti ai demos/partiti, cioè le categorie politicamente previlegiate, coloro che sceglieranno il loro leader/arconte che governerà lo Stato.

    Questa sera il parlamento greco voterà se accettare o meno la lista dei comandamenti imposti dal Quarto Reich che Tsipras ha obtorto collo portato con sé ad Atene. Sparta/Berlino ha vinto e i beni pubblici di Atene fanno parte del saccheggio dovuto ai nuovi dominatori : vae victis, guai ai vinti.

    Questa è la profonda verità, non ce ne sono altre, quindi … per favore … quando sulla stampa trovi scritto “proposte dell’eurogruppo ad Atene decise a Bruxelles ” leggi “soluzione finale decisa a Wannsee” ti sarà più facile capire cosa sta succedendo.

    Mi rimane solo una domanda, forse due: perché Alexis Tsipras si sta comportando così? Perché nonostante che il popolo abbia detto chiaramente detto no, egli lo ignora?

    Forse, come dice Macbeth nella tragedia shakespeariana Alexis ha osato “fin dove un uomo può osare” e di più Tsipras non poteva fare?

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    I punti fondamentali che deve votare stasera il parlamento greco presenti nel cosiddetto “accordo” Grecia/Eurogruppo. Un vero e proprio crimine economico.

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    Attuare riforme pensionistiche e specificare i criteri per compensare pienamente l’impatto fiscale della sentenza della Corte Costituzionale sulla riforma delle pensioni del 2012 e ad attuare la clausola di deficit zero o misure alternative reciprocamente accettabili entro l’ottobre 2015. Aumento dell’Iva per le isole.

    Adottare riforme del mercato dei prodotti (…) tra cui la liberalizzazione degli orari e l’apertura dei negozi la domenica (più interventi su farmacie, panetterie e latte) e apertura al mercato in alcuni settori cruciali (quello dei traghetti, ad esempio, settore cruciale).

     

    Privatizzazione del gestore della rete di trasmissione dell’energia elettrica;

     

    Mercato del lavoro: riforma della contrattazione collettiva (liberalizzazione), dei licenziamenti collettivi.

     

    Adottare le misure necessarie per rafforzare il settore finanziario, compresa l’azione decisiva su crediti in sofferenza e misure per rafforzare la governance della HFSF e le banche, in particolare eliminando qualsiasi possibilità di interferenza politica nei processi di nomina.

    Infine c’è la creazione di un fondo da 50 miliardi (il 23% del Pil greco) nel quale trasferire le attività da privatizzare per poi usare quei soldi per ripagare il debito. Il “Fondo” è praticamente una fideiussione: se il debito non verrà onorato queste attività saranno acquistate al prezzo stabilito da chi ha in cassaforte la cambiale. Per dirla ancor più semplicemente è come portare un oggetto di valore al banco dei pegni: ti danno quattro soldi, poi se non lo riscatti entro il tempo stabilito non è più tuo e viene venduto all’asta al miglior offerente .

    15 luglio 2015 – h. 17 21

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