• Eluana Englaro – Antigone, vive ancora…

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    Eluana Englaro (Lecco, 25 novembre 1970 – Lecco 18 gennaio 1992

    Riproponiamo questo articolo, scritto due giorni prima che un medico, coraggioso quanto Antigone, desse sepoltura ad un corpo che, tranne la sembianza,  non aveva nulla di umano.

    Valeria Parrella su questi accadimenti e sulle queste suggestioni della figlia ribelle di Edipo, ha scritto con maestria poetica una pièce teatrale rappresentata la prima volta nel settembre 2012 al teatro Mercadante di Napoli. Il testo della Parrella recupera il senso profondo della tragedia ricreandola con un proprio linguaggio originale. Potete leggere qui una recensione apparsa su Altritaliani.

    Dopo quattro anni nulla si è fatto per rendere normale la sepoltura di persone che come la Englaro finiscono la loro esistenza quando la mente finisce di pensare. È per questo che datato la morte della ragazza con i numeri e il nome del mese in cui subito dopo l’incidente ella finì di pensare.

    Gli esseri umani nascono  con l’avvento del pensiero e muoiono quando il pensiero finisce di essere. Ciò che rimane poi è solo un corpo che abbiamo amato e da cui ci dobbiamo separare. Solo così quello che era realtà corporea fusa con la realtà umana diverrà memoria, e sogno.

     

    Gian Carlo Zanon

     

    Antigone (a Creonte) – Si, lo so voi non riuscite più a capirmi. Vi parlo da troppo lontano ormai, vi parlo da un luogo dove non vi è più permesso entrare con le vostre rughe , con la vostra ragione, la vostra pancia. Potete solo restarvene fuori seduto sulla porta come un mendicante,  a sgranocchiare quella pagnotta dura che voi dite essere vita.

     

    (…)

     

    Creonte –  Ti ordino di star zitta, adesso, hai capito?

     

    Antigone – Tu mi ordini guitto? Credi di potermi ordinare qualcosa?

     

     Jean Anouilh, Antigone

    Verrebbe da raccontare una storia. Una storia che evochi l’immagine di Antigone, la giovane che si ribella alle leggi inique di Creonte. Antigone copre di terra il corpo morto del fratello, Polinice, che il tiranno Creonte vuole lasciare insepolto, in pasto ai cani. La fanciulla di Tebe accetta la morte; ha accompagnato con la sorella, Ismene, il padre, Edipo, all’estrema dimora, a Colono, nel sacro bosco delle Eumenidi; non può accettare una legge ad personam del tiranno di Tebe che vuole solo dimostrare che le sue istanze, anche le più perverse, devono esse rispettate, perché, solo in questo modo, può certificare il suo assoluto potere.

    Antigone, sarà per quel suo nome dove sta già inscritta la propria identità umana, “colei che genera in opposizione”, non può adeguarsi alle leggi inumane volute dai tiranni.

    Lei, la ragazza, ha la propria legge interna; legge intangibile alla quale non può ribellarsi perché è tutto il suo essere, il suo daimon, la sua immagine interna più profonda che non può assolutamente tradire.

    Beppino Englaro ha affermato che non può fermare la sua lotta per poter seppellire la figlia; ha detto che anche se avesse avuto tutto il mondo contro lo avrebbe fatto comunque perché “non può andare contro se stesso”. Anouilh, nella sua versione teatrale del mito di Antigone, quando alla ragazza vengono, apparentemente e logicamente, a mancare le ragioni della ragione per quel gesto… irrazionale, che la sta portando verso la morte, le fa dire: «lo faccio per me». E il padre di Eluana Englaro rivendica quel se stesso che ha preso in sé l’immagine della figlia, la quale certamente si ribellava al delirio metafisico della cultura, certamente non pensava che un dio, creato nella testa degli uomini, gli avesse dato in prestito la vita, che quindi non gli apparteneva e che solo quel dio poteva decidere se riprenderla o meno, come e quando avesse voluto.

    Beppino Englaro, sedici anni fa, fu catapultato in una tragedia assurda; perché, per chi ama, appare sempre innaturale ed assurda la morte, in un incidente stradale, di una giovane donna. Difficile rassegnarsi religiosamente o, meglio, è troppo facile rassegnarsi religiosamente, fantasticando altri mondi al di là della vita.

    Per Englaro, la ribellione alla morte si trasformò in etica personale e civile. Per il padre, l’immagine della ragazza, diventava immagine di lotta senza fine contro tutti coloro che si sarebbero opposti al pensiero della figlia. Le idee, i pensieri, il rifiuto all’alienazione religiosa della figlia, divenivano l’immagine femminile del padre …Antigone. Tutto questo non significa che Beppino Englaro si sia identificato con Eluana… però sappiamo perfettamente chi sia il tiranno che si è identificato con Creonte,  il quale lascia Polinice insepolto, in pasto ai cani … chi siano i cani ….

    Si vorrebbe dire di… una storia ma si intende la storia, la vicenda di Beppino Englaro, no, non di Eluana Englaro, lei non vive più gli accidenti della storia, il suo tempo umano si è fermato quando il pensiero è finito per sempre, tanti anni fa, come ripete da tempo colui che fu suo padre.

    Gian Carlo Zanon7  febbraio 2009

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