di Romolo Lombardozzi
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“capito che m’ha detto? m’ha detto che só traggica … io nun só traggica, io só realista”.
Staamatina stavo ar mercato … scusate mi sono fatto prendere dal romanesco che a volte si impossessa di me medesimo … dunque, questa mattina stavo a fa a spesa al mercato dell’Alberone ( bellissimo mercato prezzi boni ecc. ecc.) e ho colto al volo ‘sta frase sparata da una donna che raccontava ad una amica li fatti sua.
Poi mentre tornavo a casa, con l’anellini de calamari che a mi moje piacciono na cifra, mi sono messo a ripensare a questa perla filosofica ascoltata per caso. Praticamente la signora ch’ha detto? Ha detto che ognuno di noi percepisce un avvenimento a modo suo. Il marito della signora di fronte a qualcosa … ma facciamo un esempio ch’è mejo: il marito della signora ascoltando la moglie che infervorata gli raccontava i fatti politici contingenti ha pensato che esagerasse (tradotto: che fosse traggica) mentre la signora in questione pensava che la sua forte preoccupazione di fronte agli ultimi accadimenti politici (caduta Governo Monti, ricandidatura del Berlusca ecc.) fosse assolutamente congrua (“realista” direbbe la signora).
Voi che ne pensate? Quello che sta succedendo è una catastrofe oppure no? È difficile capire chi tra i due abbia ragione.
Ma sistemiamo prima le parole … dunque il termine verbale “catastrofe”, nella sua originaria accezione etimologica, di origine greca : “cata-strophé” significa innanzitutto “rivolgimento, capovolgimento”.
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Il fonema attinge al verbo kata-strépho, che significa “capovolgo”, composto da “katà”, giù/sotto, e strépho volgo, giro. La parola strofa che indica una verso poetico (decasillabo, dodecasillabo, ecc.) proviene proprio da strépho, in quanto il verso successivo prosegue/si rivolge “sotto”. I filologi pensano (ma non vi sono prove certe) che nella tragedia attica l’attore o il coro recitando la parte, ad ogni fine verso giravano su se stessi cadenzando con i loro passi i versi dei tragediografi; e così via ad ogni verso … sai che palle!
Comunque sia questo è il significato primario della parola “catastrofe” che come potete notare non contiene nulla di catastrofico. Poi il termine, già in epoca classica, mutò via via il significato che assunse il senso di “mutamento radicale e repentino”, “ribaltamento”, “rovesciamento”, “soluzione”. Per esempio ad Edipo succede una “catastrofe”: lui che era il re di Tebe, a causa una “catastrofe”, questa volta intesa come “rivolgimento della sorte”, diviene un povero cieco senza patria. Il suo stato precedente viene capovolto.
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Mentre mi facevo ‘sti belli raggionamenti, ho pensato a ciò che sta spifferando Berlusconi su ‘sto fatto dello spread … una vera catastrofe in tutti i sensi; catastrofe nel senso di un capovolgimento di comunicazione da parte sua: se lo spread è una bufala manovrata dalla Deutsche Bundesbank (e lo è in quanto la banca tedesca è, la maggior azionista della Bce; clicca su questo link http://www.disinformazione.it/banchecentrali.htm) perché non lo ha detto prima. Perché solo ora capovolge la propria comunicazione? Semplice. Perché sa che qualche allocco penserà che il cavaliere si vuole mettere di traverso per bloccare lo sciacallaggio delle banche centrali e Bce. Banche centrali e Bce che alcuni quotidiani continuano a far passare per pubbliche, cioè come un bene comune, mentre sono in realtà banche private, cioè possedute dagli azionisti. A Roma, quando sentiamo un’affermazione come questa che non sta né in cielo né in terra dimo … diciamo “see va beh” nel senso “che me stai a cojonà?” … si capisce, noo?
L’altro, ‘sta volta, traggico,rivolgimento e che Berlusconi sta dicendo la verità mentre l’altri …
Intendiamoci: sta dicendo la verità sullo spread ebbasta; certamente non dice la verità sui suoi obbiettivi che sicuramente só traggichi.
L’altra catastrofe, questa volta nel senso di un rivolgimento del pensiero da uno stato di un rapporto sano con la realtà ad una alterazione psicotica è ‘sto fatto daa fine der monno Maya. Aò questi se só bevuti er cervello!
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Invece di pensare alla tragedia reale di una fine del mondo imminente (parlamo de cinquanta – cent’anni) a causa dei problemi legati all’aumento dissennato della demografia, dalla fine delle risorse, dal consumismo compulsivo, e dal conseguente inquinamento atmosferico, ‘sti fregnoni che fanno? rovesciano la percezione della realtà, e, siccome a da venì a fine del mondo Maya, vanno in massa a confessarsi … si a confessarsi, l’ha detto prima a televisione, … nun ce posso crede, nun ce posso credeeeeeeeee”.
Altro che catastrofe, c’aveva raggione a signora staamatina, è proppio na traggedia!
Roma 28 maggio 2012
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