• La terza Intifada – Lo scontro tra Palestina e Israele è religioso?

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    di Nora Helmer

    Che la Storia non avesse insegnato nulla alla stragrande maggioranza degli umanoidi, lo sapevo. Pensavo però che almeno la casta dei letterati si salvasse da questa lebbra comune che neutralizza la capacità di ricordare e fare nessi con il passato. A quanto pare non è così visto che alcuni scrittori di fama israeliani che finora si erano distinti per il loro buon senso, dopo l’attentato alla sinagoga di Har Nof, hanno rilasciato dichiarazioni in cui parlano di “guerra religiosa” e di “guerra tribale”. Uno di loro ha affermato «È un salto indietro nel tempo, siamo sfociati nel fondamentalismo. La contrapposizione politica si è trasformata in una guerra di religione primordiale.» (Sic)

    Non so perché David Grossman abbia detto queste parole, ma certamente questa non è la giusta interpretazione né di questo attentato terroristico né degli altri che stanno da giorni insanguinando le strade di Israele.
    Chiarisco subito che anch’io, come fece a suo tempo Albert Camus, ritengo il terrorismo un crimine contro l’umanità per il semplice motivo che si uccidono civili innocenti. È un atto di vigliaccheria. Il fatto che gli assassini rischino e spesso perdano la vita durante i loro attentati, non cambia la qualità del loro atto. Altra cosa è un attacco dinamitardo a militari in assetto di guerra anche da parte di resistenti civili. Ma non sto parlando di questo. Per terrorismo si intende un atto criminale contro civili inermi che ha lo scopo di provocare terrore sulla popolazione.

    Il terrorista suicida non è un eroe che cerca realizzare la propria identità umana. Egli è un criminale che, al più, appartiene alla schiera dei martiri, cioè coloro che rinunciano alla realizzazione della propria identità umana. Il terrorista suicida è senza dubbio un fondamentalista religioso che ha alienato il proprio Io in un ideologia religiosa, e questo potrebbe dar credito alla tesi di Grossman e di quelli che come lui interpretano la guerra tra israeliani e palestinesi “come guerra di religione”.

    Affermare che il terrorista palestinese è un fondamentalista religioso e allo stesso tempo che la guerra tra Palestina e Israele non è una guerra di religione, può sembrare un controsenso, ma non lo è.

    Lì si fa la guerra tra due popoli per i territori di cui giorno per giorno si appropriano gli israeliani. E questo succede ormai da quarant’anni. Ma il terrorismo non è “fare la guerra” , è vile assassinio di civili disarmati.

    Crociate e jihād, sono parole con forti connotazioni religiose usate per nascondere guerre, anche civili, di conquista di territori da parte di un gruppo più o meno esteso di individui che comandano i loro sottoposti di uccidere “l’infedele”. Spesso a queste guerre vengono dati contenuti e qualità religiose che non hanno. La guerra civile tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord fu una guerra di religione o una battaglia per l’ingiusta supremazia politica e amministrativa, durata più di trecento anni, di un gruppo egemone (i protestanti) su un gruppo succube (i cattolici)?

    Le crociate che si dicono nate per la conquista di Gerusalemme in realtà servirono soprattutto per normalizzare i territori cristiani dove bellicosi feudatari erano sempre in lotta tra loro per questioni di confine. Anche se il grido di qualsiasi crociata o jihād sarà sempre “dio lo vuole”, in realtà, le guerre saranno sempre guerre di conquista di chi vuole occupare un territorio occupato da altri. Altri che, a torto o a ragione, in questo caso a ragione, lo vogliono difendere.

    “Dio lo vuole”, “civilizzare indigeni incivili”, “guerre preventive”, “esportare la democrazia”, sono solo slogan propagandistici. Anche gli eufemismi usati dai comandi militari israeliani come “operazione Pilastro difensivo” o “operazione Margine di Protezione”, in cui vengono eseguiti “bombardamenti chirurgici” con “bombe intelligenti” fanno parte della distorsione semantica della parola “assassinio”. C’è da chiedersi se anche i migliaia di civili palestinesi siano morti a causa di attacchi terroristici. Certo i loro assassini sono vigliacchi tanto e quanto i due palestinesi uccisi alla sinagoga di Har Nof mentre assassinavano civili inermi. Qualcuno farebbe la differenza mettendo sulla bilancia la smisurata differenza di quantità di morti assassinati da una parte e dall’altra. Io, non so perché, non lo posso fare. Vedo piuttosto un militare lucidamente pazzo che sgancia una bomba come se stesse giocando un war games e un uomo impazzito per la rabbia che ha reso mostruosamente disumano. Non so scegliere, scegliete voi … io penso ai comandanti disumani che armano le mani di queste persone che non riescono più a vedere nell’altro da sé un uguale. E penso alle cause scatenanti di questa guerra che non hanno nulla a che fare con uno scontro interreligioso.

    Eppure dovrebbe essere chiara a tutti la causa di questa guerra : Agenzia AGI: «Gerusalemme, 19 novembre 2014. – Israele ha approvato la costruzione di 78 nuove case per coloni in due insediamenti già esistenti a Gerusalemme est in un momento di altissima tensione per gli attentati degli ultimi giorni. Lo ha comunicato il Comitato di pianificazione edilizia, spiegando che si tratta di 50 nuove unità abitative a Har Homa e di altre 28 Ramot.»

    20 novembre 2014

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    Repubblica 21.11.14


    L’amaca


    di Michele Serra

    Più si parla di religione, più si allontana una soluzione» dice lo scrittore israeliano Etgar Keret a proposito dell’incrudelirsi del conflitto in Palestina. Triste verità. Triste e paradossale: “religione” vorrebbe dire, etimologicamente, “ciò che lega insieme”. Gli uomini ne hanno fatto un obbrobrioso veicolo di esclusione, discriminazione e ostilità reciproca. I nobili sforzi ecumenici di una minoranza di saggi di tutte le confessioni religiose è sopraffatto in ogni angolo del mondo dal fanatismo idiota e sadico di masse indottrinate da sacerdoti criminali, che usano il loro presunto Verbo come arma di supremazia politica e di sopraffazione razziale. Il concetto di “infedeli” è violento, violento quello di “popolo eletto”, violento il suprematismo cristiano che ha sottomesso nei secoli i tre quarti del pianeta. Le tre religioni di Abramo grondano sangue. Lo spirito degli uomini, la loro ricerca di un collegamento (“religio”) con la natura e con il mondo, il loro bisogno di concordia e di armonia non solo non trovano risposta nel dogma, ma ne sono costantemente impediti. Dove c’è dogma, non c’è ricerca. Guerra e religione sono sorelle, e il flebile lumino della coscienza laica, in quel falò, sparisce.

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