• Se il sonno della ragione genera mostri … con chi parlerò di Alëša

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    2 francisco_sonnoFrancisco Goya, Il sonno. 1800

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    di Jeanne Pucelli

    L’articolo di Gian Carlo Zanon È il sonno della ragione che genera mostri?, in cui egli affronta di petto la vulgata interpretativa che assegna all’incisione di Goya la difesa della ragione tout court, in questi ultimi giorni è stato criticato da alcuni nostri lettori.

    Nella sua interpretazione l’autore dell’articolo, utilizza dei dati certi:


    A)Sull’acquaforte, al di sopra delle immagini, Goya ha inciso “Sueño” e al di sotto “l’autor soñando”. Scrive Zanon «“l’autor soñando” si può solo tradurre “l’autore mentre sogna”. Se si parlasse solo di sonno ci dovrebbe essere scritto “l’autor dormiendo”.»


    B)«Inoltre – scrive Zanon – senza alcun dubbio, fu l’editore delle stampe ricavate dalle lastre calcografiche a far apporre la scritta El sueño de la razón produce monstruos sul contenitore della raccolta.»


    Basterebbero queste due frasi, che si basano su dati certi ed obiettivi, a far cadere la vulgata che dice “Il sonno della ragione produce mostri” e la conseguente interpretazione che disegna un Goya credente nella dea Ragione. Sappiamo che Goya, per ragioni storico culturali fu molto attratto dall’illuminismo e quindi dalla ragione, ma che poi disgustato dalla deriva tragica presa dall’illuminismo in terra di Spagna, se ne allontanò.

     

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    La frase, attribuita a Goya, scritta su un manoscritto conservato al museo del Prado: «La fantasía abandonada de la razón produce monstruos imposibles: unida con ella es madre de las artes y origen de las maravillas.» (la fantasia abbandonata dalla ragione produce impossibili mostri: unita a lei è la madre delle arti e origine delle meraviglie), certamente non nega il ruolo della fantasia ma la pone in uno stato di subalternità. Però non sappiamo quando sia stata scritta e quindi …

    A questo punto è certo che non fu Goya a creare la leggenda secondo la quale egli avrebbe creato un specie di “manifesto dell’illuminismo” affermando che quando la ragione si assopisce i mostri dell’irrazionale riemergono. Perché se si parla di “sonno della ragione” si deve obbligatoriamente parlare del suo deuteragonista: l’irrazionale. Irrazionale declinato in molti modi negativi: ciò che non è ragione, angelo caduto, demonio, animalità, Es, Das Unbewusste inteso metafisicamente col nominativo “inconoscibile”, e altri neutri: Io inconscio, realtà umana, identità umana, ecc. ecc..


    Non potendo stabilire le intenzionalità coscienti e non coscienti del Goya artista, ci dobbiamo inchinare, anche, ai dati obiettivi illustrati da Zanon. Ma la ricerca non è certamente conclusa e c’è chi come un nostro lettore (F.B.) pensa : « che sia il Sogno della Ragione [nel senso delle origini illuministiche e enciclopediste della Rivoluzione] a generare i mostri dei massacri? Quindi la Ragione come fatto storico e politico, non come attitudine individuale all’introspezione o alla speculazione filosofica.»
    Questa frase mi intriga perché, al di là di ogni tentativo euristico su quest’opera, ci pone di fronte al dilemma dell’interpretazione che non può essere slegata dalla visione dell’interprete.

    A mio giudizio, chi avendo una illimitata fiducia nella ragione, e pensando che la sua assenza favorisca l’emergenza dei mostri nascosti nell’interiorità degli esseri umani, accetta ben volentieri la vulgata illuministica che interpreta pro domo sua l’opera di Goya: «Quegli occhi allucinati affollano il luogo lasciato dalla ragione»  scrive in un commento C.B..
    E io domanderei a C.B. «ma cosa sono, e di chi sono questi occhi allucinati che affollano il luogo lasciato dalla ragione? E cos’è questo luogo conteso tra ragione e … ‘sti occhi allucinati».
    Non conoscendo a fondo il pensiero di C.B. posso solo dedurre, da quanto scrive, che egli navighi nel mainstream culturale che affonda le sue radici in quello che nel mio commento ho definito “sistema di pensiero teo-razionalista”.
    Certo C.B. ha le sue ragioni quando scrive «allora devo resettare tutti i significati dei termini che ho usato finora». Ha le sue buone ragioni perché a quanto pare tra il mio linguaggio e quello di C.B. esistono dei problemi comunicativi. Si tratterà di trovare il modo per condividere un linguaggio comune.

    Ad esempio lui usa gli aggettivi “puerile” e “ingenuo” con le connotazioni negative che viene loro data dalla cultura teo-razionalista egemone. L’espressione verbale puerile si origina dalla parola latina pùer , bambino, ma il linguaggio della ragione che declassa il bambino (e della donna) a una non completa umanità (leggi Aristotele) marchia questa parola con valori negativizzanti.
    Lo stesso vale per la parola ingenuo: l’ingenuo è Don Quijote, il pazzo; è il principe Myskin l’idiota; è Alëša il puro. Ebbene questi sono i miei eroi letterari.

     

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    … ho letto tempo fa Mistero napoletano di Ermanno Rea e sono rimasta molto colpita da una frase di Francesca Spada, una donna molto legata ideologicamente al comunismo. L’autore narra un episodio realmente accadutogli: il giovane Rea nei primi anni ‘50 decise di lasciare Napoli e il suo impegno politico che svolgeva come cronista e redattore all’Unità. La sera del commiato definitivo, Francesca Spada, sua collega ed amica, gli disse, (cito a memoria) «E adesso io con chi parlerò di Alëša». “Parlare di Alëša” per loro significava parlare fitto fitto di bellezza, di arte, di sogni e di utopie, di speranze e di realizzazione umana.
    Lui se andò dal giornale fondato da Gramsci e lordato dall’inchiostro verde di Togliatti.
    Lei, Francesca, rimase in quel fango e dopo qualche anno si suicidò.
    Lui senza padri, e padrini e partito che lo proteggesse divenne apolide e girò il mondo in cerca di immagini … dopo molti anni tornò per narrare l’orrore del togliattismo che in nome della ragione, declinata in “fedeltà al comunismo staliniano”, aveva “suicidato” quei pochi giovani talenti che si erano salvati dalla furia nazifascista.

    Ho iniziato con Goya e ho finito con Francesca Spada … l’ho fatto perché la ragione, comunque venga mascherata produce veri mostri e concrete mostruosità … vedi ciò che sta facendo il pronipote di Togliatti …

    Cari razionalisti , voi che avete una fiducia cieca nella ragione, senza la quale emergerebbe “L’Inconoscibile”, ovvero un mostro acquattato dentro ogni essere umano che la razionalità tiene in catene, parlate tra voi di Alëša prima che sia troppo tardi.

    Lo so che questo modo di pensare è molto diffuso, ma io, come ho già scritto, che mi servo della ragione solamente per far di conto e poco più, penso che nella realtà interna degli esseri umani non esistano né iene né tacchini, né mostri né diavoli. Queste sono favolette raccontate da una suora scema sadica, o da un Bergoglio fantasticante, per spaventare i piccoli.


    Vi giuro che non ho bisogno della ragione per tenere a freno il “mostro dagli occhi allucinati” che starebbe dentro di me … perché non c’è nessun mostro. È la mente razionale di chi si arricchisce con le guerre che è mostruosa. Hitler, Renzi, Salvini, non sono altro che esecutori materiali di ideologie fondate su religione e ragione e cavalcate da mandanti che sono dei pericolosi malati di mente. Dietro a Hitler c’erano i Krupp, i Thyssen. Dietro a Renzi, come ha già detto persino la Camusso, ci sono i “Poteri forti”. Dietro Salvini la stessa borghesia fascista che prima stava con Almirante. Basterebbe leggere Il mago di Oz, per capire come va il mondo. Ma la storia lo dice chiaramente. Basterebbe studiarla togliendosi la lente deformante della ragione e della religione, che depauperano la complessità dell’essere umano.


    Ragione e religione non cercano la verità aprendo gli occhi della mente ma pretendono che si assumano categorie dogmatiche dalle quali trarre conclusioni tanto logiche quanto peregrine.
    La religione dando senso solo alla vita eterna, cioè alla morte: la deriva illuministica perseguendo il massimo della soddisfazione dei bisogni alla luce utilitaristica del homo homini lupus, vale da dire “l’uomo è un lupo per l’uomo”… e vinca il migliore cioè il più furbo, il più violento, il più razionale.

    Io, sarò puerile, ma voglio continuare a parlare di Alëša …

     

    24 novembre 2014

    Assonanze …

    Qui gli altri articoli di Jeanne Pucelli

    • Dico solo una cosa alla fine di questa discussione. L’uomo vive di razionalità e non di teo-razionalità. Per razionalità intendo quella che ha permesso ai geni artistici di qualche milione di anni fa di capire che la semplice forma di una punta di legno, aveva la capacità di penetrare. Grazie a quella razionalità noi siamo qui oggi a inventarci una improbabile teo_razionalità che serve solo a mascherare la vecchia e puerile abitudine di fabbricare manicheisticamente i buoni per distinguerli dai cattivi.

      • Vedo caro signor Cesare Berrini che ha cambiato registro comunicativo il suo dire «Una rapida scorsa a qualsiasi dizionario, anche di poco pregio, fornisce la traduzione di Sueňo indiscutibilmente con “sonno”» oltre che errato lo trovo quantomeno poco carino. Sa in questi giorni si parla molto di femminicidio (parola che non si trova ancora nei vocabolari) e quindi sono particolarmente sensibile alla violenza di qualsiasi tipo, anche verbale, esercitata da maschietti arroganti sulle donne.

        Ho due vocabolari davanti a me

        A) Nel primo , Hoepli Editore, trovo scritto : soñar = sognare. Quindi se nell’acquaforte v’è inciso un verbo “autor soñando” non si può riferire, ovviamente, al sonno.

        B) Nel secondo, curato da Sebàstian Carbonell, sempre dell’Hoepli Editore, alla voce sogno troviamo; sogno = sueño; è un sogno= es un sueño; fare un sogno = tener un sueño.

        A questo punto mi chiedo: «quali dizionari avrà utilizzato il caro signor C.B.? »

        Per quanto riguarda poi l’interpretazione delle immagini io non userei l’aggettivo “inequivocabile”, semmai il termine “soggettivo”. Prova ne sono le macchie di Rorschach, che sono la base di un noto strumento per l’indagine della personalità. La stessa macchia viene interpretata, ovviamente, in modo diametralmente diverso da individui sani di mente e da psicotici gravi.
        Ogni persona dotata di buon senso sa che sulla realtà noi alieniamo la nostra realtà interna. Di fronte ad un’opera come La pietà di Michelangelo milioni di persone hanno provato milioni di sentimenti distinti , ed un pazzo l’ha presa a martellate.
        Per quanto mi riguarda, io rispetto – tranne quella del pazzo furioso – ogni interpretazione, anche la sua naturalmente, perché so che la percezione della realtà è sommamente soggettiva.

        Detto questo la lascio consigliandole dei buoni dizionari di spagnolo.

        Au revoir mon cher ami

        J.P.

      • Cesare Berrini, se mi posso permettere, vorrei dirle che Lei e molti che come Lei vivono di razionalità, o perlomeno credono di vivere in questo modo, vivono una vita dimezzata. Lasciando perdere Freud l’imbecille, che di realtà umana non ha mai capito nulla, da sempre il sogni sono stati esplorati e si è cercato di interpretarli. Ve n’è traccia anche nell’Odissea.

        “Ospite, i sogni sono vani, inspiegabili:
        non tutti si avverano, purtroppo, per gli uomini.
        Due son le porte dei sogni inconsistenti:
        una ha battenti di corno, l’altra d’avorio:
        quelli che vengono fuori dal candido avorio,
        avvolgon d’inganni la mente, parole vane portando;
        quelli invece che escon fuori dal lucido corno,
        verità li incorona, se un mortale li vede.”

        Omero, Odissea, XIX, 560-567, trad. Rosa Calzecchi Onesti

        Sappiamo che le opere d’arte propriamente dette, per quanto ne possa dire il misogino Aristotele e il pederasta Platone, non sono mimesis della realtà, né copie imperfette delle forme perfette dell’intermundia platonico, ma si originano nella fantasia irrazionale di chi crea un’opera d’arte.

        Poi, come nei sogni, ci vuole qualcuno capace di sondare, attraversando l’opera, le intenzionalità non coscienti dell’artista.

        La Ragione è inetta a questo scopo, e serve solo ad avere quel minimo rapporto con la realtà obiettiva che ci permette di sopravvivere. Per vivere occorre ben altro …

        Grazie per l’ospitalità

        Giulietta Dei Creschini

    • L’autore di questo articolo (che a quanto pare attribuisce il Terrore al razionalismo “in sé”, sport praticato da tanti epigoni del heideggerismo, ecc.) ha un grande bisogno di tornare alla ragione e allo studio. Ormai da decadi la vulgata o el mainstram non è il razionalismo, ma il suo contrario. Da una critica degli errori nell’uso della ragione si passa disinvoltamente a una critica della ragione stessa. Non è solo logicamente errato, ma intellettualmente …, beh!, lascio ad altri l’aggettivo.

      Per esempio leggere (di Friedrich von Hayek) “L’abuso della ragione” ci fornisce una critica onesta e pacata della sopravalutazione della ragione in economia e politica, invece di tanti esaltati che si dedicano a sparare sofismi e forzature storiche (su questo specifico tema mi viene in mente “Il Foglio”). Ma perfino Kant aveva indicato i limiti della ragione più di 200 anni fa!

    • Lettura consigliata all’autore anti ragione, dove troverà elementi della storia della sua opinione: “La chiusura della mente americana”, di Allan Bloom.

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