• La sindrome di Salieri, ovvero l’odio per l’inafferrabile

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    di Gian Carlo Zanon

    Molti di voi ricorderanno Amadeus, il film di Miloš Forman tratto dall’omonima opera teatrale di Peter Shaffer sulle vite dei compositori Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Salieri. Ricorderanno lo smisurato odio di Salieri per l’inarrivabile Mozart e la sua vendetta.  

     

    Inutile dire che quella dinamica di rapporto, che rieccheggia nel film, non esiste solo nella finzione cinematografica. L’invidia è ben presente nelle dinamiche interumane in cui uno dei due individui percepisce l’altro come inafferrabile, inarrivabile, alieno. Quando questo accade il Salieri di turno più o meno consapevolmente, cerca in tutti i modi di eliminare dall’altro quella diversità abissale che li divide. Naturalmente l’invidioso potrebbe cercare di conquistare con impegno e onestà le qualità eccelse dell’altro, potrebbe anche con un po’ di ragionevolezza accettare questo stato di cose che lo vede lontano anni luce dal suo antagonista, potrebbe farsene una ragione e godere di questa diversità in grado di arricchirlo. Potrebbe ma non lo fa. Non lo fa e preferisce distruggerne le qualità, e se proprio non ci riesce cerca di impedirgli in tutti i modi di realizzare il suo volo che lo porterebbe lontano e ancor più inafferrabile.

     

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    Queste persone mediocri, incapaci di librarsi in volo, cercano in tutti i modi non di eliminare dalla loro vista chi con la propria lontananza incolmabile li perturba, ma tentano di tarpar loro le ali per rendere uguali a se stessi chi possiede ciò che essi non hanno. Parlo soprattutto di capacità artistiche e di qualità umane.

     

    Parafrasando Eraclito posso dire che la natura di questi individui ama nascondersi. E così ce li troviamo accanto quasi per caso, e divengono mariti servizievoli, amici devoti, colleghi ammirevoli, editori che apparentemente si fanno in quattro per te,  traduttori che giurano sulla fedeltà all’originale delle loro traduzioni.  Questi individui, in modo compulsivo e a volte inconsapevole, lusingano il povero malcapitato o la povera malcapitata, mentre con livore sotterraneo e costante lavorano per distruggerne l’identità umana e artistica.

     

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    Nel rapporto uomo donna la  soppressione fisica avviene solo se l’altro decide di tagliare quel legame che lo sta distruggendo lacrima dopo lacrima, delusione dopo delusione, annullamento dopo annullamento, sfregio identitario dopo sfregio identitario.

     

    Ma questi sono casi estremi. Solitamente non si giunge all’eliminazione fisica ma al controllo ossessivo delle attività  e del pensiero dell’altro, che non deve sfuggire dalle spire del serpente velenoso sapientemente travestito.  

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    Ci sono casi storici famosi: Marx ha avuto alle calcagna per una vita intera Engels che gli impediva di leggere Feuerbach;  Sartre, come narrano Michel Onfray e Virgil Tanase, per tutta la vita ha cercato di distruggere l’opera di Albert Camus; Palmiro Togliatti sarebbe, secondo gli ultimi documenti venuti alla luce negli archivi stalinisti, non il continuatore dell’opera politica di Gramsci, come vulgata vuole, ma colui che si è impossessato del pensiero gramsciano per poi usarlo per i propri fini.  Lo stesso vale nel rapporto tra Che Guevara e Fidel Castro, tra Emily Dickinson e il suo pseudo mentore, e per moltissimi altri rapporti in cui si stabilirono dinamiche interumane di questo genere.

     

    Quando queste unioni finiscono e il serpente non può più tenere tra le sue spire la colomba, il Salieri cercherà in ogni modo di rovinarne l’immagine pubblica che deve essere depauperata per consentirgli di sentirsi uguale se non superiore a lei. Vedi i casi Sartre – Camus e Togliatti-Gramsci.

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    Per far questo i Salieri farebbero carte false, disprezzerebbero, anche dopo averle idolatrate, le opere di grandi talenti. Scriverebbero persino che  l’opera di Marcel Proust À la recherche du temps perdu, non fu altro che un espediente pubblicitario per vendere una marca famosa di petites madeleines. Il loro lavoro psicotico parte sempre dalla distruzione dei contenuti, e quindi del senso, delle opere di poeti, musicisti, scienziati, letterati, pittori ecc. ecc..

     

    Le strategie sono ripetitive e molteplici; appropriazione, plagio, negazione della qualità artistica, critica greve e corrosiva, spostamento di senso, interpretazioni fasulle, discorsi dissociati e dissocianti sulle opere, e poi ironia, sarcasmo, ostentazione di superiorità … insomma tutto ciò che può ledere l’identità artistica e umana di chi possiede qualità identitarie impossibili da raggiungere dal Salieri di turno.

    12 gennaio 2014

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    • troppo ideologico

    • Come sempre, negli articoli di Giancarlo, si trovano risposte profonde che ci aiutano a comprendere le dinamiche dei nostri rapporti quotidiani.

      Negli esempi descritti, e spesso anche nella vita di tutti noi, il serpente velenoso che ci porta a distruggere le qualità dell’altro è l’invidia.

      Noi vediamo le qualità dell’altro ma pensiamo di non poterle eguagliare e quindi le neghiamo, impedendo la sua realizzazione umana.

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