• Heidegger: non c’è pace tra i filosofi. In attesa che passi la piena che ha spazzato via il filosofo tedesco, si dimette l’“ancor heideggeriana” E. Di Cesare

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     –di Salvo Carfì

     

    L’affaire Heidegger prosegue inesausto come un rio in piena che tutto travolge diramandosi in una moltitudine di tendenze che vanno dalla ricerca seria sul suo credo nazista al gossip. E come dicono in Sicilia abbàsciati juncu, ca a chjina passa. (abbassati giunco che la piena prima o poi passa).

    Ogni filosofo, aspettando che la piena passi, assume, giustamente, un proprio atteggiamento: Donatella Di Cesare ribaltando il senso di un famoso luogo comune, predica male «Heidegger rimane il più importante pensatore del Novecento», ma razzola bene: è di ieri la notizia delle sue dimissioni dalla carica di vicepresidentessa della Martin Heidegger Gesellschaft .

     

    Essì, D. Di Cesare ce l’ha fatta a dar forfait: quei provincialoni della società che porta il nome del filosofo contemporaneo più ripudiato della storia della filosofia, vogliono tornare a Messkirch e insediarsi nella casa natale del loro vater germanico. Li, accanto alle statuette dei loro lares, troveranno forse il coraggio, ma lo dubito fortemente, di fare harakiri inghiottendo gli scritti originali di Essere e tempo, in modo da non lasciare traccia delle stupidaggini autografe dello stregone tedesco.

    Che i suoi scritti contenessero “stupidaggini” lo scrive Giuseppe Rinaldi su Città Futura On-Line: «Che il “pensiero” di Heidegger fosse aria fritta lo si poteva intendere fin da Sein und Zeit, senz’altro uno dei testi più sopravvalutati dell’intera storia della filosofia.»

     

    Naturalmente la vicepresidentessa dimissionaria non dice di pensarla così. E ci mancherebbe altro: come potrebbe spiegare a suoi lettori e agli studenti, ma anche a se stessa, che per molti lustri non ha fatto altro che ruminare il pensiero di Heidegger senza accorgersi – secondo l’assunto di Rinaldi – di rimasticare stupidaggini?

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    Meglio, per ora, aspettare che passi la piena, mitigare un po’ tutta la question barcamenandosi con mille distinguo senza lasciarsi andare a « giudizi frettolosi e sommari» che «nascono anche sul web». D. Di Cesare – questa è una mia impressione – sgomita un po’ per farsi largo tra i passeggeri della nave da crociera Heidegger alla deriva, che cercano di guadagnarsi in tempo una scialuppa di salvataggio. Sgomita stigmatizzando Faye perché «(…) si limita a fare un processo banalizzando ogni questione filosofica»; sgomita biasimando il suo ex presidente della M. H. Gesellschaft «Figal – che – considera quei brani rivoltanti e non vuole più essere collegato a Heidegger» ; sgomita ancora condannando Severino e Vattimo il primo perché «sostiene l’incoerenza di Heidegger nei QN» e il secondo perché «sostiene ora che Heidegger si sarebbe lasciato in qualche modo fuorviare, e le sue sarebbero prese di posizione ideologiche: dottrine e non filosofia.» Insomma ce n’è per tutti o come diceva il mio conterraneo Sciascia : “a ciascuno il suo”.

     

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    Insomma Lei, prende le distanze da tutti, distinguendosi per la sua invidiabile capacità di cavalcare la tigre come un campione di surf australiano sulla cresta dell’onda mediatica, regalandoci ogni giorno una “travolgente emozione”. Intanto – secondo ciò che afferma Faye in un nota del suo articolo su MicroMega (leggi qui) – “attinge”  un pochino di idee a destra e a manca senza citare.

     

    Ci vorrà un po’ di tempo … d’altronde non si può certo passare da uno stato in cui, perinde cadaver, si aderiva ad ogni stupidaggine di Heidegger, a un rifiuto totale del suo pensiero distorto dalle credenze religiose e dalla malattia mentale. (Leggi qui)

    Ci vorrà del tempo, molta acqua passerà sotto i ponti della filosofia e quando sarà il momento giusto, cioè quando, come è già successo in Germania, non si faranno più corsi universitari per celebrare Heidegger e i media si saranno scordati dell’amore riverente che molti filosofi riservavano allo stregone di Messkirch che teneva tutti magnetizzati con le sue malie, «il più importante pensatore del Novecento», diverrà il più grande minchione della Storia della filosofia. E chi si è visto si è visto.

    1 aprile 2015

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