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Pubblichiamo nuovamente questo articolo perché 4 giorni fa il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo “Le suore italiane uccise in Burundi sapevano di traffici d’oro e diamanti a bordo di auto della comunità religiosa” (leggi qui) che getta un ombra sulle vere ragioni dell’uccisione delle religiose e sulla responsabilità che «imbarazza governo italiano e Chiesa cattolica”, perché “ci sono connivenze, connessioni con la gente di potere che non sono ancora venute alla luce” ».
-diDi Gi-ulia De Baudi
di Giulia De Baudi
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Devo confessare che la partecipazione a questo nostro Diario polifonico, mi porta ad una sempre più ampia visione del mondo, ed estensivamente alla realizzazione della mia realtà umana. Uso i miei strumenti per reagire a ciò che mi accade intorno, nella cultura, nella società, nella politica e lo faccio solo quando un urgenza dentro di me mi spinge ribellione a scrivere. Queste continue ribellioni, stimolate da “reazioni epidermiche”, divengono ricerca della verità. Verità che deve coincidere con il senso, con il contenuto della realtà, per consentirmi di interpretare nel modo più esatto possibile la cronaca degli accadimenti.
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Mi rendo conto, solo oggi … meglio, forse solo oggi mi vengono le parole giuste per dire di un’idea e renderla “visibile” fermandola con la scrittura: col passare del tempo le cose vissute, e poi descritte, attraverso il miei filtri personali, riempiono la mia realtà interna. È come se attraverso queste continue decodificazioni del reale in movimento la realtà che mi si presenta allo sguardo si addensasse sempre più … e diventasse compatta come un diamante dalle mille e mille sfaccettature. I termini per definire tutto ciò sono molti, tra cui : concretezza, visione della molteplicità, rigore intellettuale, e naturalmente sensibilità che reagisce agli stimoli esterni.
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Lo stimolo che oggi ha dato urgenza al mio scrivere è dovuto all’orrore che mi hanno suscitato le parole di Jorge Bergoglio e al fastidio di fronte alla disonestà intellettuale di Vito Mancuso che sono intervenuti per commentare l’assassinio delle tre religiose uccise in Kamenge, nella zona nord di Bujumbura, in Burundi: Lucia Pulici (73 anni), Olga Raschietti (80 anni) , Bernadetta Boggian.
Bergoglio senza interessarsi alle dinamiche del pluri-omicidio, né tantomeno al movente, aprioristicamente si è detto molto addolorato e ha auspicato che «il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli». Quindi, secondo Bergoglio, il loro è stato un sacrificio utile alla società. Probabilmente pensava allo stesso modo dei trentamila desaparecidos argentini, pensati come vittime sacrificali per una rinascita del cristianesimo.
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Anche Vito Mancuso ieri, sulle pagine di Repubblica, ha parlato di martirio, e quindi di sacrificio. Anch’egli, senza prendere rapporto con la realtà – ma sappiamo che per i credenti la realtà è un optional – e senza aspettare qualche ragguaglio di cronaca che decifrasse quanto accaduto, ha dato fiato alla sua propaganda «Che si tratti di una morte che il cristianesimo usa definire “martirio” (vale a dire “di testimonianza”, martire in greco significa “testimone”) credo non ci siano dubbi.»
I cristiani veri, come coloro che hanno votato sulla non conoscenza da parte di Berlusconi dell’età di Rubi rubacuori, non hanno dubbi. E Mancuso sembra appartenere a quella categoria che ha nella fede ogni risposta fuga-dubbi.
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Come ogni retorico egli sa usare la penna per portare il lettore a credere a ciò che egli vuol far credere. Prima parla genericamente di “martirio istituzionale” e in questa categoria da lui coniata per l’occasione ci infila i cristiani perseguitati ed uccisi per appartenenza religiosa alla propria fede: «si è uccisi – scrive il docente di teologia – semplicemente perché cristiani, come è successo di recente in Iraq a causa dei miliziani del Califfato, o in Nigeria a causa dei terroristi islamici di Boko Haram o in Siria, Pakistan, Egitto e altri in paesi musulmani, e persino in India a causa di fanatici hindu.»
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A quanto pare Mancuso non sa e/o non vuol sapere le vere motivazioni che spingono a questi eccidi e che sono quasi sempre dettate da motivi di potere, di conquista del territorio, di supremazia economica e legittimati da preti, rabbini, e iman, come nel caso nei vari genocidi succedutesi nella storia causati dai cristiani, ultimo dei quali nel vicino Rwanda: un milione di morti … e verrebbe da chiedere a Bergoglio se secondo lui anche i cattolici Tutsi, ammazzati con ferocia dai cattolici Hutu siano vittime sacrificali e martiri e se anche il loro sangue versato sia servito «per costruire l’autentica fraternità tra i popoli».
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Liquidata la categoria dei “martiri istituzionali”, Mancuso surrettiziamente si domanda: «Che cosa c’è nel cristianesimo contemporaneo che infastidisce così tanto i fanatici e gli estremisti?»
Così facendo dice al lettore che le tre donne sono state uccise perché con la loro “testimonianza cristiana” infastidivano fanatici ed estremisti, dando per scontato che l’assassino o gli assassini, siano fanatici ed estremisti.
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«Al momento – scrive furbescamente – non è dato sapere se le tre suore saveriane siano state uccise in odio al cristianesimo, cioè come martirio istituzionale, o a causa della loro specifica azione sul territorio, (martirio esistenziale secondo Mancuso N.d.R.) ma visto il tipo di paese che è il Burundi (cioè a grande maggioranza cristiana e assente dalla lista dei primi 50 paesi più pericolosi per i cristiani) è più probabile che il loro martirio abbia a che fare con la loro specifica azione tra la gente, più che essere un ennesimo episodio della persecuzione dei cristiani nel mondo. Se fosse vera questa mia analisi, le tre suore italiane non sarebbero state uccise perché genericamente cristiane, ma perché agivano concretamente da cristiane.»
Cioè Mancuso scrive che, anche se non si conosce ancora il movente, sempre di martirio si tratta perché loro erano lì a “testimoniare” con la loro presenza il vero cristianesimo.
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Scrive anche che «esse vivevano nel quartiere più disagiato della capitale Bujumbura, luogo di violenti scontri tra Hutu e Tutsi, dove promuovevano la conciliazione fra queste due etnie aprendo laboratori comuni per i giovani delle due etnie e favorendo la condivisone sociale. – e che -Probabilmente questa loro azione, per di più compiuta da donne, ha scatenato la reazione atavica che le ha condotte alla morte.» ‘Sto Mancuso deve avere la palla di vetro dei chiromanti!!!!
Non è che io voglia mettere in dubbio l’intenzionalità riconciliatoria delle tre donne, ricordo solo che, come narra nel suo saggio Vania Lucia Gaito Il genocidio del Rwanda – Il ruolo della Chiesa cattolica, fu proprio la chiesa cattolica che nel Rwanda seminò l’odio tra le etnie hutu e tutsi, causando il genocidio del 1994 a cui molti religiosi cattolici presero parte attiva. (leggi qui)
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Quindi, leggendo le parole di Bergoglio e di Mancuso, desumo che anche se fossero morte in un incidente automobilistico o per il veleno di una vipera le tre religiose debbono essere comunque pensate come martiri e come vittime sacrificali il cui sangue ecc. ecc.. (Vedi negli annali del crimine il caso di Caino un uomo dedito all’agricoltura che uccise il fratello Abele che si occupava di pastorizia, sempre per far si che il “sangue versato diventasse seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli”. Ha sparso il seme contenuto nel sangue del fratello per costruire la fratellanza !!!!)
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Le cose naturalmente non stanno così: l’assassino delle tre donne uccise, si chiama Christian Claude Butoyi ed è già stato arrestato. Dalle prime notizie è un malato di mente; un malato di mente lucido come quell’italiano che dopo aver ucciso la moglie se n’è andato impassibile a vedere la partita con gli amici. «Cet homme, qui paraît très jeune, présente un visage impassible.» lo riferisce la polizia locale precisando che l’uomo ha confessato il delitto, spiegando, senza alcuna esitazione, –che l’aveva fatto perché il convento «era costruito sulla sua terra». Classica motivazione schizofrenica senza senso, con tanto di “nesso strano” proprio dei deliri paranoici. Oppure, se devo dare ascolto a un giornale locale che parla di un «règlement de compte car ces sœurs occupaient la propriété de sa famille» Butoyi è una vittima esasperata, a cui è stata rubata la terra. Ma secondo me è una opzione abbastanza remota. È possibile però che le due cose, malattia mentale e ingiustizia, si fossero sommate, scatenando l’orrore.
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Nonostante questa verità realtà, quanto vogliamo scommettere che quelle tre povere donne saranno derubate della loro vera umanità per essere santificate e assunte in cielo dove siederanno abbastanza vicine alla divinità cristiana?
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Per ultimo devo dire che dopo queste uscite decisamente assurde, i due cristiani, Bergoglio e Mancuso, dopo la loro dipartita, dovrebbero essere collocati o nel girone degli “intellettualmente disonesti”, oppure , visto il “nesso strano” che vorrebbe stravolgere la cronaca dei fatti, tra i deliranti.
Roma, 10 settembre 2014 –
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