• Dai Credenti mi guardo io, dai Razionalisti mi guardi iddio

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    1 suore“NOLI ME TANGERE”

    giul - Copia

    di Giulia De Baudi

     

    Oggi la Redazione di Uaar (Unione Atei Agnostici Razionalisti) ha pubblicato un articolo di Hemant Mehta un attivista ateo americano molto noto per la sua attività contro l’oscurantismo religioso. In Italia è conosciuto per il suo libro Ho venduto l’anima su E-bay – La religione agli occhi di un ateo. L’articolo è stato tradotto, probabilmente con l’ausilio del Traduttore Google, da Flaviana Rizzi alla quale consigliamo vivamente di fare un viaggio studio a Londra della durata di almeno vent’anni.

    Quello che mi preoccupa non è la traduzione “poetica” dell’articolo, ma le affermazioni dell’autore.

    «È opinione corrente che le persone religiose siano mentalmente più sane degli atei.» scrive Metha … ma chi te l’ha detto? Il tuo amico psichiatra testimone di Geova?

     

    Da ciò che con molta fatica riesco a capire dall’articolo, pare che in America, alcune istituzioni “celeberrime” come il famoso Dipartimento della Salute Mentale di Palo Alto – Settore Affari dei Veterani, ma anche un certo Caio Leach e un certo Tizio Moore, con metodi “altamente scientifici” come Facebook e Reddit hanno esplorato lo stato di salute mentale di credenti e atei per capire se la pazzia colpisca maggiormente i primi o i secondi. Iniziativa di una intelligenza sopraffina che ha portato una splendida quanto “altamente scientifica” scoperta che sicuramente vincerà il premio Nobel per la medicina: «… è risultato che, tra quelli assolutamente certi che Dio esista e quelli assolutamente sicuri che non esiste, i livelli di salute mentale sono molto simili.»

     

    Ovviamente tralascio le lussureggianti spiegazioni con cui Metha traccia le conclusioni straparlando di cose strane come “sospensione dell’identità”, di “distress” ecc. ecc..

     

    Io so solo che perdere il rapporto con la realtà è, a vari livelli, malattia mentale e chi crede a ciò che non esiste ha perso il rapporto con la realtà. Ma a parte questa piccola ed elementare certezza penso che la malattia mentale non si misuri certamente investigando il pensiero cosciente degli esseri umani.

    Il discrimine tra malattia mentale e sanità mentale non abita nel “cogito (come mi pare) ergo sum” ma nel pensiero inconscio che si manifesta soprattutto nel linguaggio del sogno.

    5 maggio 2015

     

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