• 2027 – L’alba della democrazia – “Il mare da più vicino” – I muri che impedivano di guardare il mare saranno demoliti

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     –fri3di Giulia De Baudi

    Antefatto – La rivolta degli italiani, iniziata il 20 maggio del 2026, si è conclusa da pochi mesi: il 2 gennaio scorso con la fuga dall’Italia dei responsabili del Lac, Lega dell’amore cristiano, partito unico al potere dal 2015.
    Nei dodici anni precedenti l’Italia – dopo il golpe del novembre 2005, preparato con l’anestesia dei cittadini italiani dalle televisioni private di Berlusconi, dai pulpiti mediatici del vaticano, dai media compiacenti, e persino dai sindacati istituzionali che erano diventati oramai sodali e complici del potere – è sprofondata in una catalessi civile che ha i suoi precedenti solo nel nazismo di Hitler, nel fascismo di Mussolini, e nello Stalinismo sovietico.
    Chiaramente, in questo ‘velata’  pluto-teocratica tirannia le forme di annichilimento delle coscienze fu molto più nascosto e meno fisico degli anni dei totalitarismi di qui parla Hanna Arendt nel suo Le origini del totalitarismo scritto nel 1951, pochi anni dopo la seconda guerra mondiale.
    Coloro che non aderivano al nuovo ‘stile di vita’, proposto dall’oligarchia al potere, venivano invisibilmente messi al bando. Ignorati da tutti finivano per fare una vita da homeless, o emigravano, o, i più deboli, si suicidavano senza che le loro morti tragiche trovassero alcun eco mediatico.

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    21 luglio 2027 – Da domani inizieranno lungo tutto il perimetro delle coste italiane le demolizioni dei muri, alcuni alti cinque metri – come gli ex muri che furono innalzati da Israele a partire dalla fine del secolo scorso – che impedivano il libero accesso al litorale. Come ricorderete il problema della privatizzazione delle spiagge iniziò nel maggio 2011 con un decreto legge che permetteva ai privati di acquistare i diritti su tutto il territorio demaniale italiano per 99 anni. Poche voci della politica si levarono in difesa del patrimonio comune che, nel volgersi di pochi anni,  confluì nelle mani dei soliti pochi ricchi e bramosi, che di fatto, legittimati da una serie di leggi inique, si appropriarono delle coste italiane.

    Ricordiamo alcuni illuminati interventi di allora, come quello dell’allora partito dei Verdi, Angelo Bonelli, il quale nel 2015 fu espulso dall’Italia per volere dell’ex Presidente della Repubblica e  segretario del partito unico Lac, Pier Ferdinando Casini. «Il decreto legge Sviluppo è ‘incostituzionale’ e pone diverse problematiche di compatibilità sia con numerose disposizioni di diritto interno, sia, in ogni caso, con la Direttiva europea (cd.Bolkestein). Queste sono le dichiarazioni  di Bonelli che si leggevano nei comunicati stampa del 7 maggio 2011. Il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli inviò anche al Presidente della Repubblica in carica Giorgio Napolitano un appello per cancellare la norma che introduceva la privatizzazione delle spiagge. «Il provvedimento, – insisteva Bonelli – porta, sotto il profilo sostanziale, in fragorosa violazione degli artt. 3, 97 e 42 Cost., il demanio marittimo sotto un regime privatistico, facendo venire meno l’interesse pubblico sotteso al rilascio delle concessioni».

    Seguirono altre proteste molto ‘politicamente corrette’ di chi facendo parte della casta politica non voleva alzare polveroni che avrebbero nuociuto alle loro affezionate poltrone. Eppure ci fu chi, anche allora, ebbe da subito le idee chiare ma fu isolato perché come per Cassandra i suoi vaticini non vennero presi in considerazione. Ne citiamo uno dei tanti, che abbiamo ritrovato, Giorgio Adenpla, il quale con un’immagine molto eloquente tentò di fermare l’ingiustizia che ha negato per 15 anni il libero accesso alle spiagge di milioni di cittadini … i più poveri naturalmente.

    Adenpla scrisse un articolo, il 7 maggio 2011, dal titolo, Spiagge, come il muro di Berlino e il Lungo muro di Ostia riferendosi al fatto che già da trent’anni il Lungo mare di Ostia non esisteva più perché era già stato tutto privatizzato da gestori i quali avevano pensato bene, alzando veri e propri muri e costruendo immobili, di chiudere la vista al mare.

    Naturalmente si poteva vedere il mare, ma solo pagando l’entrata a bar, ristoranti, consorzi balneari e attività varie che si erano accaparrati a suon di mazzette territori appartenenti a tutti i cittadini. Scriveva il giornalista: «Il decreto del governo per le spiagge ricalca il modello di Ostia, non un lungomare bensì un lungomuro e un pessimo esempio di salvaguardia delle spiagge. Il quartiere marino di Roma, e le sue propaggini fino a Torvajanica. sono già vietate al libero accesso, e questo ora succederà in tutta la penisola legittimato da questo infame ‘decreto spiagge’».

    Da domani, grazie al decreto d’urgenza emanato dal Governo di Solidarietà Nazionale, inizieranno i lavori che libereranno i territori marini occupati dai coloni della cementificazione, e finalmente i nostri sensi torneranno a contatto con quel mare che appartiene da sempre a tutti gli esseri umani. Da domani il nostro mare riapparirà con i suoi odori, i suoi colori … da domani il mare riapparirà nei nostri sogni.

    pubblicato la prima volta l’8 settembre 2011

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