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di Gian Carlo Zanon
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«Per un periodo ancora indeterminato la storia verrà fatta dalla potenza delle polizie e dalla potenza del denaro, contro l’interessi dei popoli e la verità dell’uomo»
Albert Camus (1)
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Vorrei partire da qui, da questa frase di Camus, per cercare di mettere a fuoco l’intreccio, la liaison dangereuse tra denaro e potere politico attualmente imperante. Sappiamo che nelle repubbliche democratiche le forze di polizia e dell’esercito sono, formalmente, comandate dai governi, e quindi sono sotto il comando dei politici. I casi in cui è vero il contrario sono da considerarsi un’anomalia: colpi di stato, attentati guidati da servizi deviati, piani di controllo della politica nazionale ed estera (vedi il Plan Condor), eccetera sono sì gestiti da apparati dallo stato, certamente fanno parte di quel sottofondo oscuro della politica, ma anch’essi possono essere direttamente asserviti al potere economico tanto da divenirne il braccio armato. Oggi anche il lavoro sporco dei servizi segreti viene, per maggior privacy, è stato in gran parte privatizzato e quindi affidato ad agenzie private che si vendono al miglior offerente… d’altronde questa è la legge del mercato. E, ora, il miglior offerente è quasi sempre un potentato economico che opera solo per ottimizzare i propri guadagni. Conseguentemente gli attori finali – killer dell’economia, (2) sicari, eccetera) non son più a libro paga dello Stato ma sono degli “interinali” che vengono chiamati “contractors”, ovvero “specialisti” che queste imprese forniscono a pagamento. Funzionano come agenzie interinali solo che qui l’asticella dell’“infortunio sul lavoro” si alza moltissimo!
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Quando scrivo “potere economico” non mi riferisco ad un ente metafisico ma un qualche potentato economico che proprio per la sua, grande o immensa che sia, ricchezza ha la possibilità di influire direttamente sulle scelte, anche legislative, di uno Stato sovrano facendo prevalere i propri interessi privati sui bisogni e sulle esigenze dei cittadini. Quindi prendo per assunto il fatto che in cima alla piramide del potere ci siano potentati economici, spesso in guerra tra loro, che dominano l’economia e quindi la politica. Elon Musk docet.
Un “piccolo” esempio: il 28 maggio 2013 un rapporto della banca d’affari J.P. Morgan è apparso come d’incanto. Il colosso finanziario statunitense era ed è una di quelle società formalmente denunciate nel 2012 dal governo federale americano come responsabile della “crisi dei prestiti subprime” del 2008. Dal suo ufficio di Londra Malcolm Barr, uno dei principali estensori del rapporto, preferisce non rilasciare dichiarazioni, ma conferma tutto quanto è scritto nel documento.
In quelle pagine si fa l’analisi delle “difficoltà democratiche” degli Stati meridionali europei: «Quando la crisi è iniziata (e sorvola sul fatto che sia iniziata perché creata anche dalla J.P. Morgan N.d.R.) (…) è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei Paesi del sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea. (…) I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo. (…) I sistemi politici e costituzionali del sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei Parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; (…) la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo (…) Vi è una crescente consapevolezza della portata di questo problema, sia nel centro che nella periferia dell’Europa». (3)
Il documento, che è di una assoluta gravità, palesemente affermava che la finanza vuole depurare i paesi del Sud Europa dalla democrazia e dei diritti civili descritti nelle loro Costituzioni… ed è esattamente quello che sta accadendo.
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Intreccio potere economico e politica intreccio
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Pare che Falcone ripetesse spesso «Segui i soldi, troverai la mafia». Lo stesso identico concetto lo si può estendere per quanto riguarda la politica: “Segui i soldi, troverai il sistema neoliberista” ovvero un’altra tipologia mafiosa che, dominando l’economia, ovviamente domina anche la politica.
Un sistema quasi infallibile per capire il significato delle scelte politiche come la corsa agli armamenti che serve solo ad arricchire i fabbricanti di armi e le aziende dell’indotto. Un sistema infallibile per capire il perché e il per chi c’è stato un varo di norme, decreti e leggi da parte dei governanti oppure della soppressione di norme, leggi e diritti sempre da parte dei governanti. Banalmente, quando le assicurazioni aumentano le tariffe o cambiano le norme di contratto – col bene placido di governanti – o quando vengono varate norme legislative come il Jobs Act noi dovremmo intuire, al di là della propaganda, il perché accade e il per chi vengono varate.
In questi due casi è inutile spiegare il perché e il per chi perché sono facilmente comprensibili… spero! Ma vi faccio comunque un altro esempio: quando Trump impone agli stati europei l’acquisto di gas e petrolio non lo fa per il popolo americano, lo fa per difendere gli interessi dei petrolieri e dei produttori di gas americani che dettano l’agenda della politica americana.
Quindi quando un politico “fa qualcosa” – come scrivere una legge e votarla – nel 90% dei casi lo fa per proprio interesse personale. E il proprio interesse personale è sempre legato direttamente o indirettamente sia al denaro, sia al potere che a sua volta, direttamente o indirettamente, ha comunque ha a che vedere col denaro.
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I politici con potere legislativo ed esecutivo sono diventati dei meri passacarte. Carte su cui sono già vergate leggi e decreti da approvare. I partiti/azienda si sono trasformati in macchine di potere, in cui per fare carriera, non è necessaria la formazione politica, ma è necessaria quel tanto di ferinità, di spregiudicatezza, di arroganza e di mancanza di scrupoli etici che sono ormai la cifra identitaria del politico di successo. Scollatosi di dosso il ruolo di difensore di istanze civili, il politico è completamente scollato dalla società civile.
La sudditanza dei ceti politici alle lobby delle banche, dell’industria, del commercio, dei produttori agricoli e degli allevatori, come la Confagricoltura, eccetera, la si vede chiaramente nel documentario Food for profit di Giulia Innocenzi che svela la sottomissione della politica alle lobby che stazionano nei corridoi del potere politico europeo senza neppure nascondere il loro ruolo di corruttori. Lobby che rappresentano ogni categoria finanziaria, economica e produttiva esistente.
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D’altronde siamo nell’era della post democrazia, nell’epoca del liberal fascismo, in cui il diritto nasce dalla pura forza: Trump che dice a Zelensky “tu non hai le carte” per poter negoziare conferma questa affermazione.
La politica non svolge più il compito di gestire l’economia, di programmarla, di guidarla verso finalità sociali; la politica non svolge più il compito di trovare il giusto equilibrio tra la classe lavoratrice e la casta imprenditoriale; non persegue il principio base di tutelare ogni res-publica parola che indica un insieme di beni e interessi comuni a una comunità. (4) Quando nel 2012 il Presidente Napolitano affermava «Contro la crisi cedere quote sovranità a UE» voleva semplicemente dire che avremmo dovuto cedere quote di res-publica alla BCE come forma di pagamento del nostro debito pubblico.
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La casta politica non persegue più l’equità sociale, né tantomeno si erge a guardiano della Res-Publica, né tantomeno ancora cerca di mitigare le diseguaglianze. Anzi è schierata per difendere l’ideologia neoliberista ormai diventata un dogma incontestabile che fa della diseguaglianza il suo obiettivo primario.
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Chi fa politica, doverosamente, dovrebbe avere una prospettiva sociale ed economica a lungo termine e dovrebbe conoscere le conseguenze di ogni atto politico, invece, dall’inizio degli anni Ottanta, non ha più una visione sociale ed economica umanamente sostenibile… seguendo la massima neoliberista, laissez faire, laissez passer, abolisce sempre più i vincoli legislativi all’attività economica di ogni genere. Vedi il modo in cui Trump visibilmente sta trasformando gli accordi geopolitici in accordi puramente commerciali; d’altronde l’Europa è di fatto una mera comunità economica gestita da una banca privata, la BCE, che deve rispondere in primo luogo ai propri azionisti.
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Neoliberismo “di sinistra”
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Persino la sinistra negli anni ottanta abbandonava il principio egualitario, «consumando il più grave cedimento al neoliberismo, e dunque smetteva di essere sinistra» (5) . Berlinguer tentò di metter freno a questa deriva, già evidente nel suo stesso partito, con il compromesso storico, illudendosi sulla reale natura di un pseudo cristianesimo snaturato dalla Chiesa cattolica collusa fin dalla sua nascita con il potere politico. Il Concilio Vaticano II era morto in culla e ciò che negli anni ’70 rimaneva nel terzomondismo cattolico in movimenti come Teologia della liberazione, era già fortemente contrastato da movimenti reazionari interni alla Chiesa cattolica come l’Opus dei che, in stretto connubio con le forze economiche e militari eliminava, anche fisicamente, ogni sussulto egualitario.(6)
Il prezzo più alto lo pagarono i clerici del Centro e del Sudamerica che si ribellarono agli ordini dei papi della controriforma post conciliare, Montini e soprattutto Woytjla.
Come scrive D’Orsi (5) Achille Occhetto fu per il PCI ciò che fu, per il dissolvimento dell’Impero romano, Romolo Augustolo l’ultimo imperatore deposto dai “barbari” di Odoacre. «Eliminato “l’ostacolo” Berlinguer quel partito finì rapidamente per accettare le regole e la cultura del neoliberismo a cominciare dalla ideologia e la pratica delle liberalizzazioni» (5)
Il crollo del muro di Berlino si trasformò nel trionfo del neoliberismo sempre più aggressivo anche dal punto di vista geopolitico… e ne stiamo pagando ora le conseguenze con la guerra Russo-Ucraina.
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«Assistiamo negli anni novanta ad una privatizzazione della politica estera (ma anche nazionale) che comincia ad essere affidata alle agenzie private [vedi Le confessioni di un sicario dell’economia di John Perkins (2)] legate a gruppi imprenditoriale e finanziari, in particolare in armamenti e quindi ne consegue una privatizzazione dell’azione militare, e persino di quella diplomatica, sulla base degli interessi delle grandi corporation multinazionali» quasi sempre a guida statunitense. Già negli anni in Argentina i militari seguivano i desiderata sia della Chiesa cattolica che dell’industria straniera, anche europea, anche italiana, facendo sparire sindacalisti e operai troppo “rossi”. (7)
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“La libertà dei lupi è la morte delle pecore”
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«La soddisfazione dei bisogni non ha posto nel rapporto interumano. Essa ha sempre portato gli uomini allo sfruttamento dell’uno sull’altro, a fare di una parte dell’umanità un gregge di animali per la sopravvivenza degli altri.» Massimo Fagioli
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“Gli Stati Uniti sono una nazione nata dal convincimento che il popolo debba essere libero. Ma dalla metà del secolo scorso quest’idea è stata travisata. La destra ha giustificato lo sfruttamento ammantandolo sotto la retorica della libertà: compagnie farmaceutiche che chiedono un prezzo eccessivo per i loro prodotti; compagnie Big Tech svincolate dai controlli; politici che si ergono a profeti mandati da Dio liberi di incitare alla rivolta sociale; multinazionali liberedi distruggere l’ambiente, e così via. Come siamo arrivati a questo punto? A quale tipo di libertà dovremmo pensare?” Qui sintetizzo le affermazioni del premio Nobel Joseph E. Stiglitz che esamina l’attuale sistema economico americano e l’ideologia politica che lo ha creato, mettendo a nudo i suoi fallimenti.
Il “libero mercato” senza regole ha sfruttato i lavoratori, i consumatori e l’ambiente, foraggiando movimenti populisti che ora pongono una minaccia reale alla vera libertà economica e politica.
Stiglitz ci mostra le idee neoliberiste per quello che sono: visioni contorte che lacerano il tessuto sociale mentre arricchiscono pochi privilegiati. Vi è un modo più profondo e umano di considerare la libertà: se vogliamo creare una società in cui tutti possano prosperare dobbiamo ripensare i nostri sistemi economici e normativi e adottare investimenti pubblici nell’istruzione, nella ricerca e nelle infrastrutture culturali umanistiche.
Il neoliberismo, scrollatosi di dosso la maschera moraleggiante, ha fatto il “salto di specie” e i “front man” a capo dei governi e dei ministeri, grazie alle “porte girevoli”, spesso o sono uomini delle banche (Monti e Draghi), oppure sono gli stessi imprenditori (Bush, Berlusconi, Trump) che si insediano sul punto più alto delle Repubbliche democratiche svuotandole di senso.
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Persino l’economia cinese è sempre più privatizzata: dagli anni ottanta «nasce un sistema economico ibrido, che potremmo definire capitalismo di stato, nel quale il socialismo finisce per impallidire» (5) Di fatto la gestione e la programmazione economica e produttiva è pur sempre controllata e gestita dai vertici del PCC.
Il vento dell’Est non alza più polvere rossa e il crollo dell’Urss segna culturalmente la fine dell’utopia socialista con tutti i suoi portati umani – annichiliti dallo stalinismo – e ormai il sistema economico comunista, basato su una base economica ugualitaria, è stato declassato a utopia per poveri di spirito. Nella Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa (2019/2819(RSP)), non in modo esplicito ma surrettiziamente il comunismo è stato equiparato al nazismo mettendo così una pietra tombale anche sul Marxismo e sulle idee umanitarie – libertà di poter essere umani, dignità umana, uguaglianza, solidarietà tra esseri umani – che lo hanno formato e nutrito.
Finito il pericolo sovietico, il nemico N.1 è l’Islam e il “difensore” della “Democrazia Occidentale” è lo “wasp”, ossia il bianco-anglo-sassone-protestante (White Anglo-Saxon Protestant), vero rappresentante della civiltà bianca angloamericana, razzista, di stampo protestante-calvinista armata fino ai denti. Ma questa società, in realtà è un luogo distopico dove la precarizzazione del mondo del lavoro, la sanità completamente privatizzata, la conseguente precarietà dei rapporti sociali, creano tensioni e destabilizzano le stesse relazioni interumane che sempre più si fondano sulla legge del più forte. L’evento tragico dell’uccisione di Charlie Kirk e la sua strumentalizzazione da parte delle destre americane e italiche, che ne hanno fatto un martire, è solo un episodio della violenza negli USA: il Gun Violence Archive ha registrato 312 sparatorie di massa nel 2025, e la media è di 3.4 uccisi e 5.3 feriti per evento. Il numero totale di feriti e uccisi in questi eventi supera i 19.000 dal 2015.
E quando si parla di armi e di armamenti, lo stretto intreccio tra potentati neoliberisti sempre più bramosi e la casta politica al potere è ben visibile, come sono ben visibili effetti collaterali ovvero: connubio tra produttori di armi e politica, prospettiva militaristica e tutto ciò che può servire per massimizzare gli introiti: compreso le creazioni di guerre. Detto così è molto semplicistico… in realtà il tutto è molto più complesso.
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Il servilismo dei politici nei riguardi dei leader dell’economia mondiale si può condensare in una parola: deregolamentazione, una parola troppo ghiotta per non metterla in tavola. Gli effetti nefasti dell’ordo o del turbo-liberismo portano alla rimozione di norme legislative, licenze e regolamenti che ostacolano l’agire del “libero mercato”, la divinità del liberismo. Libero mercato che per l’ideologia liberista dovrebbe essere la panacea sociale: «Spinti per natura a cercare il bene privato procurano in questo modo il bene di tutti» scriveva Hobbes nel Leviatano ovvero, secondo questa credenza, che parte dall’assunto dell’essere umano depravato in quanto stirpe di Caino, l’uomo per propria natura è portato alla prevaricazione, al mors tua vita mea. E secondo l’ideologia economica neoliberista, è proprio questo suo istinto prevaricante, il suo “cercare il bene privato”, che crea la dinamica economica che poi procurerà il “bene di tutti”. In effetti non funziona così, come possiamo constatare ogni giorno dai dati sull’impoverimento sempre più catastrofici!
È incredibile constatare che una scienza così razionale come l’economia, sia caratterizzata da un pensiero magico in cui credenze ideologiche che nulla hanno a che vedere con la realtà: quella della “mano invisibile”, la quale, secondo questo delirio, operando come la divina provvidenza, rimetterebbe sempre in equilibrio lo stato sociale. L’idea bislacca hobbesiana ha preso anche queste forme moderne nel neoliberismo.
Ovviamente la deregolamentazione si espande anche in altri ambiti: l’abolizione del reato di abuso d’ufficio è esemplare, come tutte le altre cancellazioni arbitrarie di leggi e norme socialmente giuste in quanto regolatrici di un equilibrio civile e sociale equo. Cancellazioni arbitrarie e destabilizzanti in quanto non rispettano più il comune senso della giustizia sociale.
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Vorrei chiudere questo quarto capitolo, in cui ho provato a delineare l’intreccio tra potere economico e potere politico, con un articolo di Albert Camus apparso sul quotidiano Combat il 19 novembre 1946, titolo Il secolo della paura. In questo articolo il premio Nobel della letteratura narra ciò che “vede” avverarsi nel futuro:
«Ciò che colpisce maggiormente, in effetti, nel mondo in cui viviamo, è innanzitutto, e in generale, il fatto che la stragrande degli uomini (salvo i credenti di tutte le specie) sono privati del proprio futuro. Non c’è vita degna di questo nome senza una proiezione nel futuro, senza una prospettiva di evoluzione e di progresso. Vivere contro un muro, è la vita dei cani. Ebbene, gli uomini della mia generazione e di quella che entra oggi nelle fabbriche e nelle università, hanno vissuto e vivono sempre più come cani.
Naturalmente, non è la prima volta che gli uomini si trovano davanti un avvenire materialmente murato. Di solito, però, ne sono usciti vittoriosi grazie alla parola e al grido. Fanno appello ad altri valori, in grado di procurare loro una speranza. Oggi, nessuno parla più (salvo chi si ripete). Il mondo, infatti, ci sembra guidato da forze cieche e sorde che non sono disposte ad ascoltare le grida di avvertimento, né i consigli, né le suppliche. In noi qualcosa è stato distrutto dallo spettacolo degli anni che abbiamo appena trascorso. E questo qualcosa è quell’eterna fiducia nell’essere umano, che ci ha sempre fatto credere di poter ricevere dall’altro da sé stimoli umani semplicemente parlandogli il linguaggio dell’umanità. Abbiamo visto mentire, avvilire, uccidere, deportare, torturare, e ogni volta è stato impossibile persuadere chi lo faceva a non farlo, perché era sicuro di sé e perché non si convince un’astrazione, ovvero il rappresentante di un’ideologia.» (8)
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Note
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(1)Intervista non pubblicata del 1949 – In Albert Camus – Mi rivolto dunque siamo – Scritti politici a cura di Vittorio Giacobini (p 58)
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(3)http://www.igiornielenotti.it/trattativa-stato-finanza/
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(4) Il termine Repubblica sottolinea l’idea di una sfera pubblica e di beni pubblici che appartengono a tutti i cittadini, ossia beni materiali posseduti collettivamente, come per esempio il demanio pubblico: il demanio pubblico è l’insieme dei beni inalienabili e imprescrittibili che appartengono allo Stato – e quindi a tutti i cittadini – o ad altri enti territoriali (come Regioni, Province o Comuni), destinati all’uso pubblico e gestiti dall’amministrazione. Esempi includono il lido del mare, le spiagge, i porti, le strade, gli acquedotti, gli immobili di interesse storico-artistico e le raccolte di musei e biblioteche.
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(5)Angelo D’Orsi, Catastrofe neoliberista- Il regime che ha devastato le nostre vite (L.A.D. edizioni – 2025)
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(6) leggi qui il ruolo della Chiesa cattolica prima, durante e dopo durante la dittatura militare argentina http://www.igiornielenotti.it/argentina-sentenza-storica-la-chiesa-cattolica-mandante-degli-assassinii-dei-sacerdoti-che-aiutavano-il-popolo/
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Link capitoli precedenti
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