• Condividere la pazzia? Borgna e la psicocristiano terapia!

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    Riflessioni attorno al nuovo libro dello psichiatra cristiano Eugenio Borgna

    di Emo Beltrandino

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    Da quando ho accettato di scrivere per questo blog ho accettato anche, con molto entusiasmo, di aderire ad una idea che fa parte della struttura ideativa di coloro che collaborano a I giorni e le notti: eliminare il neutro e scrivere sempre in prima persona: “Io penso questo, io ho letto questo, io ho visto questo,  io ‘sento’ questo, ecc..

    Potrei definire questa modalità comunicativa “giornalismo lirico” nel senso che ognuno di noi vorrebbe esprimere il proprio vissuto in prima persona con l’ eimì d’egó (io sono) di Archiloco che, con Saffo, nel VI secolo a.C., inaugurò la lirica, aprendo un filone letterario che doveva poi trasformarsi nella poesia intimistica.

     

    Quindi eliminando quasi completamente sia il neutro sia il  plurale maiestatis, chi scrive su questo blog è responsabile in prima persona del proprio pensiero articolato che esprime in forma di scrittura … e ovviamente quando questa mattina ho letto l’articolo di Valeria Viganò, In viaggio con Borgna sul sentiero della follia che si fa condivisione, che parlava dello psichiatra Eugenio Borgna utilizzando plurale maiestatis, ho sentito un fastidio organico percorrere le vie invisibili delle mie viscere sapienti. Con poche parole la giornalista dell’Unità è riuscita ad alterare il mio umore: «(Borgna) È la nostra guida, lo è sempre stato». SIC

     

    Ma cos’è ‘sto noi? Di chi è stato la guida Borgna? Della giornalista e della sua famiglia? Di quelli che pensa che pensino come se stessa?

     

    Ma chi è quest’uomo?

     

    Eugenio Borgna (Borgomanero, 22 luglio 1930) è uno psichiatra italiano. È stato libero docente alla Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università di Milano ed è primario emerito di psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara. È autore di numerosi saggi, nei quali alterna una produzione più specialistica a libri … diciamo “maggiormente divulgativi”.

     

    Ora cerco, attraverso le sue affermazioni pubblicate dai media, se il suo pensiero è condivisibile.
    In una intervista di Marina Corradi, pubblicata sull’Avvenire il 12 dicembre 2011, C’è il dovere di sperare. Per tutti, ha affermato: «Niente dà a un uomo la stessa forza di resistenza alle avversità e al dolore di una speranza cristiana, pascaliana.(…) Prendiamo l’esame di coscienza, espressione cristiana apparentemente così dinosaurica, così desueta. In realtà, questo esame educava a guardare dentro di noi ogni sera, a vedere cosa si era sbagliato, e quindi i propri limiti, e quindi a domandare aiuto per cambiare: il che già implicava una nuova speranza sul giorno che sarebbe venuto. (…) Lo stesso gesto di pregare ogni mattina introduce a una giornata più aperta allo sperare; che non è mai solo per noi stessi, ma anche per gli altri, e perfino per quelli che non conosciamo». Come si dice “chi vive sperando muore cantando”.

     

    Pascal

    Lo psichiatra dall’alto della propria esperienza mistico-psichiatrica, in un’altra intervista rilasciata a Ilsussidiario.net ha parlato dei numerosi casi clinici affrontati condividendo il dramma della sofferenza reso possibile dalla sua indefessa fede cristiana. : «É solo accogliendo nella fede cristiana il mistero come senso definitivo dell’esistenza che sono riuscito ad andare al di là dei sintomi dell’esperienza psicotica. Possiamo capire fino in fondo l’altro solo se lo guardiamo con occhi bagnati di lacrime; segno commosso di una ipersensibilità  a quella condizione finita comune a tutti gli uomini». Domineddio!

     

    A quanto vedo  Borgna si smarca dalla scienza per aderire alla mistica condividendo, dice l’articolo citato, il pensiero del teologo Romano Guardini il quale, mentre i cattedratici ebrei venivano cacciati dall’insegnamento, (poi saranno mandati a morire nelle camere a gas  senza che Guardini se ne rendesse conto né denunciasse l’orrore), ha continuato ad insegnare nell’Università di Berlino Filosofia della religione fino al 1939. Questo si che vuol dire seguire il messaggio evangelico!

    Insomma proprio oggi che il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, presieduta da Werner Arber, biologo premio Nobel per la Medicina nel 1978, ha finalmente promosso le idee di Darwin (Il testo integrale è disponibile sul sito dell’Accademia (www.casinapioiv.va) lo psichiatra, “guida e maestro di vita di Valeria Viganò” e di un non ben identificato seguito di ammiratori borgnani, trasloca nella fede aderendo al ‘Guardini pensiero’: «Anche la malattia (mentale) è un dono». (SIC)

    Eppure il buon Guardini vivendo in Germania, sapeva certamente dei malati di mente sterminati dai nazisti perché erano “Ballast – Existenzen” cioè “esistenze insignificanti”. Non è che 450.000 persone possono sparire senza dare nell’occhio.

     

     

    Il Castello di Hartheim, che originariamente era un luogo per bambini malati di mente, che venivano seguiti da un gruppo di suore del convento di Alkoven, venne trasformato dai  nazisti  in un centro di eutanasia, nell’ambito dell’operazione T4, una sigla neutra che copriva lo stermino dei portatori di malattie mentali e di portatori di handicap.

     

     L’unica foto conosciuta del castello di Hartheim

    con la ciminiera fumante del crematorio risale

    probabilmente al 1940/41 Fonte: Karl Schuhmann

     

    Si sa che, solo nel corso dell’“operazione eutanasia” ad  Hartheim, tra il maggio 1940 e l’agosto 1941, sono stati eliminati 18.269 handicappati. Insieme a questi esseri umani sterminati da medici compiacenti e con complicità silente della Chiesa cattolica, vi erano anche pazienti sofferenti di senilità, epilessia, disturbi neurologici, storpi, invalidi di guerra, ciechi, sordomuti, mendicanti.

     

    Furono tutti assassinati  con gas venefico e con altri metodi orrendi e crudeli. Questo sterminio venne autorizzato direttamente da Hitler con un ordine segreto ai medici “per permettere loro di consentire una morte misericordiosa ai malati giudicati incurabili”.

    cimelio6

    Questi individui che avevano ricevuto, secondo il ragionamento di Borgna, il “dono della malattia mentale”, furono mandati frettolosamente a ringraziare quel dio germanico che scintillava sulle insegne e sulle fibbie dei cinturoni dei soldati del Terzo Reich accanto alla croce uncinata.

     

    E dato che il pensiero di un uomo è la sua identità, questa è l’identità di Eugenio Borgna. L’identità di una persona che pensa che la cura della malattia mentale stia nella speranza cristiana di una vita oltre la morte … e i malati mussulmani, e i malati ebrei, quindi non essendo cristiani sono malati inguaribili. È proprio vero che il sistema filosofico cristiano parte sempre da assunti razzisti.

     

    Una preghiera alla collega Viganò … quando parli di Borgna non usare il plurale maiestatis!

    30 ottobre 2012

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    • gentile Emo, tanto per precisare:
      io non sono seguace di nessuno. sono atea. il plurale majestatis si riferisce a coloro che si identificano con l’approccio di Borgna alla malattia mentale, condivide le tesi espresse nei suoi libri e nel suo personale modo di porsi di fronte a stati gravi mentali. lei fa una grandissima confusione, senza nemmeno conoscere davvero la problematica. mescolando religione, filosofia e psichiatria. davvero un’opinione, la sua, pasticciata. non so a che titolo lei scriva su questo blog. ma prima di attaccare senza cognizione le persone, ci pensi anche due volte. o lo faccia con una minima riflessione senza mescolare gli ambiti

      • Gentile Valeria

        Se non le dispiace le rispondo io, che appartengo alla redazione de I giorni e notti, perché Emo B. non scrive più per questo blog . Questo non significa che in seguito non possa rispondere.

        «Il plurale maiestatis o plurale maiestatico (dal latino pluralis maiestatis, plurale di maestà) si ha, nella lingua parlata o scritta, quando chi scrive si riferisce a se stesso usando la prima persona plurale anziché singolare.» da Wikipedia

        Conseguentemente se lei scrive «C’è in sentiero impervio che dovremmo percorrere per non vivere a caso, senza riflessione profonda, attratti da miti e consumo, in una totale indifferenza per gli altri.» io capisco che lei assume in sé questa considerazione pensando di condividerla con i lettori. So che questa è diventata un normale forma giornalistica di comunicazione, ma so anche che molti, Emo e me compresi, non la condividono a prescindere dal contenuto. Questo perché questa forma, come il neutro, è acritica e quindi non definisce chiaramente mai il pensiero di chi scrive. Quindi se lei, riferendosi a Borgna, scrive «È la nostra guida, lo è sempre stato» io capisco che Borgna è ed è sempre stato per lei una guida. Altrimenti dovrebbe scrivere «Borgna per molti è stato una guida». Scusi la pignoleria ma non è Emo che la inserisce tra gli estimatori di Borgna, è lei stessa che ci si inserisce.
        Ma mi corregga se sbaglio.

        Inoltre Emo non fa confusione e non mescola gli ambiti. Emo scrive della confusione che fa Borgna «mescolando religione, filosofia e psichiatria» e ciò, visto che si sta parlando di psichiatria, e quindi di medicina, mi sembra molto poco scientifico, molto poco deontologico. A meno che non si pensi, come Borgna, che medicina e religione possano convivere e aiutarsi vicendevolmente nella cura della malattia mentale. Attenzione io parlo di cura, non di “prendersi cura”. Per prendersi cura di un malato di mente cronico, basta una suora volenterosa , per curare un malato ai primi esordi psicopatologici serve una teoria sulla realtà della mente umana e un buon psichiatra che la sappia applicare. È questo che cerchiamo di raccontare nei nostri articoli denunciando la pochezza di una pseudo psichiatria che ha abbandonato da tempo sia la diagnosi che la cura della malattia mentale.

        Come vede non ci abbiamo pensato solo due volte prima di pubblicare questo articolo e altri sul tema della psichiatria.
        A che titolo Emo scrive? Come tutti noi, a titolo di comune cittadino che rifiutando forme e contenuti di un articolo, scrive in difesa di ciò che è sacrosanto: la verità. Per lui ovviamente.

        Per finire le dico che Edo non ha scritto che lei è «seguace» di qualcuno, e sono molto contenta del suo “coming out” di ateismo, molto raro di questi tempi. Qui si trova in buona compagnia… non sto usando il plurale maiestatis, è che conosco gli amici che scrivono su questo blog …

        Giulia De Baudi (per la Redazione G&N)

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