• Terrorismo e malattia mentale

      0 commenti

    -telaviv2

    dalla Redazione

    Persino Michele Serra è riuscito a fare il nesso tra malattia mentale e la veste ideologica/religiosa degli assassini che insanguinano le strade del mondo con il sangue degli innocenti. Forse lo avrà letto da “qualche parte”, ad esempio tra questi articoli, ma meglio tardi che mai. Come ha notato già qualcuno, parlare di “paranoia” non è certamente sufficente per decifrare questi orrori ma tutto serve a far capire che un individuo sano di mente non ucciderebbe mai un essere umano … ma un individuo sano di mente non può essere né un fondamentalista religioso né un estremista ideologico né un soldato che uccide non per difesa ma eseguendo un ordine senza pensare che sta estinguendo la vita di un essere umano.

    G.C.Z

     

    Repubblica 3.1.16 L’amaca


    di Michele Serra


    C’è una ricca tradizione di “insani gesti” e “atti inspiegabili”, nella cronaca nera, che ci porta sull’incerto confine tra crimine lucidamente commesso oppure addebitabile a qualche patologia psichica: con tutte le sfumature intermedie. Criminologhi, psichiatri, giuristi sanno quanto è complessa la materia. Destinata a complicarsi, e di parecchio, con l’irruzione sulla scena mondiale del terrorismo di strada. Del giovane sparatore arabo che a Tel Aviv ha crivellato a freddo i clienti di un bar, un parente fa sapere che non c’entra niente con l’Isis: è affetto da turbe mentali e ha agito da psicopatico. Viene spontaneo domandarsi quanto di psicopatico ci sia anche nel terrorismo “cosciente”, parendo impossibile che si possa entrare in un teatro e massacrare inermi (Bataclan), uccidere a freddo più di cento ragazzi in un campeggio (Breivik), far morire di sete i bambini di una scuola (Beslan) in assenza di qualche grave turba mentale. Più in generale, tra il fanatismo e le psicopatie (specie la paranoia) esiste una parentela percepibile anche dai non addetti. Di Hitler, forse il massimo fanatico nonché il massimo serial killer di tutti i tempi, non per caso si dice che “era un pazzo”. La malattia mentale, nella tradizione giuridica, è un’attenuante (si può arrivare a decretare la non punibilità del reo). Ma quando la paranoia — come dire — scende in campo, ovvero si organizza politicamente, si dà una veste ideologica, come la si deve affrontare, giudicare, combattere?

    Leggi qui articoli correlati

    Scrivi un commento