Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.
Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.
Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.
Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta‐ come se tu vivessi ancora bella
come era.
–
francesca
23 Aprile 2014 @ 07:08
Brividi…meravigliosa .
Nunzio Scotto di Covella
24 Marzo 2015 @ 08:34
Ieri sera, ment(r)e mi allontanavo da casa ero gonfio di lacrime e mi sentivo come fossi un fiume in piena, non riuscivo a trattenere le lacrime, sembrava sanguinassi, ma, fondamentalmente, seppur commosso e scosso da chissà quali “venti o marosi interiori”, forse lacerato da livori, calmo. Cerco rifugio, nella poesia, cercando nelle parole, in quel suono di voce che carezza e non ci aliena dalla nostra umanità più profonda. La mia è “pura retorica”!? Non credo, perchè onestamente non ho alcun potere pubblico o privato. Posso vagitare ed attraverso il movimento delle mani creare “la linea del tempo” che diventa spazio bianco non più arginabile: “infinito”, non perchè vago, ma perchè “non finito”.